Catherine Ashton, la donna invisibile
Il Parlamento Europeo

Nominata “Alto Rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Unione Europea”.

Non è una bella donna. E’ una politica inglese ed è laureata in materie economiche.

E’ stata nominata alla camera dei lord.

E’ stata nominata baronessa di Upholland.

E’ stata nominata a commissario europeo per l’Inghilterra.

E’ stata infine nominata “ Alto Rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Unione Europea”. Ed è pertanto il ministro degli esteri dell’Europa. Una bella carriera senza dubbio.

Soprattutto se si considera il fatto che non ha mai partecipato a competizioni elettorali e che non è stata mai stata eletta da nessuno.

E’ stata insediata in quella carica perché fa parte di quella congregazione di grigi euroburocrati, nominati dai loro stati, che nessuno ha mai eletto, e che si nominano tra loro. Un’élite di personaggi, (scrive Micalessin) estranei al comune sentire, incapaci di percepire il malumore delle piazze e sordi ai lamenti di un’Europa prigioniera delle loro politiche.

I membri della commissione, che a Bruxelles si sono attribuiti il compito di dirigere l’economia, la finanza ed il destino delle nazioni europee sono colpevoli perché, come afferma Paul de Grauwe, “hanno costretto tutti i paesi a sottoporsi ad una cura di austerità. Siamo di fronte ad una recessione auto imposta. Non avrebbero potuto essere più stupidi”.

Catherine Ashton fa parte di quella élite. Lavora infatti a fianco di quegli “eccelsi statisti” che rispondono ai nomi del finlandese, ex calciatore Olli Rhen e del povero belga Von Rampuy e collabora attivamente con l’Angela del rigore Merkel, già compagna Kasner della Germania comunista.

Ha alle sue dipendenze ben 3650 funzionari o paradiplomatici lautamente remunerati, ma si dice che, per distribuirli in tutte le parti del mondo, ne voglia assumere ancora qualche centinaio.

Perché la baronessa Ashton viene definita “la donna invisibile”? Scrive Le Monde che l’alta rappresentante per le politiche estere europee sembra incapace di diventare qualcosa di più di un semplice intermediario tra i paesi membri, ed aggiunge lapidario: “la signora Ashton è una vera nullità ed il servizio è stato creato in modo talmente caotico che nessuno ci crede più”.

Anche l’Italia, nonostante l’innamoramento delle sinistre (in primis Enrico Letta) per l’ideale europeo, ha dovuto rendersene conto in almeno due occasioni.

Per la Ashton, il duro conflitto che oppone il nostro ministero degli esteri alla magistratura del Kerala, e quindi la nazione italiana alla nazione indiana, per il caso dei due nostri marò, non è un problema che riguarda l’Europa. Interrompere i viaggi, le feste ed i ricevimenti in giro per il mondo, per occuparsi di un paese periferico come l’Italia, disturba la flemma britannica della “donna invisibile”. L’Italia, secondo Catherine Ashton, può e deve fare da sola.

E deve fare da sola anche per ciò che riguarda l’immigrazione. Le nostre frontiere devono restare aperte, secondo la compagna Boldrini, non solo per chi viene dall’ est europeo e dal nord Africa, ma, ora, anche per chi giunge dai paesi del centro Africa e da tutto il continente nero, come chiede Cecile Kyenge, la ministra di colore fermamente voluta nel governo da Enrico Letta.

Gli immigrati sono e devono restare un problema che l’Italia deve risolvere senza coinvolgere gli altri stati dell’eurozona.

Nessun aiuto dall’ Europa. Ce lo ha già ricordato più volte la “donna invisibile” nel suo ruolo di portavoce della UE, che ha deciso di riservare al nostro paese il ruolo di accogliere, gestire, integrare, dare casa e lavoro agli immigrati ed anche provvedere alla loro salute con il nostro sistema sanitario.

Per trattenerli ed evitare che vengano colti dalla tentazione di trasferirsi nei paesi che stanno sopra l’Italia.

 

 

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Articolo pubblicato il 21/05/2013