Il processo che non si è mai fatto
La notizia

Lee Harvey Oswald il vero colpevole dell’omicidio del presidente Kennedy? Qualche sommessa considerazione

Il “processo che non si è mai fatto” è quello a Lee Harvey Oswald, presunto uccisore del Presidente John Fitzgerald Kennedy (JFK), processo-spettacolo organizzato a Torino sabato 25 maggio dalla Camera Penale “Vittorio Chiusano” presso l’Aula Magna del Palazzo di Giustizia, con la regia di Vincenzo Reda.

 

Processi-spettacoli analoghi vengono presentati con una certa frequenza, spesso in località turistiche e con la partecipazione nei ruoli di accusatori, difensori e giudici, di personaggi famosi - anche se non di stretta competenza giuridica - in modo che la loro celebrità attiri un vasto pubblico.

 

Nel nostro caso, invece, con rigore tutto subalpino, accusatore e difensore erano persone “del mestiere”: il Pubblico Ministero era il dottor Andrea Padalino, sostituto procuratore a Torino, e il difensore l’avvocato Valerio Spigarelli. Anche la Corte giudicante era composta da veri magistrati: il dottor Gustavo Witzel (Presidente), la dottoressa Sandra Recchione e l’avvocato Paola Pasquinuzzi (i due giudici a latere).

 

Sono state fatte soltanto due concessioni allo spettacolo: la prima è stata la presenza di Lee Oswald, impersonato dal dottor Meo Ponte, giornalista di “Repubblica”, il quale ha detto soltanto poche parole, assai verosimili, per affermare la sua innocenza. La seconda è stata la votazione anche da parte del pubblico, per mezzo di cartoncini verdi (assoluzione) e rossi (condanna).

 

Il P. M. Padalino ha parlato per un’ora e mezza per smontare (“sgretolare”, per usare una espressione cara all’avvocato difensore) le conclusioni della Commissione Warren, che ha indicato l’uccisione del Presidente Kennedy come opera di un “pazzo solitario”, Lee Oswald appunto. Il P. M. si è ispirato alle indagini di Jim Garrison, Procuratore Distrettuale di New Orleans, autore del libro che ha poi ispirato il film “JFK” di Oliver Stone (1991).

 

Così abbiamo sentito il P. M. parlare apertamente di un complotto per uccidere JFK, di un gruppo di fuoco con molti componenti, di colpi partiti dalla collinetta: la stessa locandina della manifestazione ribadiva questa sua convinzione! Il P. M. - staccandosi dalle conclusioni di Jim Garrison - ha inserito nel complotto anche Lee Oswald, del quale ha evidenziato la figura poco limpida, gli ha attribuito un ruolo marginale, non certo di sparatore, per concludere che è stato utilizzato dai complici in modo da farlo apparire come unico “capro espiatorio”.

 

Il difensore, avvocato Spigarelli, ha seguito il P. M. sulla stessa visione dei fatti e se ne è discostato soltanto per indicare Lee Oswald come un innocente, vittima di un complotto per coinvolgerlo.

 

La Corte ha “assolto” Oswald.

 

Non parliamo poi del pubblico! Con votazione quasi plebiscitaria, ha ritenuto Oswald innocente: più di 120 voti di assoluzione si sono contrapposti a 25, sparuti, voti di condanna!

 

Così ha commentato l’ANSA del 25 maggio 2013: “… la verità ufficiale, quella che ha voluto Oswald uccidere Kennedy e agire da solo, a Torino non ha fatto proseliti”.

 

E proprio dal fatto che l’accusa e la difesa siano state sostenute da addetti ai lavori, che il pubblico innocentista contasse molti aspiranti avvocati sono scaturite queste mie sommesse considerazioni. A parte che si parla di inquietanti complotti nella più grande democrazia del mondo, quello che mi ha incuriosito è un altro fatto.

 

Come frequentatore, sia pure non assiduo e non privo di spirito critico, di siti Internet definiti “complottisti”, ho rilevato che il P. M. Padalino ha sostenuto idee che si trovano in questi siti. Le stesse idee sono state condivise dal difensore Spigarelli. Il dibattimento si è risolto nel processo alla Commissione Warren, quella della teoria del “pazzo solitario”!

 

P.M. e difensore sostengono le idee dei “complottisti”?

 

Si dovrebbe pensarlo, seguendo le idee dei siti che sostengono, senza se e senza ma, la piena validità delle conclusioni della Commissione Warren e la teoria del “pazzo solitario”.

Ricordo che fra questi siti, che si definiscono ‘debunker’ (demistificatori) e che combattono le idee che ci siamo sentiti esporre - da persone qualificate! - sabato 25 maggio, vi è anche il rinomato CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), anche se non riesco a comprendere cosa ci sia di paranormale nell’uccisione di JFK.

 

A parte queste mie considerazioni polemiche, ritengo che questo “processo” organizzato dalla Camera Penale “Vittorio Chiusano” meritasse una visibilità molto maggiore ed un pubblico non limitato agli addetti ai lavori: io ho partecipato perché invitato da amici ed ho appreso, con sorpresa, che questa iniziativa aveva esordito più di dieci anni or sono, grazie all’avvocato Mauro Anetrini, col processo al lupo di Cappuccetto Rosso!

 

L’idea del processo simulato, che si può definire un “intrattenimento intelligente”, piace al pubblico: la RAI nel 1968 aveva presentato il programma “Processi a porte aperte”, per rivisitare le sentenze di clamorosi casi giudiziari italiani e stranieri.

 

L’Auditorium Parco della Musica di Roma dal 2009 ad oggi ha messo in scena “I processi alla Storia”, con varie stagioni di successo.

 

E allora, perché non abbandonare la modestia subalpina che ci fa ritenere, a torto, che le cose e le storie degli altri siano sempre più importanti delle nostre? Perché non pensare a “processare” personaggi e vicende del Piemonte e dell’Italia risorgimentale?

 

Gli argomenti non mancano e ritengo di non sbagliare col dire che, se riguardassero una nazione diversa dall’Italia, sicuramente sarebbero assai più enfatizzati e formerebbero il soggetto di periodiche rivisitazioni e di inquietanti romanzi storici: Vittorio Emanuele II era il vero figlio di Carlo Alberto, oppure era morto ed era stato sostituito con il figlio di un macellaio fiorentino? Il generale Gerolamo Ramorino meritava davvero la condanna a morte? Il Presidente del Consiglio dei Ministri Camillo Cavour era un accaparratore di grano in periodo di carestia e attuava un clamoroso caso di “conflitto di interessi”? Come e perché morì Ippolito Nievo? La morte di Camillo Cavour fu dovuta ad un avvelenamento? Giuseppe Garibaldi fu anche ladro di cavalli, scafista ed “Eroe dei due milioni”?

 

Sottopongo, sommessamente, all’avvocato Mauro Anetrini questo elenco, esemplificativo e non esaustivo, di enigmi e misteri del Risorgimento.

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 31/05/2013