Speciale Biennale Democrazia 2013 parte 1: Romano Prodi parla del progetto Erasmus

Resoconto del dibattito tenuto al Campus Einaudi e la domanda di Civico20 News ai relatori

Ieri si è conclusa la Biennale della democrazia. Quest’anno il tema centrale era l’utopia. Civico20 News ha partecipato attivamente ad alcuni eventi dove è stato possibile ascoltare gli ospiti e fare domande sui temi trattati. Nella giornata di Giovedì abbiamo seguito l’incontro di Serena Dandini con i giornalisti al Circolo dei lettori per la presentazione dello spettacolo “Ferite a morte”, che ha come tematica principale il femminicidio. Nello stesso evento è intervenuto il direttore della manifestazione, nonché presidente emerito della corte costituzionale, Gustavo Zagrebelsky. In seguito abbiamo partecipato all’incontro “Il progetto Erasmus per il futuro dell’Europa”, che tra i relatori annoverava Romano Prodi: ex presidente del consiglio e attuale inviato speciale dell’Unione Europea. In questo articolo ci occuperemo di quest'ultimo evento.

In un Italia sempre più europea il progetto Erasmus assume un importanza fondamentale. Questa considerazione è stata sottolineata dai relatori dell'evento “Il progetto Erasmus per il futuro dell'Europa”, dibattito svolto nell'Aula magna del Campus Einaudi con una platea composta principalmente da studenti. Oltre al già citato Romano Prodi erano presenti Gianmaria Ajani, Edoardo Greppi e Vladimiro Zagrebelsky.

Durante l'evento sono state ripercorse le principali tappe storiche che hanno interessato questo progetto. A partire dal 1987: anno di nascita del programma, che prende il nome da Erasmo da Rotterdam, il quale viaggiò per diversi anni in tutta Europa in modo da comprendere le differenti culture. Il progetto Erasmus annulla le barriere territoriali della comunità europea, diventando un momento di confronto e integrazione tra i vari paesi che la compongono. Esso costituisce anche una possibilità per gli studenti in difficoltà: il 2010 viene ricordato come l'anno in cui uno studente dell'università di Bologna diventa il primo allievo con disabilità intellettuale ad usufruire del programma Erasmus nell'università spagnola di Murcia. Questa esperienza emozionante è stata recentemente documentata dal film “Ci provo”.

Purtroppo il programma Erasmus nel nostro paese è soggetto ad alcuni dati negativi: le difficoltà nel riconoscimento dei crediti conseguiti all'estero, i tagli al progetto avvenuti in seguito alla crisi che rischiano di farlo scomparire nel 2014 e infine la fuga di cervelli causata dalle scarse possibilità offerte nel nostro paese. Molti di questi problemi, ricorda Prodi, sono causati dalla “mancanza di un demos europeo”. “Ma il progetto Erasmus nasce proprio per formare questo demos”. L'ex presidente del consiglio continua il suo discorso parlando dell'attuale situazione politica europea che “usa parole che le persone non capiscono: spread, bot, government e governance. Quando la politica parla usando termini del genere, fugge dal cittadino e quindi fugge da se stessa”. Il suo intervento si conclude con un accenno alla Germania: “Nessuno può farcela da solo, bisogna vincere insieme”.

Alla fine del dibattito abbiamo posto ai relatori la seguente domanda: Il programma Erasmus è certamente un ottimo progetto che come spiegato poco fa, aiuta il confronto e l'integrazione tra i cittadini della comunità europea. Purtroppo però, come ricordato dal professor Prodi, questo programma sottolinea le difficoltà del nostro paese nel trattenere i cervelli. Spesso si sente parlare di “baroni” e “meritocrazia”, due concetti abusati che di fatto non portano allo soluzione del problema. Pertanto voi avete una ricetta o un idea efficace per evitare la fuga di cervelli?

Il primo a rispondere è stato Romano Prodi dicendo: “Il progetto Erasmus non nasce per preparare gli espatriati, ma per permettere agli studenti di allargare le proprie conoscenze all'estero per tornare in Italia con una formazione completa. Purtroppo la crisi che sta attraversando il nostro paese porta a fenomeni di mobilità verso l'estero”. Il professor Ajani invece è intervenuto spiegando che “L'università ha il compito di formare al meglio gli studenti, non di creare posti di lavoro all'interno del nostro paese, questo è compito della politica. Negli ultimi vent'anni nessun governo ha invertito il segno di disinvestimento in ricerca, formazione universitaria e sviluppo. Di conseguenza gli atenei sono stati costretti ad effettuare tagli. Inoltre è compito della politica la formazione di politiche industriali che favoriscano l'occupazione per le qualificazioni intellettuali scientifiche e umanistiche”. Greppi e Zagrebelsky hanno ribadito i concetti espressi dai colleghi relatori.

Alla fine del dibattito rimane il vuoto causato dall'attuale situazione politica. È chiaro che senza un governo sarà impossibile direzionare le risorse e attuare delle politiche industriali.

Nella seconda parte verrà fatto il resoconto dell'incontro al Circolo dei lettori con Serena Dandini e Gustavo Zagrebelsky.

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 15/04/2013