Gli ultimi briganti delle Alpi. I fratelli Baudissard da disertori della “Grande Guerra” a ribelli della montagna

Il libro di Roberto Gremmo ricostruisce le “imprese” di Alessandro Baudissard, che disertò e imperversò, con la complicità dei fratelli, in Val Chisone, nelle Valli di Lanzo e nel Canavese, tanto da essere considerato l’ultimo leggendario brigante delle Alpi

Alessandro Baudissard nasce nel 1892 da una famiglia di contadini, in alta Val Chisone, a Mentoulles, oggi frazione del comune di Fenestrelle. Nel settembre 1912 va a fare il soldato, è assegnato al 3° reggimento Alpini e partecipa alla guerra di Libia. Qui rimane per più di due anni e ottiene il grado di Caporale. Nel 1915 torna in Italia e combatte al fronte nella Prima Guerra Mondiale. Viene però inviato per malattia all’Ospedale militare di Torino poi in licenza di convalescenza. In questo periodo ruba una bicicletta ed è condannato a cinque mesi di reclusione. Scontata la pena, viene rispedito all’Ospedale militare, da cui diserta nel maggio del 1917 per iniziare una carriera senza futuro di brigante di strada.

Baudissard inizialmente si rifugia sulle montagne della Val Chisone e, affiancato dai fratelli anch’essi disertori, semina il terrore nelle vallate piemontesi, col beffardo nomignolo di “Cadorna”. Passa poi in Francia, dove è accusato dell’assassinio di un sacerdote. Si sposta nelle Valli di Lanzo e in Canavese, dove si maschera da guaritore e da gentiluomo, pur continuando ad assaltare nottetempo le cascine più isolate. Il 30 maggio 1920, a Rivara, è intercettato dai Carabinieri che lo catturano. Processato alla Corte d’Assise di Torino, è condannato all’ergastolo (1923).

Queste vicende sono esposte nel libro in modo assai dettagliato da Roberto Gremmo che, con grande simpatia, considera Baudissard insieme ai suoi fratelli. Così li definisce: «… i fratelli Baudissard furono a pieno titolo gli ultimi briganti delle Alpi; ‘resistenti’ del mondo di vinti.

Senza neanche saperlo».

Gremmo, che ha sempre considerato con profondo senso critico la “mitologia” della Prima Guerra Mondiale, insiste sullo spirito antimilitarista della diserzione di Alessandro Baudissard, nel maggio 1917. La ricollega ai moti di Torino di quell’anno, considerati in una corposa nota che rappresenta un valore aggiunto del libro. Scrive Gremmo: «A spingerlo a togliersi le mostrine militari furono probabilmente le stesse ragioni che avrebbero scatenato dopo qualche settimana le proteste popolari torinesi di agosto del 1917 quando il proletariato della città scese tutto unito e con estrema decisione in piazza, ribellandosi al massacro ed agli orrori della guerra».

Molto interessanti anche le valutazioni di Gremmo sul “mito” di Baudissard, che aveva tutte le caratteristiche per diventare nella cultura delle popolazioni delle aree dove aveva agito un “brigante popolare” cioè una sorta di Robin Hood.

Baudissard, secondo la condivisibile analisi di Gremmo, era giunto «… ad un passo dal mito e non vi entrò solo perché negli anni della sua epopea stava trionfando la normalizzazione fascista che non poteva tollerare neanche lontanamente il culto d’un ribelle e d’un deviante sociale».

Altri aspetti del mito di Baudissard sono il suggestivo ritratto, con la definizione di “ultimo bandito romantico”, pubblicato nel 1923 su “La Stampa” dal celebre giornalista e scrittore Arrigo Cajumi e i due albi a fumetti del disegnatore Quebeuls, intitolati “Croquignard”, pubblicati nel 2010 in Francia.

 

Roberto Gremmo

Gli ultimi briganti delle Alpi. I fratelli Baudissard da disertori della “Grande Guerra” a ribelli della montagna

Storia Ribelle, Biella, 2015 - € 20:00

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Articolo pubblicato il 09/11/2015