La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Il denaro piovuto dal cielo - Pioggia di biglietti di banca su due giovani torinesi poco scrupolosi

Questa storia inizia a Torino, il 15 maggio 1877, sul corso San Massimo presso il Manicomio, oggi diremmo sul corso Regina Margherita nei pressi della Anagrafe Centrale.

 

Due giovani, Enrico Bellingeri, di 19 anni, e Giovanni Barberis, di 13 anni, se ne vanno insieme «badaluccando», come scrive Basilius, autore della cronaca giudiziaria pubblicata sulla «Gazzetta Piemontese» del 24 novembre 1877, mentre oggi diremmo «cazzeggiando».

 

Quando arrivano in corrispondenza della casa col numero civico 9, i due amici alzano gli occhi al secondo piano e osservano un domestico che sta stendendo degli abiti sopra un balcone: vedono così cadere ai loro piedi un bel portafoglio.

 

Giovanni Barberis, il più giovane, raccoglie l’oggetto ed ha per un momento l’onesto pensiero di riportarlo al suo legittimo proprietario, che doveva essere l’inquilino del secondo piano. Ma questo pensiero dura un istante, perché Enrico Bellingeri prende il portafogli dalle mani di Barberis e lo trascina lontano da quel luogo.

 

I due amici si recano in un luogo appartato, fanno l’inventario del portafoglio e vi trovano nientemeno che ottocento ottanta lire oltre ad alcuni biglietti da visita del loro proprietario, il commendator Carlo Pompeo Anselmo Burnod, generale in ritiro.

 

Bellingeri divide quel denaro in due parti uguali; ne prende una per sé e dà il rimanente a Barberis, dicendogli: «Ecco 440 lire. Danne trecento a tua madre; le altre 140 le terrai per te. »

 

Bellingeri si accontenta di tenersi dieci lire e porta il resto a sua madre.

 

Barberis segue il consiglio del compagno, dà trecento lire alla madre e si tiene 140 lire.

Le due madri senza farsi scrupoli, accettano quel denaro.

 

Barberis poi, che non è ancora quattordicenne, va in giro a far festa e a trincare, così si prende una solenne sbornia; poi si intrufola in un gruppo di alcuni giovinastri per giocare a soldi. Qualcuno si accorge del gruzzoletto che il ragazzo ha in tasca, glielo ruba con destrezza e Barberis se ne torna a casa pulito come al mattino.

 

Quando il commendator Burnod si accorge della sparizione del portafoglio, chiede subito al portinaio e ai negozianti del piano terreno se abbiano osservato qualcuno che raccoglieva un portafoglio. Nessuno ha osservato la scena, ma si accerta che un giovane muratore ha visto tutto.

 

Ricercato con diligenza, lo si trova. Si viene così a sapere anche il nome e il cognome dei due ragazzi che hanno preso il denaro. In questo modo si possono interrogare Bellingeri e Barberis e le loro madri, alle quali viene anche sequestrata una parte della somma.

 

Gli imputati confessano ogni cosa; confessano persino di avere visto da dove era caduto il portafoglio. Da questa dichiarazione origina un processo, non più per omessa consegna di oggetti trovati, ma di furto qualificato, cioè aggravato per il valore, contro i due ragazzi ed un processo per ricettazione dolosa contro le due madri.

 

Davanti al Tribunale Correzionale, nel novembre 1877, compaiono soltanto Enrico Bellingeri e sua madre.

 

Bellingeri è condannato a tre anni di carcere; Barberis ad un anno di custodia; le due madri a tre mesi di carcere.

 

Conclude Basilius: «Altro che denaro piovuto dal cielo!».

 

 

 

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Articolo pubblicato il 01/08/2013