Appendino: primo mese al timone di Torino.

Considerazioni sui primi passi della neo sindaca pentastellata.

L’autore dell’articolo fa una doverosa premessa: giudicare l’operato di un sindaco dopo appena un mese è del tutto errato. Se poi, tale sindaco, eredita un’amministrazione che negli ultimi ventitre anni si è tinta di rosso, ed è una neofita del mestiere, ogni analisi pare fuori luogo. Tuttavia, il giornalista in causa, colto da un’insaziabile curiosità e un latente interesse verso quelli che sono i problemi cittadini, ha deciso di azzardare un sommario e assolutamente prematuro giudizio sulla nuova sindaca di Torino, Chiara Appendino.

Partiamo dall’inizio: la neo sindaca, a differenza della collega romana Virginia Raggi, ha avuto un impatto molto più in discesa per ciò che riguarda il suo insediamento a Palazzo Civico.
Prima ancora di sapere del trionfo elettorale, aveva la formazione della giunta completata per nove undicesimi. Essa appare in linea con quanto promesso in campagna elettorale: un Commercialista al Bilancio,un Architetto all’Urbanistica, uno sportivo allo Sport e così via.
Fare ciò non è stato molto complicato: il Movimento 5 stelle piemontese è molto legato alla Appendino, e Chiara sembra unire nella sua figura le varie correnti locali; non proprio come accade a Roma, molto più simile a una polveriera, dove ciascun esponente di spicco vuole piazzare un suo uomo.

Per ciò che riguarda l’opposizione, essa si è presentata di lotta, senza però eccessive tensioni: Forza Italia sta ancora facendo i conti con la clamorosa debacle che ha portato Osvaldo Napoli a prendere il 4 % dei voti; il Centrosinistra, scioccato dalla beffa elettorale, pare più rivolto a leccarsi le ferite che non a colpire la nuova giunta, mentre Roberto Rosso è entrato nella maggioranza ingrossandone le file e il potere.

L’Appendino, dal canto suo, si è mossa con cautela: poche dichiarazioni roboanti –salvo quella a poche ore dalla vittoria sullo stipendio di Profumo- e vicinanza alle istituzioni, di cui lei ora fa parte a pieno titolo.  
Per ciò che riguarda il Progetto per il Parco della Salute, per cui il governo ha destinato 250 milioni di Euro, la sindaca, pur non essendone entusiasta,  ha dimostrato di saper temporeggiare, ben conscia del fatto che un rifiuto al progetto (e ai fondi) la farebbe precipitare in un vespaio di polemiche.
Anche sul Salone del libro, cui recentemente si è abbattuta la bufera giudiziaria e la possibilità che gli editori possano spostare la fiera a Milano, ha cercato di tenere il punto: per fare ciò si è creata un’insolita alleanza con il Presidente della Regione Chiamparino, cosa inaudita fino a poco tempo fa.
Insomma, per entrare nel cuore dei cittadini torinesi e sconfiggere la diffidenza di alcuni, Chiara Appendino sembra volersi affidare a una rivoluzione pacifica: una strategia che porterà dei risultati tra i moderati, mentre lascerà qualche perplessità verso chi si aspettava tagli di gola di robesperriana memoria, in senso figurato, ovviamente.

Due nubi sembrano poter oscurare tutta questa serenità: la prima, legata a un ambiente a lei molto vicino, ossia quello dei No Tav. Ai contestatori che da anni si battono in Val di Susa non sono piaciute le frasi di solidarietà alle Forze dell’Ordine pronunciate dalla neo sindaca in occasione del Primo consiglio comunale.
“Come gli altri” è già stata definita dai leader del movimento no Tav.

L’altra frizione che potrebbero degenerare è il rapporto con la Curia: la delega alle politiche per le famiglie (anziché per la famiglia) istituita in giunta le è costata la reprimenda del vescovo, il quale gli ha chiesto un incontro chiarificatore. Non dev’essere andata a genio a Monsignor Nosiglia neanche la partecipazione del sindaco al corteo del Torino Pride.
Qualche giorno prima era andata alla chiusura del ramadan. In gonna. 

Alcuni poi hanno storto il naso leggendo che nel programma di governo della città di Torino ci sarebbe l’impegno dell’Amministrazione a promuovere la dieta vegana grazie alla quale, secondo la sindaca, ci sarebbero indubbi benefici per l’ambiente, la tutela degli animali e la salute.
Su quest’ultimo tema, la salute, non mi vede così d’accordo: l’uomo nasce onnivoro e evitare di proposito di nutrirsi con determinate pietanze può portare a gravi scompensi, come testimoniato da alcuni casi di bambini costretti dai genitori a fare diete poco consone, e finiti per essere ricoverati.
La rete, al solito, si è scatenata su questa “priorità” dell’amministrazione , dividendosi in contrari e favorevoli. Di una cosa sono certo: a Torino il numero di locali bio, vegani e vegetariani è costantemente in crescita;  difficile dire se si tratti di una presa di coscienza o di una moda passeggera.

Questa polemica, così come quella sul gay pride, possono essere derubricate facilmente come chiacchere da bar, in attesa di toccare temi concreti e vicini ai cittadini, quali la riduzione del consumo di suolo, attraverso varianti urbanistiche apposite, maggior verde, pulizia,sicurezza,riorganizzazione della Ztl e del trasporto pubblico, contrasto alla povertà, e incentivi alle piccole- medie imprese; da non dimenticarsi dello spinoso problema dell’occupazione delle residenze olimpiche in Via Giordano Bruno.
Problemi che, finita la luna di miele con i cittadini torinesi, porteranno la giunta  a prendere decisioni che inevitabilmente accontenteranno alcuni e scontenteranno altri; allora attendiamo con pazienza quel momento: a occhio e croce, ci attenderà un autunno molto caldo.

 

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Articolo pubblicato il 21/07/2016