Brain: come se esistessero “istruzioni per l’uso”

Fonte: Osservatoriopsicologia.com

Che dopo aver visitato la mostra Brain , non si avesse comunque chiaro come utilizzare il nostro cervello (così prometteva il sottotitolo) era abbastanza scontato, ma trovare un’assenza di informazioni a mio parere fondamentali è stato  invece un po’ sconcertante.

Ma iniziamo dal principio , quando all’entrata, dopo aver scostato due tendoni che uniti riproducono i due emisferi del cervello, ci si ritrova  nella  riproduzione di una connessione neuronale. L’ambiente è buio e percorso da flussi di luce che simulano le sinapsi tra neuroni: abbastanza suggestivo per chi non ha mai studiato nulla che riguardi la neurofisiologia.

Addentrandosi nel percorso espositivo si incontrano di volta in volta varie sezioni che raccontano,  attraverso pannelli piuttosto impegnativi da leggere ed esperimenti invece interessanti  da osservare o provare in prima persona, le funzioni del cervello: quali parti si attivano quando proviamo emozioni, quando ricordiamo,  quando pensiamo , quando parliamo.

Osservare la complessità del cervello è sempre affascinante. Pensare che tutto si possa spiegare con un taglio scientifico è quanto meno  riduttivo.

Eppure  è quello che succede in questa mostra a cui hanno avuto accesso moltissime scolaresche del territorio milanese e non solo. Ragazzi che sono usciti da questa esperienza senza aver sentito né letto neanche una volta la parola psicologia, la grande assente, ormai ingiustificata in troppi contesti.

I frequentatori della mostra, quando sono andata a visitarla , erano appunto per lo più ragazzi delle elementari e della scuola media, accompagnati dai loro insegnanti e dalle guide. Anche gli addetti alla sicurezza mi hanno raccontato che solitamente quella era la composizione del pubblico: ragazzini in un’età compresa fra gli 8 e i 17 anni.

Lo sottolineo per evidenziare l’ennesima occasione persa. E mi riferisco ovviamente alla psicologia.

Quando nell’ultima sala, la mostra affronta il tema della patologia (accorpando l’emicrania alla schizofrenia, il disturbo post- traumatico da stress  al disturbo ossessivo compulsivo!) viene esplicitamente spiegato che una delle nuove frontiere sarà  la TMS (la stimolazione magnetica transcranica). Una panacea che viene  presentata come soluzione per tutto ma, ancor più grave,  per tutti indifferenziatamente.

Non un accenno all’integrazione tra diversi approcci : sappiamo che il sintomo, ad oggi, viene trattato negli ambienti scientifici più all’avanguardia come prodotto di concause di origine bio- psico-sociale.

L’uomo è ovviamente un essere complesso, con una propria storia, un proprio patrimonio genetico , un corpo e una mente (che non è il cervello!).

Questo per noi risulta scontato. Per gli organizzatori della mostra Brain mi è sembrato di no. Per tutti coloro che sono andati a visitarla, probabilmente, il problema non è neanche sussistito.

Un vero peccato.

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Articolo pubblicato il 14/03/2014