“La Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Scheletri torinesi tra realtà e leggende metropolitane

Un argomento caro alle leggende metropolitane ‘nere’ torinesi è quello degli scheletri, ritrovati nel corso di demolizioni di case o appartamenti. Nei libri e nei siti di curiosità torinesi si legge dello scheletro di Palazzo Levaldigi, al n. 40 di via XX Settembre, palazzo noto per il “portone del diavolo” e che oggi ospita la Banca Nazionale del Lavoro: qui, nel 1817, il maggiore Melchiorre Du Perril entra nel palazzo maledetto e scompare. Vent’anni dopo, durante alcuni lavori, i muratori rinvengono, tra due muretti laterali, il suo scheletro sepolto in piedi.

 

E che leggenda ‘nera’ è? Ricorda piuttosto la rassicurante trama di un telefilm di Temperance “Bones” Brennan!

È opportuno ricordare che i veri ritrovamenti di ossa e di scheletri interi, in Torino o nelle immediate vicinanze sono veramente numerosi. Lo scheletro di via Luisa del Carretto (1931), i due scheletri del vicolo Tre Quartini (1932), lo scheletro nel sacco di via Fiano (1955), lo scheletro di corso Napoli (1964), lo scheletro di via Mercantini (2011)… ne abbiamo già parlato.

 

Sono casi clamorosi ma non gli unici.    

 

Intorno al 1925, sotto al cosiddetto cortile del burro del Palazzo del Municipio di Torino sono stati ritrovati parecchi scheletri che risalivano ai secoli precedenti: in quella località, nel Medio Evo, sorgeva la chiesa di San Benigno, soppressa nel 1575, che aveva all’intorno il proprio cimitero.

 

Nel 1959, in una cascina di Rivoli, è stato scoperto uno scheletro col cranio fracassato. Nell’agosto del 1967, alcune ossa sono state trovate in un pacco appoggiato sopra una tomba al Cimitero monumentale, vicino all’uscita di corso Regio Parco. Ritrovamenti analoghi sono avvenuti nel 1976, nei boschi di Superga, e, nel marzo 1985, due scheletri sono stati rinvenuti in strada Val Salice.

 

Nel marzo del 1988, dal muro di Villa Abegg, in strada San Vito, sono affiorate ossa del periodo medievale. Nel 1999 un antico scheletro è emerso dagli scavi in via Milano.

 

Nel febbraio del 2005, in un campo in strada Cebrosa al confine con Settimo, è stato scoperto uno scheletro di donna, abbandonato da sei mesi, forse da un anno. Nell’ottobre del 2011 un sacchetto contenente un teschio ed alcune ossa è stato trovato in strada Santa Brigida a Revigliasco: si è pensato a qualche collegamento con i casi insoluti delle scomparse di Camilla Bini e Marina Di Modica.

 

Vi sono poi scoperte di ossa e scheletri che presentano aspetti singolari.

 

È questo il caso delle ossa di cavallo trovate in una villa di via Giuseppe Galliano 27, nell’aristocratico quartiere della Crocetta, dietro indicazione di una medium: la donna aveva parlato delle “ossa di un morto nel 1938” e i lavori di ristrutturazione, eseguiti nel settembre del 1990, hanno fatto riaffiorare ossa equine risalenti a cinquant’anni prima. Il cronista si è chiesto se sia stato lo spirito del cavallo a comunicare con la medium!

 

Nell’aprile 2011 sono stati rinvenuti tre scheletri in una stessa bara del Cimitero monumentale. La scoperta inquietante ha trovato una soluzione che ricorda le classiche barzellette sugli scozzesi: una famiglia che dalla Tunisia tornava in Italia, negli anni Settanta aveva escogitato questo sistema per riportare in patria i corpi dei parenti defunti, senza eccessive spese.

 

Ma sono più numerosi i casi drammatici che, purtroppo, sono rimasti insoluti: li raccomandiamo ai valorosi scrittori di polizieschi torinesi  ma anche ai creatori di leggende metropolitane che, in questo campo, non hanno poi volato tanto alto.

Dopo quanto abbiamo narrato, a proposito delle leggende metropolitane torinesi sugli scheletri, si può dire che “la realtà supera di gran lunga la fantasia”!

 

Scheletri “leggendari” sarebbero stati ritrovati nel corso di demolizioni di case o di appartamenti: ne parla qualche libro e te ne parlano gli amici, in tono misterioso: “Ho sentito dire che in via Tal dei Tali è stato trovato un teschio, uno scheletro…”.

“Ma cosa mi dici mai!”, rispondi.

 

E loro, senza cogliere l’ironia, tirano fuori un contorno di informazioni più o meno macabre e sempre con quell’alone sulfureo che è il ‘valore aggiunto’ dei misteri torinesi. Torino è considerata una città magica: secondo la tradizione esoterica più antica, è contemporaneamente il vertice del triangolo di magia bianca, con Praga e Lione, e di magia nera, con Londra e San Francisco.

 

Ricordiamo, per concludere, una storia che ha tutte le apparenze di una leggenda metropolitana e che invece è reale.

A Torino, in via Villa della Regina 21, si trova l’Opera Pia Lotteri, nata come casa di convalescenza per donne e bambine povere. Questa istituzione assistenziale è stata fondata nel 1874 da don Francesco Enrico Lotteri, missionario della congregazione delle Figlie della Carità. Dalla sua morte, nel 1886, si era diffusa la voce tra il personale che il fondatore avesse lasciato il suo cuore nell’istituto e non solo metaforicamente: la leggenda del cuore murato era nota, tramandata col passaparola, ma ci credevano in pochi.

 

Nel settembre del 2002, il cuore di don Lotteri è stato effettivamente  scoperto da un operaio, durante lavori di ristrutturazione, in una intercapedine della vecchia sala del consiglio: era imbalsamato e posto su un piedistallo di ferro, sotto una campana di vetro che si è rotta alla scoperta.

 

Oggi è esposto in una teca nell’istituto. Certo l’idea del cuore nascosto nel muro, nel 2013, può apparire macabra. Ci ricorda però che Torino non è solo la città della magia, bianca o nera, ma anche la città dei Santi sociali.

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Articolo pubblicato il 07/04/2013