Torino - Salvini a Porta Palazzo: tra insulti e abbracci.

Di Salvini si può dire tutto, tranne che sia stupido. Marco Zaia per "Civico20"

Questo ho pensato una volta letto il luogo dell’appuntamento tra Alberto Morano, candidato sindaco di Torino per Lega- Fratelli d’Italia, e il leader leghista.
Infatti Salvini per sostenere la candidatura di Morano non si limita a scegliere una sede di partito, o una via centrale della Crocetta. No, scegli di andare nel cuore pulsante della città.
Porta Palazzo.
Lì dove ogni giorno decine di persone si riversano per acquistare ciò che metteranno sulla tavola, lì dove la concentrazione di immigrazione è più elevata, lì dove piccoli commercianti e venditori cercano di sbarcare il lunario, lì dove si concentra il popolo non certo avvezzo ai lussi, lì dove delinquenza e scippi sono all’ordine del giorno.
Ecco, proprio lì Salvini decide di toccare il capoluogo piemontese, dopo aver lambito altre cittadine limitrofe dove di voterà domenica prossima, come San Mauro e Pianezza.

L’appuntamento con il leader leghista è alle tre e mezza davanti all’orologio del mercato: ad aspettarlo una cinquantina di simpatizzanti, alcuni giornalisti, le telecamere di Rai 3, il candidato sindaco, e un combattivo Borghezio.
Non mancano, come sempre, i centri sociali:  una ventina di ragazzi sorreggono un lenzuolo con scritte offensive contro Salvini; sono ben controllati dal cordone della Polizia. Proprio la massiccia presenza delle Forze dell’Ordine, mi stupisce: ci sono camionette ovunque, alcuni in borghese, altri con mitra e manganelli ben in vista.
Dalle radioline si sente gracchiare -“sta arrivando da corso Regina.”

L’arrivo è da rockstar: Salvini scende da una delle tre auto blindate con una polo verde e viene subito assalito dai sostenitori e cronisti.
Da vicino sembra più alto e magro di come lo si vede (spesso, troppo spesso) in tv: dispensa saluti, abbracci e selfie.
Subito concede un’intervista all’inviato del tg3: i contenuti sono i soliti, l’emergenza migranti, la difficile accoglienza, il problema microcriminalità. Proprio in quel momento iniziano a piovere alcuni pomodori e delle  bottigliette d’acqua dall’altra parte della strada: mittenti, manco a dirlo, alcuni ragazzi dei centri sociali.
La scorta gli consiglia di entrare al mercato, lui fa un gesto come a dire “con calma”, si volta verso chi urla e gli manda dei baci simbolici.
Poi li liquida scherzandoci su “c’avranno 18 anni, staranno preparando la maturità..”
I centri sociali hanno sempre avuto il merito di farmi stare simpatico chi contestano.

C’è tempo anche per una battuta sul caso Trump (il candidato repubblicano avrebbe dichiarato di non averlo mai incontrato, ndr): “sarà che ero con giacca e cravatta e non mi ha riconosciuto” chiude il discorso il segretario leghista.

Salvini, sempre circondato da fotografi e fan, entra finalmente nel mercato coperto: se il consenso fosse valutato dalle reazioni degli esercenti presenti penserei che la Lega possa prendere il 90% alle prossime elezioni. I vari commercianti stringono le mani al leader leghista, gli fan foto, lo incoraggiano a continuare.
Lui si ferma da tutti: prende in mano due salami e scherza “Così la Brambilla è contenta”, incontra un macellaio di 65 anni, e anche qui lo saluta ironico “stando alla legge Fornero, ci vediamo sempre qui tra 65 anni”, entra in un bar in cui gli offrono spumante e pizzette.
Lui pare gradire.

Anche i numerosi esercenti stranieri, rumeni e arabi, salutano con piacere il leader leghista, contestato solo da una vecchina all’uscita del mercato: si sfogano tutti delle tasse troppo alte, della zona sporca e malavitosa e degli sprechi della politica. Lui si informa, chiede a tutti cosa fare per migliorare e continua a stringere mani.
Osservato da vicino sembra avere una certa empatia con le persone: quanto sia costruito e quanto reale non mi è possibile saperlo.

Comminando di fianco a Borghezio riesco a raccogliere una confidenza: parlando con un militante lo sento affermare scoraggiato “Qui purtroppo è andata …(..) sarà stato mal consigliato, poi con la stampa così schifosamente schierata..”. Difficile capire a chi si riferisse il vecchio leader della lega piemontese: forse a chi ha deciso di presentarsi divisi a Torino, forse proprio a Salvini.

La folla di persone, che nel frattempo si è ingrandita, raccogliendo curiosi e acquirenti, si disperde usciti dal mercato.
Salvini sale sull’auto blu e si dirige nella vicina Via Garibaldi.
Da lì parlerà per pochi minuti ai sostenitori sopra un palco improvvisato: in sottofondo ci sono sempre loro, i centri sociali, con i loro cori e fischi. Restano bloccati dalla Polizia in via Porta Palatina.
I sostenitori leghisti provano a rispondere ai cori: ne vengono fuori una serie di insulti non riportabili.

A Salvini non sembrano dispiacere queste contestazione, e da lupo navigato qual è accusa che Torino deve cambiare già solo per questo. “Non è possibile che per incontrarsi tra gente normale a metà pomeriggio si debbano scomodare centinaia di agenti.”
Il tono degli insulti aumenta.
Promette che rimarrà di fianco a Porta Palazzo, il Moi, Via Garibaldi e i torinesi.
Indica la più scalmanata delle manifestanti invitandola ad andare a lavorare, frase che gli garantirà un discreto boato.
Saluta tutti, firma un paio di copie del suo libro, e si dirige verso la scorta.
Inizia a piovere.

Sono senza ombrello, decido di disperdermi tra la folla del centro che curiosamente si era fermata in seguito all’enorme dispiegamento di Polizia.
Rifletto sul concetto di democrazia che molti signori dei centri sociali hanno.
Completamente rivedibile.
Rifletto sul comizio. Per la prima volta mi viene in mente Morano.
Completamente oscurato dall’ingombrante presenza del leader leghista, è passato inosservato.
Non credo abbia raccolto mezzo voto da tutto questo trambusto.


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Articolo pubblicato il 02/06/2016