Linea 4, vita difficile per i controllori
La linea 4

Dalla aggressione verbale a quella fisica: il duro compito di chi fa rispettare le regole

La vita di chi deve far rispettare la legge e le regole è, di per sé, difficile. La situazione si complica ancora di più quando non vengono forniti i mezzi e le condizioni adeguate. Questa è la situazione dei controllori “fissi” della linea 4 del Gruppo Trasporti Torinese. L’ambiente e le circostanze in cui svolgono il lavoro sono spesso lesivi per la loro integrità fisica e morale.

Il progetto del controllore fisso (o agente di controllo) è partito nell’ottobre 2011. Esso prevede la presenza di un pubblico ufficiale della GTT che, rimanendo permanentemente a bordo del mezzo urbano, controlli che tutti i passeggeri abbiano il biglietto, e, quando questo non accade, compili le contravvenzioni. Ed ecco che questa, come immaginabile, diventa la parte più problematica del loro lavoro.

La figura del controllore è così vilipesa e offesa da coloro che, senza biglietto, vanno in contro alla sanzione prevista. Così ci racconta un agente di controllo della linea 4:

Nel momento in cui chiedo il biglietto a qualcuno che ne è sprovvisto, questi o fa finta di non capire, o si rifiuta di darmi i dati, o scende dal mezzo, lasciandomi in imbarazzo con gli altri passeggeri”.

Già, perché questo è proprio uno dei problemi maggiori: il controllore fisso non può abbandonare il mezzo cui è stato assegnato, nel momento stesso in cui un trasgressore scende dalla linea, non può essere seguito. Questo è causa molti problemi. Come poter far rispettare le regole, se non si hanno i mezzi adeguati? Come giustificare ai passeggeri che regolarmente pagano il biglietto, il fatto che non tutti sono tenuti a pagare e non vi sono conseguenze?

A questo, già di per se grave, si aggiunge di peggio. Il controllore Tiziano Serra racconta:

”Nei primi 5 mesi del 2013 ci sono stati 31 casi di controllori aggrediti e mandati all’ospedale. noi abbiamo come direttiva quella di evitare lo scontro, ma è accaduto ugualmente che vi fossero aggressioni. Non vi sono differenze etniche, dagli italiani agli stranieri, chi non paga il biglietto è perché non vuole pagarlo, e non perché non ha la possibilità”.

Questo tema è ripreso anche dall’agente Daniele:

“Aggressioni verbali ne subiamo tutti i giorni. Chi non paga è perché si ritiene superiore alle regole. Svolgere il nostro lavoro da soli è veramente difficile. Basterebbe la presenza di un vigile urbano che possa pretendere i documenti e seguire il trasgressore anche al di fuori del mezzo”.

Quello che emerge è abbastanza chiaro: chi non paga è colui che non vuole pagare. Le difficoltà economiche non c’entrano, è una chiara scelta. La richiesta che emerge all’unisono è quella non dover svolgere l’incarico da soli, senza appoggi.

La situazione diventa drammatica da Porta Nuova a Falchera- ci dice un controllore- c’è troppa gente, non è possibile controllare. Basterebbe introdurre qualche collega, 1 o 2 per ogni mezzo”.

Questo servizio risulta essere in perdita. Un unico agente non riesce a controllore tutti. La sua sola presenza spinge molti ad acquistare il biglietto, ma una grossa parte continua a viaggiare gratis. Vi è una grossa difficoltà nel fare multe: spesso non si hanno i dati del trasgressore, spesso questi dati non sono corretti e molte volte queste multe non vengono neanche pagate. Il servizio viene così a costare più di quanto produce. Diventa allora difficile pensare di poter aumentare il numero di persone da destinare all’incarico. Così vengono però lasciati in balia degli eventi coloro che stanno attualmente svolgendo il servizio. La situazione è perciò molto delicata. Ma si sarebbe potuta evitare con una gestione più accurata negli anni passati.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 08/05/2013