Coppia

Il segreto per vivere felici e contenti

Domenica 9 marzo leggo sulla Stampa questo interessante articolo. Confidenze e sesso: i primi risultati di una ricerca ingleseche monitorerà centinaia di migliaia di persone per 20 anniVITTORIO SABADINTI CONSIGLIAMO:REUTERS+ Matrimoni più felici per le coppie senza figli In Gran Bretagna quasi un matrimonio su due finisce ormai in un divorzio e il governo ha deciso di cercare di capire perché.

Attraverso l’«Understanding Society Project» monitorerà migliaia di famiglie e intervisterà centinaia di migliaia di persone nell’arco di circa 20 anni per avere le idee più chiare su quello che accade all’interno delle mura domestiche nel rapporto tra i coniugi e tra genitori e figli. Insieme con altri progetti del genere focalizzati sulla famiglia, come il «British Household Panel Survey», la ricerca ha già permesso di scoprire perché alcune coppie sposate sono felici e altre no. Ecco dunque le regole per fare durare a lungo un matrimonio.  

Parlare di cose belle e farle. Le coppie felici hanno cinque interazioni positive ogni una negativa. Questo vuol dire fare un complimento, ricordare un evento buffo, organizzare qualcosa di carino per il partner, limitando al massimo gli atteggiamenti critici e negativi. Le coppie alla vigilia del divorzio hanno 0,8 interazioni positive ogni una negativa, passano cioè più tempo a criticarsi che ad apprezzarsi.   Diventare amici.  Cinque ore a settimana è il tempo minimo che bisognerebbe dedicare alla conversazione e allo scambio di confidenze.

Il 70 per cento di chi è soddisfatto del proprio matrimonio pensa che il fattore più rilevante sia il grado di amicizia raggiunto con il partner.  Trovare tempo per il sesso.  Le coppie che hanno rapporti sessuali almeno due volte alla settimana sono molto più felici di quelle che rinunciano a una regolare intimità. Tra le coppie felici più stressate dal lavoro si sta diffondendo l’abitudine di programmare i giorni nei quali avere rapporti sessuali, in modo che diventino un impegno da mantenere. Condividere nuove esperienze.  

I coniugi più soddisfatti del matrimonio sono quelli che condividono spesso nuove esperienze, come cenare in un ristorante appena aperto, visitare un posto che nessuno dei due ha visto, andare a una mostra, cucinare insieme un piatto mai provato prima.   Litigare con stile.  Un buon modo per capire come sta andando il matrimonio è quello di valutare come si litiga. Le coppie felici lo fanno mantenendo un certo «sense of humor», esprimendo comunque affetto e accettando almeno in parte il punto di vista dell’altro.

I coniugi pronti per il divorzio strabuzzano gli occhi, criticano, urlano, mostrano disprezzo e si chiamano per nome.   Celebrare le buone notizie.  Quando uno dei coniugi annuncia una buona notizia che riguarda la sua vita personale o lavorativa, l’altro dovrebbe reagire con entusiasmo, fare domande, congratularsi, condividere l’esperienza e organizzare magari una piccola festa. Reagire dicendo: «Ah sì?», «Davvero?», «Puoi parlarmene dopo?» porta dritti alla separazione.  Quanto dura la felicità.  

Nelle coppie sposate la felicità si mantiene ai massimi livelli per i due anni successivi al matrimonio e torna poi ai livelli precedenti le nozze. Le coppe più felici sono quelle sposate da cinque anni o meno, che hanno conseguito a scuola almeno un diploma e nelle quali il marito lavora.   Meglio senza figli.  Ha creato qualche imbarazzo e qualche protesta il fatto che il 67 per cento degli intervistati abbia dichiarato di avere registrato un calo della felicità di coppia con la nascita di un figlio, mentre solo il 33 per cento ha detto di essersi sentito felice come o più di prima.

Le cure parentali, le notti insonni, le sveglie all’alba per portare il bambino all’asilo rovinano l’equilibrio che si era creato nella coppia, senza contare le risorse economiche necessarie a farlo crescere, che incrinano il senso di benessere che si provava prima della nascita. Ma il tasso di felicità riprende a salire mentre i figli crescono e torna quello di prima, quando diventano autonomi e finalmente, 30 anni dopo, se ne vanno da casa. 

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Articolo pubblicato il 13/03/2014