La nuova socializzazione: essere qui ma dialogare a distanza

Nell'era dei social network si preferisce la connessione a distanza piuttosto che con chi ci sta davanti

Sarà capitato a tutti di trovarsi in un luogo pubblico e notare che qualcuno, pur essendo in compagnia al bar, ristorante o a una festa, dialoghi con qualcuno attraverso il proprio smartphone anziché colloquiare con le persone con le quali si trova.

Una delle patologie del nuovo millenio è quella di dover essere continuamente connessi per sentirsi esistere.

Così accade che la realtà mediata conti sempre di più di quella immediata, di quella che stiamo vivendo, portandoci a dover dar sfogo alla nostra esigenza di comunicare con chi non è lì con noi anziché con le persone con le quali siamo in compagnia.

Attraverso poi i social network e ai siti come youtube, sembra ormai un “must” quello di trascorrere più tempo a fotografare e riprendere eventi e luoghi in cui ci troviamo per postare in rete ciò che stiamo vivendo, senza renderci conto che innanzi tutto rischiamo di non godere al massimo del presente dovendo sprecare più tempo a riprendere cosa ci sta intorno e inoltre che molto probabilmente tutto ciò che fotografiamo esiste già sulla rete.

Qualche giorno fa mi è capitato di ascoltare per strada una ragazzina che al cellulare diceva di aver trascorso la serata a vedere circa cinquecento foto scattate da degli amici durante un viaggio o una gita: a meno che tutte le cinquecento foto non riprendessero il gruppo di amici, mi sono chiesto se quegli scatti, che si riferissero a un concerto o a dei luoghi di una città d'arte, non fossero già presenti sul web.

Oggi, insomma, postare qualcosa in rete significa esistere più di quanto non lo sia vivere l'emozione dei momenti che stiamo riprendendo con il nostro telefonino: il web è il nuovo organismo vivente del futuro che noi facciamo vivere attraverso cyber-emozioni che rischiano di coinvolgerci più di quelle reali.

 


Marco Pinzuti

 

 

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Articolo pubblicato il 24/07/2013