L’abito per le parole

La tipografia non è mai stata così impegnativa, promettente, coinvolgente, comunicativa come è avvenuto a Kerning 2013

Fonte: Apogeonline.com

Oltre metà dei partecipanti a Kerning Conference , evento internazionale sulla tipografia soprattutto digitale per la prima volta organizzato in Italia grazie anche agli sforzi di Matteo Balocco , proveniva dall’estero.

Lo erano anche tutti i relatori, dall’olandese residente a Berlino Luc(as) de Groot fino a Chris Murphy da Belfast, passando durante la giornata dalla svizzera Nina Stössinger, l’inglese Richard Rutter, il croato Marko Dugonji?, il belga Yves Peters, l’inglese Aral Balkan e l’olandese Bas Jacobs. Il tutto moderato dalla tedesca Simone Angelica Wolf, residente a Reggio Emilia. Geograficamente parlando, Gutenberg parrebbe avere lasciato eredità pratica migliore di Manuzio; la buona notizia è che la metà italiana del pubblico ha potuto avvicinare di persona campioni assoluti di tipografia e i loro racconti di vita, esperienza, nozioni.

Il tema della tipografia è stato avvicinato da molte diverse angolazioni. Luc de Groot ha raccontato la sua storia di creatore di font, Nina Stössinger ne ha fatto un discorso di armonia del testo sulla pagina, Bas Jacobs è entrato con profondità inaudita nel tessuto vivo del kerning, la crenatura o avvicinamento particolare di coppie di lettere specifiche; Richard Rutter, Marko Dugonji? e Aral Balkan si sono dedicati a HTML e soprattutto ai CSS. In particolare Balkan ha entusiasmato nel perorare la causa dei fogli stile a cascata armato di un editor di testo, certo potente come Sublime Text , e nient’altro, per partire dal nulla – testo compreso – e mostrare veri risultati in pochi minuti.

Yves Peters e Chris Murphy hanno sottolineato più o meno indirettamente il ruolo decisivo che la tipografia riveste nel dare forza al testo, concorrere al significato, supportare il lettore, perfino alimentare la vendita di biglietti del cinema: venti anni di font Trajan nei manifesti cinematografici, in pellicole senza distinzioni di genere o di aspirazioni, e il loro tramonto a favore del carattere scelto dal primo Obama in campagna elettorale sono stati di eloquenza travolgente.

Nell’attesa di vedere pubblicate le registrazioni degli interventi e le presentazioni (nel frattempo si passi da Twitter con hashtag #keming ), qualche appunto fondamentale: la tipografia vale solo se esiste un contenuto che vale. Griglie e ausilii sistematici aiutano a iniziare, ma per toccare l’eccellenza bisogna avere il coraggio di lasciarli per strada. Con il digitale e il moltiplicarsi delle piattaforme, il mestiere non è mai stato così difficile, né tanto promettente. Cominciare è più facile di quello che sembra, brillare richiede una vita di impegno, trovare aiuto e insegnamento è possibile, le risorse abbondano.

E avvicinarsi alla tipografia è non più un estro riservato ai creativi, ma un impegno individuale doveroso. Se teniamo a quello che esprimiamo e desideriamo che raggiunga con il massimo valore il pubblico designato.

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Articolo pubblicato il 06/05/2013