Patria e lavoro

La bella Italia sognata da Filippo Corridoni. Un libro ricorda il sindacalista e militare italiano a cent’anni dalla morte

Filippo Corridoni (Pausula, 19 agosto 1887San Martino del Carso, 23 ottobre 1915),  potrebbe essere definito un extra terrestre che già ai suoi tempi navigava su acque anticonformiste tanto da essere bandiera di tutti e di nessuno.

Lo ricorda l’iniziativa editoriale de I libri del Borghese per volontà di Mario Bozzi Sentieri che ritorna a parlare del personaggio con il libro Filippo Corridoni - Sindacalismo e interventismo Patria e lavoro.

L’operazione di memoria storica di Bozzi Sentieri merita un’attenzione particolare, perché restituisce un protagonista fuori dal comune, all’immaginario collettivo.

L’autore coglie gli aspetti più importanti della vita, straordinaria, di un Italiano con la I maiuscola capace di elevarsi a cittadino di un mondo, una Patria, che spiritualmente non può conoscere confini.

Corridoni, tanto per cominciare, non appartiene a chi lo rivendica, ma al buon senso.

Corridoni non era un piazzista alla ricerca di facili consensi nemmeno quando vestiva i panni del sindacalista.

Anzi, come ricorda Bozzi Sentieri, quando decise di partecipare al primo conflitto mondiale, subito dopo i fatti di Sarajevo si scagliò contro il popolo, “quel popolo che deve finirla con il comodo sistema di addossare tutte le responsabilità dei fatti storici ai gruppi dirigenti. Il popolo ha pure la sua parte di responsabilità, almeno fino a quando non abbia fatto sentire il suo dissenso in maniera evidente e vigorosa“.

Certo Corridoni disprezzava la classe dirigente e politica che governava in Italia ai suoi tempi, ma la sua rivoluzione non era quella dei “politicanti obliqui, dei dottrinari aridi, dei demagoghi senza scrupoli, ma incarnava l’istinto profondo di rinnovamento di questo popolo, giovane di tutto il sentimento ed insieme antico di tutte le esperienze e di tutte le sofferte delusioni verso un maggiore, un più ampio respiro di vita.

Enfatizzava l’impeto di un’ascesa, la espressione del cervello e del cuore, non del ventre, dell’odio e dell’invidia, la rivoluzione costruttiva che crea e non quella distruttiva che annienta, la rivoluzione che sbocca alla guerra, non quella che si ricovera negli antri  della neutralità”.

Parole che non possono restare circoscritte ai tempi vissuti da Corridoni.

Degli scritti di Corridoni il libro è qualitativamente pieno. Come si deve ad un saggio che punta ad informare senza la presunzione di convincere il lettore. Insomma, è un favore fatto a chi vuole sapere, per emanciparsi.

Allo scrittore va anche il merito di prendere posizione intellettuale quando ci si trova di fronte a questioni che interessano la figura di Corridoni.

Centrale quindi il paragrafo dedicato alla risposta alla domanda “oggi a chi appartiene Corridoni”?

Un ragionamento condivisibile, come il posizionare l’accento su uno dei caratteri peculiari del pensiero corridoniano. La voglia di coscienza di classe del proletariato, che mai si realizzerà, anche negli anni successivi alla morte di Corridoni. “Pane, si, ma anche idee, anche educazione. Bisogni fisiologici, si, ma anche spirituali, culturali”.

Il proletariato non è classe finché non ha una coscienza di classe, e quella non si acquista finché l’organizzazione non si allargherà ad altre battaglie oltre a quelle del salario e dell’orario”.

Una lezione di vita, non di politica o di sindacalismo o di economia, che consegna l’uomo al futuro quale esempio di estrema attualità.

Per sempre. Prima di aderire a qualsivoglia pensiero bisogna essere spirito. Corridoni ricordava che “non basta appartenere fisicamente ad una classe per avere una coscienza di classe”.

Solo così si eviterà che la rivoluzione venga fatta da cani arrabbiati. La rivoluzione non deve essere opera di un ventre vuoto e di uno stomaco stiracchiato, bensì di un cervello sano e fresco, che medita una vita di giustizia e di equità e che vi vuol giungere a tutti i costi, anche attraverso la violenza, ma organizzata ed intelligente”.

Infine, mi piace sottolineare lo spazio che l’autore dedica al Corridoni democratico.

Filippo Corridoni si interessò di elezioni dal punto di vista strettamente tecnico. Muovendo critiche al sistema elettorale del suo tempo e elargendo consigli per una corretta rappresentatività delle volontà popolari. Richiamando la necessità di introdurre nel sistema italiano la democrazia diretta.

Argomenti di stretta attualità. Chissà come Corridoni commenterebbe l’Italicum e le gesta renziane?

Francesco ROSSA

 

Mario Bozzi Sentieri

FILIPPO CORRIDONI

Sindacalismo e interventismo, Patria e lavoro

I libri del Borghese, Roma 2015

Pagg. 133, euro 15.00

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 18/08/2015