Giovani della Silicon Valley inseparabili dal mobile

Fonte: ICTbusiness.it

Sono giovani, professionalmente lanciati, e lavorano nella culla della tecnologia e delle nuove tendenze, la Silicon Valley. Una cartina da tornasole delle novità e delle tendenze che poi più lentamente si diffonderanno anche altrove, nel mondo del lavoro, su scala globale. Un report realizzato dal ConsumerLab di Ericsson ha catturato i tratti essenziali di questo gruppo di "avanguardisti" e del loro rapporto con le tecnologie sul lavoro, tanto come nella vita privata. Due sfere che, in realtà, sempre più si sovrappongono.

Per questi giovani Ericsson ha coniato l'espressione "Millennials", che potremmo tradurre come "figli del nuovo Millennio".  L'Ericsson ConsumerLab ha realizzato interviste di profondità su 64 lavoratori della Silicon Valley di età compresa fra i 22 e i 29 anni basati a San Francisco e nella Silicon Valley, oltre a condurre uno studio online su un campione di 1.945 persone di età compresa tra i 22 e i 65 anni, rappresentativo dei lavoratori statunitensi online.

Chi sono questi ragazzi, e qual è la loro idea di azienda ideale? Indubbiamente, l'idea di un'azienda che deve concedere flessibilità nei modi, tempi e strumenti di lavoro, dal momento che il 55% di questi "Millennials" utilizza un unico telefonino sia per la vita privata sia per le attività professionali, secondo il modello del bring your own device. Modello che, nella Silicon Valley, sembra avere implicazioni diverse da quelle di cui solitamente parlano gli studi nostrani in materia, ovvero efficienza e taglio dei costi: per gli intervistati, infatti, l'utilizzo dello smartphone per ragioni personali durante le ore lavorative è un diritto, e non un semplice benefit.

"I Millennials", commenta Ann-Charlotte Kornblad, senior advisor di Ericsson ConsumerLab, "vogliono una relazione stretta con i propri superiori e si aspettano riscontri frequenti. Non amano l'ambiguità e si aspettano trasparenza e correttezza, in tutti i loro rapporti di lavoro. Un fattore chiave per molti Millennials è mantenere l'equilibrio tra lavoro e tempo libero e si aspettano dai propri datori di lavoro le soluzioni per poterlo raggiungere".

Rimanere "connessi" con la propria sfera e contatti personali è qualcosa che non deve entrare in conflitto con la produttività, perché in effetti questi giovani appaiono desiderosi di far bene sul posto di lavoro. Allo stesso tempo, però, è per loro quasi impossibile separare le ore d'ufficio dalla vita privata, dal momento che controllano abitualmente Facebook, utilizzano chat e inviano e ricevono messaggi sui loro dispositivi durante la giornata. Più nel dettaglio, la proprietà del dispositivo mobile può anche variare. Il 45% dei Millennials utilizza al lavoro telefoni personali acquistati dal dipendente stesso, mentre per il 23% il device è totalmente o parzialmente (per esempio, in relazione al traffico usufruito) pagato dall'azienda.

Quanto alle caratteristiche dell'azienda ideale per i Millennials, così le riassume lo studio: lavoro soddisfacente; avere la possibilità di portare la vita privata al lavoro e di fare più cose contemporaneamente; lavorare per obiettivi, assumendosi le proprie responsabilità; avere l'opportunità di lavorare in team e con persone della propria età; un'organizzazione non gerarchica; manager coinvolto e proattivo; riscontri costanti e chiarezza sulle prospettive future; trasparenza; rispetto per l'equilibrio tra vita lavorativa e privata; relazione stretta con il manager; utilizzo di tecnologia moderna, soprattutto nell'area della comunicazione.

L'iperconnettività e le aspettative descritte, in ogni caso, non hanno solo ed esclusivamente una matrice generazionale. Nel report, infatti, Ericsson indica come "Super Millennials" anche un gruppo di professionisti over 30, o meglio compresi fra i 29 e i 65 anni, il cui stile lavorativo e di vita si avvicina a quello dei colleghi più giovani: nel campione dei 1.945 intervistati online, circa un quarto (479) rientra in questa categoria. Mobilità e mondo 2.0 non hanno età, anche se sono naturalmente più radicati nei nativi digitali e in chi lavora a stretto contatto con la tecnologia.

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Articolo pubblicato il 28/04/2013