La comunicazione

Passiva, aggressiva, assertiva

Dale Canergie (1948), scrittore, osservò: "Esistono sempre tre discorsi dietro ad ognuno dei discorsi che avete fatto: quello in cui vi siete esercitati, quello che avete realmente fatto e quello che avreste voluto fare".

La letteratura è ricca di riflessioni e ricerche sul tema della comunicazione. Paul Watzlawick (1967) rappresenta senz'altro uno dei massimi studiosi di questo tema. Il modo in cui l'uomo è portato a comprendere e farsi comprendere è un tema oggetto di interesse non solo della psicologia, ma anche dell'arte, del teatro, del cinema. Credo che questo avvenga perché nel modo di comunicare delle persone esiste spesso un velo di inafferrabile enigmaticità, come una spinta ad andare oltre, verso un implicito che non può mai essere pienamente compreso.

Anche nella comunicazione più chiara ed esplicita, infatti, come lascia intendere un guru del managment, Peter Drucker, la cosa più importante è ascoltare ciò che non viene detto.

Nel nostro modo di comunicare si possono leggere contrasti, contraddizioni e bisogni che spesso cerchiamo di immergere sotto la pelle, in quanto inesprimibili.

La possibilità di comunicare in modo autentico, presuppone la capacità di riconoscere le proprie esigenze, i propri bisogni nonché i propri diritti, mantenendo al contempo, una positiva relazione con gli altri.

Quante volte, ci ritroviamo a contemplare lo scarto tra ciò che avremo pensato di dire, quel che abbiamo realmente detto e quel che avremo voluto dire. Avremo voluto dire di no, esprimere un'opinione e non lo abbiamo fatto. Abbiamo detto qualcosa che non volevamo dire, eppure è successo.

Tra i due poli della passività o dell'aggressività nella relazione sociale, si collocano stili comunicativi intermedi, tra cui quello assertivo.

Il termine “assertività” proviene dal latino asserere, in italiano “asserire” ossia affermare qualcosa con tenacia e convinzione. Essere assertivi significa mostrarsi autentici nel comunicare le proprie opinioni, assumendosene la responsabilità e al contempo rimanendo aperti ad accettare critiche costruttive.

Affinchè questo sia possibile è necessario maturare una sufficiente consapevolezza di sé, attraverso l'ascolto di ciò che accade in noi e successivamente di ciò che accade nell'altro.

Difficilmente si possono incontrare persone che mostrano la propria assertività come un tratto genetico, costituzionalmente presente. Anche questa competenza, passa attraverso fasi di dubbio e incertezza, attraverso un viaggio nelle proprie contraddizioni e limiti per giungere a nuovi passaggi maturativi. In altre parole, l'assertività è una competenza che va esercitata costantemente nelle relazioni famigliari, lavorative e sociali in senso lato, non attraverso strategie artificiose e frasi magiche e risolutive, ma attraverso un umile processo che passa attraverso la consapevolezza e l'accettazione di sé.

 

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Articolo pubblicato il 11/02/2014