“Meridionali e Resistenza. Il contributo del Sud alla lotta di Liberazione in Piemonte 1943-1945”

Realizzata con il contributo di tutti gli Istituti della Resistenza del Piemonte

Domenica 16 giugno, a partire dalle ore 9.30, il Teatro Carignano di Torino ospiterà le loro storie, fino a oggi poco conosciute. L’appuntamento è organizzato dal Consiglio regionale del Piemonte - Comitato Resistenza e Costituzione, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

“Approfondiremo le vicende dei singoli, lo sbandamento dopo l’8 settembre 1943 e le difficoltà del dopoguerra, il ritorno nelle famiglie lasciate anni prima e di cui non si sapeva nulla, la fatica quotidiana per sopravvivere in un’Italia impoverita dalla guerra, la ricerca di un lavoro. La Resistenza è stata sempre letta come movimento patriottistico, ma è stato anche un fenomeno sociale”, ha aggiunto Claudio Dellavalle, presidente dell’Istituto Storico “Giorgio Agosti” di Torino e autore della ricerca che ha dato il titolo al convegno.

L’incontro sarà aperto dai saluti del presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Valerio Cattaneo, del vicepresidente Placido, del sindaco di Torino, Piero Fassino, del presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, e del presidente provinciale Anpi, Diego Novelli.

Seguiranno gli interventi dei presidenti dei Consigli regionali della Basilicata, Vincenzo Santochirico, della Calabria, Francesco Talarico, della Campania, Paolo Romani, della Puglia, Onofrio Introna, del vicepresidente del Consiglio regionale della Sardegna Michele Cossa, e del presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta.

La relazione sull’opera sarà svolta da Dellavalle e le conclusioni affidate al vicepresidente del Senato della Repubblica, Valeria Fedeli.

Modera il giornalista Rai de “La Storia siamo noi” Sergio Leszczynski.

 

L’ingresso sarà libero fino a esaurimento posti.

 

La pubblicazione che dà il titolo al convegno è stata realizzata con il contributo di tutti gli Istituti della Resistenza del Piemonte ed ha come obiettivo di promuovere una ricerca sull’apporto di quei giovani e meno giovani del Sud Italia che fecero parte con ruoli e responsabilità diverse del movimento di Liberazione nella nostra regione. Le celebrazioni per il 150 anniversario dell’Unità d’Italia, che in Piemonte hanno avuto un’eco particolarmente intensa ed estesa, hanno ridato spinta ad una riflessione sul complesso rapporto nord sud che ha caratterizzato la storia del nostro paese.

L’insieme di questi approfondimenti ha certamente accresciuto la conoscenza delle vicende del percorso unitario e la consapevolezza dei problemi, che l’hanno caratterizzato. La mostra “Fare gli Italiani” ospitata alle OGR di Torino ha rappresentato bene questo percorso, le scelte compiute, le difficoltà superate e le questioni ancora aperte. La discussione che ha accompagnato le molte iniziative locali e nazionali ha segnato dei punti significativi di approfondimento, di conoscenza, in qualche caso anche di polemico confronto, sempre accettabile quando aiuta a vedere strade e approcci nuovi; meno quando, e qualche caso c’è stato, l’interpretazione nello sforzo di affermare sconvolgenti novità, si rivela tanto clamorosa sul piano mediatico quanto debole sul piano della ricerca.

Va tuttavia segnalato

che il passaggio per molti versi epocale del 1943-1945 rispetto alla tematica unitaria è risultato sfocato, condizionato negli esiti da alcune scelte limitative sia nelle risorse sia nella progettazione per un’esplicita volontà politica di contenere quegli aspetti del discorso unitario che avrebbero potuto proiettarsi in avanti verso tempi a noi più vicini.

 

La nostra regione si è sottratta a questo condizionamento promuovendo a conclusione delle manifestazioni per l’unità d’Italia il convegno tenutosi a Torino, nella sede del Consiglio regionale, il 24-25 novembre 2011, Un secondo Risorgimento? La Resistenza nella ridefinizione dell’identità regionale , di cui recentemente sono usciti gli atti con il titolo Resistenza e autobiografia della nazione. In linea con queste iniziative e facendo tesoro delle discussioni sviluppate in quelle sedi si è pensato di provare a riprendere il discorso sull’apporto del meridione d’Italia a quello che precocemente, e soprattutto le componenti moderate, avevano definito come il secondo Risorgimento.

 

Non che nel tempo siano mancati riferimenti, studi, approfondimenti su questo o quell’aspetto della presenza di meridionali nelle attività della resistenza, né sono mancati i riferimenti a personaggi di primo rilievo sia per l’attività politica, sia per l’attività militare. Ma uno studio di insieme che faccia percepire la dimensione del fenomeno e la sua articolazione dentro le formazioni partigiane e dentro la società piemontese del tempo non è ancora disponibile. Di qui l’idea di questa pubblicazione e di un convegno che vuole segnalare da un lato alcuni termini della questione, fornire qualche dato e indicazione di percorso, ricordare qualche personaggio, stimolare qualche curiosità, il tutto nella speranza di poter dare avvio ad un processo virtuoso che porti a imboccare la strada della ricerca.

 

Coinvolgendo le risorse degli Istituti piemontesi che sono disponibili, avendo già elaborato alcuni fondamentali strumenti di ricerca, e soprattutto cercando la disponibilità di enti locali e istituti culturali del nostro Meridione con cui provare a superare le difficoltà che ogni impresa di ricerca comporta. L’obiettivo è dunque mettere in chiaro una pagina importante della nostra storia. Abbiamo voluto dare nome e cognome a tante, tantissime persone che in quella storia si sono ritrovate, che hanno pagato prezzi elevati a quelle scelte, alcuni, molti, il prezzo più alto possibile. Nei loro confronti tutti noi abbiamo un enorme debito di riconoscenza, che speriamo sia pure in piccola parte di poter riconoscere almeno sul piano della memoria.

 

“Sono stati circa 7 mila i giovani provenienti dalle regioni del Sud Italia che hanno partecipato alle vicende della Resistenza piemontese con ruoli diversi: da quelli di primo rilievo nel comando e nella guida del movimento ai più oscuri e semplici militanti. Quella scelta ha comportato costi elevati, sacrifici per tutti e per molti anche il prezzo della vita” ha ricordato il vicepresidente del Consiglio regionale delegato al Comitato Resistenza e Costituzione, Roberto Placido, durante la presentazione del convegno nazionale “Meridionali e Resistenza. Il contributo del Sud alla lotta di Liberazione in Piemonte 1943-1945”.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 12/06/2013