Google finisce nel mirino dei garanti per la privacy dell’UE

Le nuove norme sulla privacy imposte da Google ai suoi utenti sono nuovamente sotto attacco da parte delle autorità di regolamentazione dei principali paesi europei

Fonte: http://www.pctuner.net

Con alla guida i francesi, gli organismi antitrust di Gran Bretagna, Paesi Bassi, Germania, Spagna e Italia hanno concordato un’azione comune che prevede la possibilità di infliggere a Google sanzioni e persino restrizioni in tutti i 27 paesi dell’Unione europea. 

Tutto nasce dalla contestata fusione di ben 60 norme sulla privacy separate in un’unica procedura universale, valida per tutti i servizi erogati dall’azienda di Mountain View. Gli organi europei per la salvaguardia della privacy si lamentano del fatto che la nuova policy non consenta agli utenti di comprendere quali informazioni siano mantenute, per quanto tempo e come queste si combinino tra loro con i vari servizi di Google. 

L’impatto economico della sanzione sarebbe limitato. Il CNIL, «cane da guardia della privacy» in Francia, può elevare una multa non superiore a 300 milaeuro, circa l’importo che Google ricava in 3 minuti, in base alla previsione di fatturato di 61 miliardi di dollari, per quest’anno. La Gran Bretagna può multare fino a500.000 sterline, ma lo fa raramente. 

Il successo dell’azione legale può però danneggiare l’immagine di Google, bloccandone difatti la capacità di raccogliere dati fino a che non tenga conto delle preoccupazioni espresse delle autorità di regolamentazione. 

Google sostiene che la fusione delle sue politiche sulla privacy è stata realizzare allo scopo di semplificare le policy, ritenendo che le modifiche siano conformi alle leggi europee. «C’è un ampio dibattito in corso sulla gestione dei dati personali e su coloro che posseggono e li controllano», ha dichiarato Colin Strong, analista di GfK.«La domanda è in quale misura i consumatori capiscono il valore reale dei loro dati personali e in quale misura essi sono soddisfatti dei servizi ottenuti». 

Google non ha rilasciato commentati, oltre a sostenere la conformità con il diritto europeo. «Nessuno è contro l’obiettivo di semplificazione di Google che è legittimo, ma le policy necessitano di essere accompagnate da più trasparenza per i consumatori, offrendo loro la possibilità di dire sì o no», ha dichiarato in una recente intervista Isabelle Falque Pierrotin, capo del CNIL. «I consumatori hanno diritto di conoscere come le informazioni siano utilizzate e ciò che viene fatto con esse.». 

Ognuno dei sei stati europei deve ora prendere le proprie decisioni su come gestire le violazioni accertate. I regolamenti tendono però ad essere in ritardo sulla tecnologia, dicono gli analisti, e il ritardo è molto più pronunciato nell’era digitale, in cui piccole quantità di informazioni sono in grado di offrire spunti sempre più potenti. «La tecnologia fa due passi in avanti e il diritto, se siamo fortunati, può fare un passo indietro», ha dichiarato Anthony Mullen, analista diForrester Research.

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Articolo pubblicato il 03/04/2013