Dibattito sul piano di rientro in Sanità
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La minoranza lamenta una scarsa applicabilità dei contenimenti della spesa

Il blocco del turn over del personale, la gestione centralizzata degli acquisti e il nuovo riequilibrio di spesa a carico del socio-assistenziale sono state fra le principali criticità richiamate dall’opposizione durante il dibattito sull’attuazione del piano di rientro in sanità, avvenuto oggi in IV Commissione.

 

Il capogruppo del Pd, Aldo Reschigna, ha lamentato una scarsa applicabilità dei contenimenti della spesa previsti con il blocco del turn over, in quanto

 

“Le qualifiche del personale in uscita dovrebbero corrispondere esattamente a quelle di chi proviene dagli ospedali disattivati o riconvertiti, diversamente si dovranno ridurre prestazioni e servizi”.

 

Perplessità sono state espresse anche in merito all’efficienza della centralizzazione degli acquisti in capo a Scr, foriera secondo le opposizioni di dumping e a cui si preferirebbe la gestione per area vasta, con acquisti effettuati da una o più Asl per conto di tutte quelle dell’area.

 

 

La presidente Fds, Eleonora Artesio, ha criticato il fatto che l’esecutivo e la sua maggioranza si sottopongano a un piano di rientro “anomalo rispetto a quello delle altre Regioni” accettando le condizioni del ministero, senza invece intervenire a sufficienza sulle conseguenze negative che questi atti producono sui servizi ai cittadini, in particolar modo sulle prestazioni socio-assistenziali, specie per i  non autosufficienti. Secondo le opposizioni, con la modifica dei criteri per avere diritto all’assistenza residenziale, c’è infatti il pericolo di scaricare i costi sulle famiglie e sui Comuni.

 

Una maggiore chiarezza sul futuro delle federazioni è poi stata richiesta dal presidente Udc Giovanni Negro, così come da Monica Cerutti, presidente di Sel, che ha anche chiesto chiarimenti in merito alla riorganizzazione della rete ospedaliera.

 

“Con l’accertamento del disavanzo di 865 milioni di euro in sanità, la Regione ha ricevuto l’ingiunzione da parte del Capo del governo di presentare un piano di rientro e, anche grazie al confronto durante i tavoli nazionali, questo esecutivo ha ottenuto che lo Stato accettasse di fornire il prestito trentennale a copertura della quasi totalità del disavanzo”,

 

ha spiegato l’assessore alla Sanità, Ugo Cavallera.

 

“Non abbiamo quindi accondisceso a diktat imposti da Roma, bensì ottemperato a obblighi di legge. Questo è il punto da cui siamo partititi, e ora abbiamo come obiettivo quello di rafforzare la capacità di gestione sulla spesa sanitaria piemontese”.

 

L’assessore ha spiegato che importanti risparmi saranno ottenuti dalla riduzione dei costi sostenuti per le prestazioni erogate dai privati accreditati, mentre sono previste maggiori risorse per Cap (Centri di assistenza primaria), continuità assistenziale e per l’informatizzazione dei medici di medicina generale, affinché si riduca il carico di lavoro gravante sulle Asl.  

 

Per quanto riguarda il socio-assistenziale, l’assessore si è dichiarato disponibile a continuare il tavolo di confronto e anche a modificare la delibera già assunta qualora emergessero proposte attuabili, in grado di migliorare il servizio senza contrastare con i vincoli contabili esistenti.

 

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Articolo pubblicato il 02/07/2013