Italicum: un altro giro di valzer per rimanere in pista.

Dopo oltre un anno e mezzo la legge elettorale torna in discussione alla Camera.

In queste ore – da venerdì 1 luglio- entra ufficialmente in vigore la celebre e tanto discussa legge elettorale.
L’Italicum, fortemente voluto dal premier Renzi, è stato discusso oltre un anno e mezzo fa e nasce con l’obiettivo, sempre secondo il primo ministro , di garantire stabilità e governabilità al nostro Paese.

Si tratta di un sistema proporzionale a doppio turno a correzione maggioritaria: vengono affidati 340 seggi alla lista che raggiunge il 40% dei consensi; qualora ciò non si verificasse al primo turno, si procederebbe a un ballottaggio tra le prime due liste, la cui vincente si assicurerebbe i 340 seggi.
La particolarità sta nel fatto che a essere premiata non è la coalizione, ma la lista: lo scopo è quello di evitare ammucchiate multicolor dall’improbabile tenuta: basta chiedere a un Prodi qualsiasi, per anni tenuto sotto ostaggio dalle percentuali minime ma decisive apportate da Mastella o Bertinotti.
Sempre per questa ragione è stata apportata una soglia di sbarramento per i partiti al 3%.
Alfano proprio non ha gradito.

La novità di queste ultime ore è che a un anno e mezzo dalla chiusura della discussione è stata accolta una mozione da parte di alcuni esponenti di Sinistra Italiana per modificare la legge nei suoi (probabili) vizi di incostituzionalità.
Vizi che, peraltro, non erano assolutamente stati rilevati dalla maggioranza al momento della discussione in Parlamento.
La legge, dunque, nata sbagliata, tornerà alla Camera a Settembre.

Nulla di male.
Certo, le motivazioni ufficiali di questa ritirata sono, appunto, quelle di limarla nei suoi temi più contorti, evitando che la Corte Costituzionale cassi la legge a posteriori, come è avvenuto per il “porcellum”, di calderoniana memoria.
Tuttavia, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.
E allora, come non dubitare che questa mozione sia solo un pretesto per ridiscutere tutti insieme una legge che sta diventando pericolosa per il Partito Democratico?
Pare infatti, che dalle parti di via del Nazareno, dopo le batoste prese a Roma e Torino, ci si stia rendendo conto che un premio di maggioranza così ampio per la lista e non per la coalizione sia un assist perfetto per il Movimento 5 stelle, che di natura non è portato a unioni.

Inoltre la legge, così com’è, prevede un ballottaggio se le liste non dovessero raggiungere al primo turno il 40% dei voti.
Attualmente, sondaggi alla mano, nessuna forza politica è in grado di toccare quella soglia, tuttavia si è visto, anche durante l’ultima tornata amministrativa, che chi ha votato al primo turno a destra è più propenso al secondo, in assenza del proprio schieramento, ad appoggiare il Movimento 5 Stelle, piuttosto che la sinistra.
E viceversa.
Insomma, il Movimento di Grillo pare il più attrattivo.

Il tanto decantato Italicum si sta trasformando, agli occhi di Renzi, più in un boomerang che in un volano, come l’aveva definito in una delle sue interviste.
E così, per evitare che il figlio uccida il padre,  potrebbe esserci un nuovo avvicinamento tra il partito Democratico e il Centrodestra: non è un mistero che il sogno di Berlusconi sia quello di creare una coalizione di governo con la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Così com’è strutturato, l’italicum sfavorirebbe il progetto del Cavaliere, ma dovesse esserci un accordo atto a garantire il premio alla coalizione e non più alla sola lista, le chance del Centrodestra di tornare a guidare il Paese tornerebbero a salire  prepotentemente.
A questo compromesso guardano con interesse anche i partiti più piccoli, ora virtualmente cancellati dallo scacchiere politico, ma in caso di cambio della legge, di nuovo utili e “coalizzabili”.

Inoltre, un compromesso sulla legge elettorale potrebbe garantire a Renzi maggior serenità per il referendum di Ottobre: alcuni partiti che ora sono schierati per il No potrebbero ammorbidire le loro posizioni in cambio di condizioni migliori, e lo stesso Premier fiorentino pare essersi accorto che giocare a fare il bullo contro tutti è una strategia che non paga.
Ancora una volta, Torino e Roma siano da esempio.

E il M5S? Loro che l’avevano tanto osteggiata, che avevano tacciato Renzi d’ambire a diventare un ducetto, paiono smorzare i toni.
Certo, per coerenza non possono dirsi favorevoli al mantenimento della stessa legge, tuttavia l’idea di trovarsi inaspettatamente un regalo tra le mani, non gli dispiace affatto.
L’intenzione è quella di non buttarlo via.
Luigi Di Maio ha già detto che non è questa la priorità del Paese, invitando il Governo a pensare a altro, e lo stesso Scanzi, giornalista molto vicino alle posizioni del M5S, ha già messo in guardia tutti i sostenitori pentastellati sul teatrino a cui assisteremo nei prossimi mesi.

Staremo a vedere,anche perché la musica sta cambiando, e il ballerino deve fare in fretta ad adeguarsi se non vuole accomodarsi a bordo pista prima del tempo.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 02/07/2016