Premio della carità al missionario padre Aldo Trento

Giampiero Leo (Pdl): "Un importante riconoscimento che deve diventare esempio per la politica"

“L’elezione di Papa Francesco prima e l’operato di Padre Trento oggi ci dimostrano quanto sia ricca di fede e di amore verso i poveri la Chiesa sudamericana. Una grande lezione di umiltà, di amore verso i poveri e di ricerca del bene comune che non può non essere di stimolo e di esempio anche alla politica”.

 

Con queste parole il consigliere regionale del Pdl Giampiero Leo, presidente dell’Associazione per il Tibet e i diritti umani, commenta l’attribuzione del XXXV Premio della Carità “Regina Elena” al missionario padre Aldo Trento, avvenuta lo scorso 18 marzo a Palazzo Lascaris.

 

“Padre Aldo Trento – spiega Leo – è il missionario italiano che in Paraguay ha recuperato l’esperienza delle antiche reducciónes e ha dato vita a una nuova e prospera comunità cristiana accogliendo e dando istruzione ai bambini e fondando una clinica per malati terminali che riceve richieste di assistenza da tutto il Paese. Ed è proprio per la sua opera, svolta con profondo amore nella drammaticità di una vita vissuta a fare il bene e che lo spinge da quarant’anni al capezzale dei sofferenti e dei moribondi, che si è deciso di consegnarli il Premio”.

 

Missionario della fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo, Padre Trento vive infatti da 23 anni ad Asunción dove ha creato, insieme ai suoi collaboratori, una serie di opere sociali come la scuola primaria e secondaria, una clinica per malati terminali con un’ala dedicata ai bambini, un centro aiuto alla vita e un banco di solidarietà.

 

Il parroco della parrocchia di San Rafael è ormai diventato per tutti, lui stesso, Cristo, il Rio Sole, la luce divina che splende su questa terra antica e benedetta dove il popolo guaraní aveva trovato la ‘tierra sin mal’ nelle reducciónes fondate dai padri gesuiti (note al grande pubblico per il bellissimo film ‘Mission’, con Robert De Niro).

 

Oggi quel popolo vive in gravi condizioni di schiavitù, sia morale sia fisica, ma ha trovato nell’opera di padre Aldo una nuova esperienza di vita comunitaria e cristiana sull’esempio di quegli antichi insediamenti dei gesuiti. E il sole che splende sul Chaco, un tempo il loro territorio di caccia, si trasforma nella gioia che emana l’ostia dell’Eucaristia che splende nell’ostentorio, con cui padre Aldo benedice tre volte al giorno i suoi malati.

 

Le cure mediche ad alto livello, le attenzioni umane, l’ordine e la pulizia fanno il resto; così la clinica per malati terminali è vissuta come un luogo consolante, e non semplicemente uno spazio di pena, mentre nel cortile gli oltre 300 bambini salvati dalla strada giocano, studiano, imparano un lavoro che dà speranza al loro futuro.

 

“Alla cerimonia che si è svolta a Palazzo Lascaris – conclude Leo – sono intervenuti, con i principi Sergio di Jugoslavia ed Emanuele Filiberto di Savoia, il presidente onorario dell’Associazione internazionale Regina Elena Onlus Francesco Carlo Griccioli della Grigia e il console onorario del Paraguay Roberto Sega”.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 31/03/2013