Il grande nemico di Hillary Clinton.

Nonostante sia la più osannata dai media, fatica a decollare.

Non è l’email-gate, e nemmeno la destabilizzazione del Medio Oriente.
Non i finanziamenti sospetti e nemmeno la crisi libica.
Il più grande nemico di Hillary Clinton è l’antipatia.
Già, proprio lei.
Un popolo che non ha avuto problemi nel superare i tradimenti e le bugie Bill Clinton, le guerre di George Bush, i tentennamenti in politica estera di Obama,proprio non riesce a farsi piacere lei, la grande favorita dall’establishment, la più amata dai media nazionali e non.
Eppure Hillary ha tutte le carte in regola per piacere: grande esperienza in politica, prima come senatrice e poi come segretaria di stato, fama di moglie in grado di perdonare il marito fedifrago, first lady e mamma inappuntabile , donna di polso e, cosa non trascurabile, appartenente al gentil sesso.
Una sua vittoria porterebbe per la prima volta una donna nel centro del potere del Mondo per antonomasia. Per gli amanti della democrazia un enorme successo, in grado di dimostrare la tanto agognata parità dei sessi, dopo aver tastato l’uguaglianza, almeno politica, dei neri con i bianchi seguita alla vittoria di Obama.
Eppure.

Eppure Trump è lì lì nei sondaggi.
Trump il razzista. Trump il goffo.
Trump sulla cui candidatura nessuno avrebbe scommesso un Euro.
Meglio, un verdone.

Alla base di questa scarsa empatia con l’elettorato vi sono varie ragioni: per molti paga la sua aria troppo seria, “da secchiona”, tutto il contrario di quella scanzonata e rubiconda del marito Bill.
Altri la considerano arrivista, calcolatrice, cinica, fredda, poco emotiva. Non in grado di far emozionare, e per un popolo come quello americano, che ama il mondo del cinema, trasformando ogni cosa in uno show, la difficoltà nel far trasparire le proprie emozioni è un handicap bello pesante.
Hillary non ha la battuta sempre pronta in stile George Bush e non gioca a basket come Obama.
Insomma, sembra mancarle quella scintilla in grado di scaldare il cuore degli americani, quella capacità di far crescere le speranze tra i suoi cittadini.

Inoltre la Clinton è in politica dal 1993, ventitré anni in cui svolge ruoli di primissimo piano sulla scena americana: prima come first lady, poi come senatrice democratica e infine come Segretario di Stato.
Per molti rappresenta l’incarnazione del politico di professione: una colpa gravissima in un periodo come il nostro fatto di antipolitica e voti di protesta. Insomma, non può certo definirsi “il nuovo che avanza”.

Ci sono, poi, alcuni movimenti femministi che ne hanno una cattiva impressione perché la considerano “la moglie di Bill”, una che si trova lì dov’è grazie al fatto d’esser diventata first lady.

Tutte colpe, queste, che pagò a caro prezzo nel 2008 quando fu sconfitta alla corsa verso candidatura democratica da un giovane deputato dell’Ohio.
Il resto della storia lo conosciamo.


Altre ombre.
Come accennavo, sarebbe sciocco ridurre i suoi limiti a questa scarsa empatia.

La Clinton, durante i suoi lunghi anni al potere, ha accumulato una serie di errori macroscopici che solo parzialmente sono affiorati.
Il più recente riguarda lo scandalo email-gate, in cui l’ex Segretario di Stato avrebbe usato la mail personale per scambiare documenti riservatissimi relativi la sicurezza nazionale e il rapporto con altri Stati.
Le e-mail sono state violate e diffuse, creando scandali e disagio negli Usa.
L’FBI, in merito, ha dato appena un buffetto alla candidata democratica limitandosi ad affermare che si tratta di un comportamento «estremamente negligente quello di utilizzare indirizzo e-mail e server privati durante il suo mandato da segretario di Stato, ma non di un reato».

L’altra grande colpa che le si muove è quella di aver destabilizzato il Medio Oriente, invadendo l’Iraq e cercando di ribaltare Assad in Siria: in generale, ogni nemico di Israele è stato ostracizzato, diventando a sua volta nemico Usa.
Deprecabile anche la sua azione in Libia, quando fece di tutto per buttar giù Gheddafi dando via libera all’avanzata di Al Qaeda e rompendo gli argini dell’immigrazione sfrenata verso l’Europa che il dittatore libico era riuscito a imporre.

Anche i suoi finanziatori paiono suscitare più di un dubbio: George Soros, noto speculatore e tra i trenta uomini più ricchi del Pianeta, ha donato oltre otto milioni di euro al suo comitato elettorale, e anche Goldman Sachs figura tra i suoi più grandi finanziatori.
La Clinton si pensa abbia raccolto, attraverso discorsi politici a pagamento organizzati da banche e istituzioni finanziarie, oltre 4 milioni di dollari.

Questi, sono solo alcune delle ombre legate alla sua persona.
Ma si sa, la memoria dell’elettore medio è piuttosto breve.
Le promesse valgono il tempo di essere pronunciate e le malefatte sono presto superate.
L’antipatia, purtroppo per lei, no.

 

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Articolo pubblicato il 05/08/2016