……. e se l’avversario più pericoloso Renzi ce lo avesse in casa?

Articolo di Marco Zaia per “Civico20 News”

IERI
Torino, 12 aprile 2014. Ricordo la giornata di sole, primaverile, con il Palaisozaki gremito e una strana aria di euforia al suo interno. Quella era la prima tappa della campagna elettorale che avrebbe portato il neo Presidente del Consiglio Renzi a toccare tutta la penisola in vista delle elezioni europee che si sarebbero svolte, trionfalmente per il PD, nel maggio seguente.

Di quel giorno mi rimase impresso nella mente la parlantina di Luca Lotti, ora sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, la monoespressività  della Moretti, ma soprattutto i toni semplici e bonari di un uomo corpulento, che non riconobbi subito, ma che poi si presentò come il sindaco di Bari, Michele Emiliano.

Tra Renzi e il Sindaco della città pugliese sembrava esserci una profonda stima reciproca, e nonostante ciò fosse accentuato dalla missione comune di spingere il partito nella volata elettorale, tuttavia pareva fosse reale l’empatia tra i due.
La giornata si concluse col solito bagno di folla del novello premier, tra flash e selfie.
Erano i primi mesi da presidente del Consiglio, e la luna di miele con il popolo italiano poteva dirsi appena iniziata.

OGGI
Due anni dopo i ricordi legati a quella giornata sono totalmente sbiaditi: Renzi continua a scendere negli indici di gradimento, Emiliano è diventato Presidente della Regione Puglia e, soprattutto, i due non si possono vedere.
L’apice della rottura è avvenuta in occasione del referendum, quando entrambi si sono beccati con toni asprissimi , sia prima che dopo la consultazione. In particolare, Emiliano, non gradendo la linea astensionista di Renzi, ha marchiato lo stesso come “la parte peggiore della nostra storia (..) aveva dichiarato di combattere le lobby, mentre ora lotta e si schiera con loro” .

Il Premier, d’altro canto, appena saputo del naufragio del referendum, ha attaccato il Presidente della Puglia accusandolo di aver promosso il quesito per scopi personali, rimarcando la consapevolezza di aver salvato posti di lavoro e “brindando idealmente con gli operai e i tecnici delle piattaforme”.
Lo stesso Emiliano ha risposto piccato facendo notare come i 14 milioni di elettori che si son recati alle urne fossero più dei voti presi dal partito alle europee.
Insomma, lo scontro è stato molto duro, e sarebbe riduttivo circoscrivere la rottura alle questione “trivelle”.

VECCHIE RUGGINI
Tra i due è tempo che non scorre buon sangue.
Emiliano ha più volte bacchettato il lavoro di Renzi, e la sua propensione a scavalcare il parere delle Regioni rispetto agli interessi del governo, e in una recente intervista a Telese per Libero ha confessato come non si senta con Renzi da quando è entrato in carica come Governatore della Regione, ossia quasi un anno.

Come non ricordare, poi, le critiche mosse dallo stesso Emiliano nei confronti della “Buona scuola” e delle politiche economiche di Renzi nel Sud Italia, considerate troppo deboli e poco convincenti.
Persino l’assenza del Premier all’apertura della Fiera del Levante del 2015 , accorso in gran fretta a New York per assistere alla finale degli Us Open tutta italiana Pennetta-Vinci, aveva fatto storcere il naso al ruspante presidente pugliese.

Un altro tema di scontro, che Renzi  non gradì, fu il tentativo di Emiliano, appena eletto Presidente della Puglia, di introdurre nella sua giunta alcuni esponenti 5 Stelle:il progetto poi fallì, ma la mossa non andò a genio al premier toscano, il quale non ha mai mostrato grande interesse verso alleanze in quella direzione.

Tra i motivi da annoverare a questa antipatia vi sono senz’altro quelli caratteriali: l’impressione è che Emiliano, uomo con un’importante carriera politica alle spalle e diretto per natura, non sopporti il comportamento sprezzante e troppe volte arrogante che Renzi ha mostrato di tenere nei confronti di tutti coloro che si oppongono ai suoi piani.

Ci si chiede se dietro tutte queste provocazioni e spaccature non ci sia la reale volontà, da parte di Emiliano, di ambire a qualcosa di più, magari a diventare il leader di un partito  sempre più appiattito sulla linea renziana.
Lo stesso Emiliano, per indole, è considerato un vero capopopolo, un uomo forte e schietto capace di racimolare moltissimi consensi al Sud, come mostrava la sua costante presenza ai vertici delle classifiche come sindaco più amato quando governava  Bari.

Inoltre, tra le fila del Pd, c’è un vuoto da colmare lasciato dalla sparizione di leader quali D’Alema, Prodi, Veltroni e compagnia cantante che, di fatto, hanno consegnato al leader fiorentino e ai membri del celebre “giglio magico” il partito.
Lui, uomo pratico e fuori dagli schemi, sarebbe l’ideale.

Ad oggi è difficile dire se queste scintille sono dovute a un preciso disegno di Emiliano o per ragioni squisitamente ambientali, tuttavia non sembra che egli abbia la diplomazia e, passatemi il termine, l’ipocrisia che regna in certi ambienti romani. L’ex magistrato, infatti, non pare tipo da accordicchi, #staisereno, e frasi di circostanza, e proprio questo potrebbe penalizzarlo di fronte a un’eventuale avanzata politica.
Questa sincerità e pragmaticità, però, lo portano a essere apprezzato anche da elettori lontani dal suo schieramento politico e da molti leader di centrodestra.

In un recente incontro a Vinitaly è stato interessante vedere il  reciproco rispetto che il Presidente della Regione Puglia e quello del Veneto Zaia hanno mostrato di avere. Provenienti da partiti e storie politiche diversissime, hanno evidenziato di possedere un’ottima intesa, probabilmente sulla base del vino da esportare, e, perché no, sull’antipatia verso il decisionista fiorentino.

 

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Articolo pubblicato il 22/04/2016