Milano, le mani sul Salone del Libro.

La capitale economica vuole portare nel suo territorio la prestigiosa fiera.

Le cose belle fan gola a tutti, figuriamoci una fiera letteraria che da anni attira in città migliaia di turisti, scrittori, critici letterari, televisioni, e appassionati. Una manifestazione, quella del Salone Internazionale del Libro, che si colloca tra le realtà più solide della nostra città, con numeri da capogiro: il trend, costantemente in crescita, ci parla di una presenza di circa 300'000 unità, la prima in Europa per numero di visitatori e la seconda (dietro quella di Francoforte) per numero di espositori.

Ventotto edizioni, due “case”, la prima a Torino Esposizioni, quella attuale, ormai da vent’anni, a Torino Lingotto, mille espositori a edizione:  la forza principale del Salone è stata quella di rendere il libro un oggetto prezioso, quasi di culto, da sfogliare con interesse e fascino.
Quello che dovrebbe essere ovunque.

Si tratta di visitatori di qualità, quelli del Salone; uno dei rari momenti in cui migliaia di giovani, spesso attratti da tv e computer, si avvicinano al vetusto mondo del libro, magari riscoprendo il piacere di una sana lettura.
Gli ospiti che ogni anno si susseguono sono molti e atti a soddisfare ogni gusto: solo nell’ultima edizione si andava da Saviano a Travaglio, da Vespa a Ligabue, passando per Checco Zalone e Gramellini, con mille altri vip in qualche modo impegnati nel meraviglioso mondo della scrittura.
Ovviamente non sono mancate le grandi autorità istituzionali, come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quello del Senato, Pietro Grasso, e la Presidente della Camera Boldrini.

A interrompere questo idillio potrebbe esserci lo strappo da parte di Federcico Motta, presidente dell’Aie (associazione italiana editori), che a febbraio ha preferito abbandonare il Consiglio d’Amministrazione  del Salone del Libro con l’idea di creare un progetto analogo all’ombra della madonnina.

La stessa Fiera Milano, società che si occupa di gestire grandissimi eventi, avrebbe già contattato l’Aie per riprodurre qualcosa di simile nel capoluogo lombardo.
Questo costituirebbe un grosso problema per la nostra città: duplicare un evento porterebbe a minor interesse a livello nazionale, dividerebbe la presenza di artisti e lettori, toglierebbe all’evento quell’aurea di unicità cui ora si contraddistingue, e darebbe ancora più prestigio a Milano, già città-chiave in termini economici e dell’innovazione, pronta ad assicurarsi anche lo scettro di città culturale.
Il rischio di creare lo stesso disguido presente nel campo del cinema, in cui una nazione piuttosto debole in quell’ambito si permette due rassegne cinematografiche sovrapponibili, a Venezia e a Roma, è molto forte.
Come in quel caso, la contesa degli ospiti e degli eventi porterebbe a un abbassamento generale della qualità che ora è presente in abbondanza tra gli spazi del Lingotto Fiere.

La reazione delle autorità torinesi non si è fatta attendere: l’ex sindaco Fassino, all’interno dell’assemblea del Pd, ha lanciato un grido d’allarme contro lo scippo; non si è fatto trovare impreparato il Ministro della Cultura Franceschini, che ha cercato di tranquillizzare tutti confermando l’impegno da parte del Governo L'intenzione è di investire sul Salone e di rafforzarlo per quello che già è da anni, come punto di riferimento nazionale. Rispetto ovviamente l'autonomia degli editori ma sarebbe davvero utile che anche l'Aie convergesse su questa scelta”.

Un’alzata di scudi, quella atta a difendere l’unicità dell’evento, trasversale, che ha visto per una volta uniti sia il Partito Democratico che il movimento 5 Stelle.
Chiamparino, Presidente della Regione, fa leva sull’esperienza, il know-how, il consolidamento che in trent’anni si sarebbe radicato nel territorio torinese, concedendosi anche una battuta sui concorrenti “
Diciamo poi che lo skyline del Lingotto è migliore di quello di Rho”.
Anche il neo sindaco Chiara Appendino ha chiarito "Siamo contenti che il ministero dei Beni e delle attività culturali e il Miur siano al nostro fianco insieme alla Regione, a Banca Intesa San Paolo e all'Aie affinché il Salone del Libro resti a Torino", proponendo con la massima urgenza un incontro tra le parti, inclusi gli editori.

E’ notizia di queste ore, inoltre, che sono state arrestate quattro persone per turbativa d’asta: l’accusa riguarda la concessione dell’organizzazione del salone del Libro per il triennio 2015-2018. Secondo gli inquirenti un funzionario della Fondazione del Libro, componente della Commissione giudicatrice, veicolava all'esterno informazioni coperte da segreto così da permettere a Gl Events spa di modulare la propria partecipazione alle varie fasi della gara a seconda delle informazioni ricevute e di contattare uno degli altri partecipanti per concordare la sua uscita di scena.
A finire in manette, tra gli altri, un dirigente di Lingotto Fiere e uno di Bologna Fiere, oltre al Direttore Generale di Lingotto fiere, Regis Faure.

Non certo una bella storia, per una fiera che vive di racconti e che, speriamo con tutto il cuore, restino ad aleggiare ancora una volta all’ombra della Mole.

 

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Articolo pubblicato il 12/07/2016