Il mondo deve essere 'open'

Tim Berners-Lee: privacy necessaria per democrazia digitale

Fonte: Zeusnews.it

La visione su cui si basa Berners-Lee è la traduzione in pratica della "regola" che vige al World Wide Web Consortium , di cui è presidente: «se non c'è sul web, non esiste».

Perché tutti però possano essere partecipi di un mondo orientato in questo modo è dunque necessario che diventi sempre più semplice creare e modificare le pagine web: chiunque, anche qualcuno che non è un tecnico deve poter inserire e alterare i contenuti, adoperando strumenti più potenti. Per trovare modalità con le quali questo può succedere è necessario incontrarsi e scambiarsi le idee: e il mezzo ideale per farlo è proprio il web stesso.

Potranno le tecnologie attuali reggere tutti i cambiamenti che si affacciano all'orizzonte? O c'è forse bisogno di una nuova Internet, con nuovi protocolli creati ex novo o quasi?

Per Berners-Lee non ci sarà bisogno di inventare nuove tecnologie inedite, ma l'evoluzione della struttura attuale servirà perfettamente al proprio compito.

Dopotutto, Internet è oggi molti diversa da com'era quando è nata; eppure, tutto ciò che abbiamo ora è semplicemente l'evoluzione delle tecnologie sviluppate tempo fa. Al primo server web e all'HTML originario sono state aggiunte estensioni e nuovi linguaggi si sono affacciati (da JavaScript al PHP passando per l'attenzione alla crittografia e alla sicurezza) ma ogni tecnologia successiva è rimasta aperta e permette di accedere a quella precedente.

Questo dettaglio è molto importante. È vitale, se si vuole che il web continui a svilupparsi e resti libero dal controllo di pochi, che ogni aggiunta o evoluzione sia di carattere open source, un modello che andrebbe seguito in ogni ambito della tecnologia.

Secondo Tim Berners-Lee, ad esempio, se si vuole che la stampa 3D davvero adempia le promesse di rivoluzionare la creazione degli oggetti è vitale che le tecnologie che ne stanno alla base siano open source e liberamente accessibili.«L'unica via è l'open source. Il mondo dei makers deve essere open» ha dichiarato il padre del web, aggiungendo a margine che «è necessaria una rivisitazione del diritto digitale e del copyright».

Nel suo speech, Berners-Lee ha tempo di spendere due parole anche sulla situazione dell'Internet italiana, riconoscendo come la disponibilità della Rete non sia ancora una garanzia nel nostro Paese. Egli ritiene che sia da privilegiare innanzitutto la fornitura di una connessione, anche se lenta, a tutti, perché ciò«significa avere la possibilità di far parte dell'economia digitale, rendendo il Paese più operativo e funzionale».

A questo proposito è intervenuto più tardi Oscar Cicchetti di Telecom Italia, il quale ha affermato che entro 30 mesi il 25% della popolazione italiana avrà accesso alla banda ultralarga su rete fissa, e il 50% avrà accesso a quella mobile.

Tim Berners-Lee tocca anche il tema dei social network, sfiorando il concetto di amicizia e ricordando che quando si fa "amicizia" in questi ambienti non si tratta di una "vera amicizia": magari è un rapporto tra colleghi di lavoro, e si può arrivare a creare delle dipendenze.

Dopotutto, il padre del web ha sempre guardato con occhio critico i social network, temendo la chiusura che possono rappresentare: ognuno di essi è tentato di trasformarsi in un'esperienza totalizzante, chiudendo l'utente in un recinto e scoraggiandolo a gettare lo sguardo oltre lo steccato.

«Uno dei motivi per cui ho creato il Web è la collaborazione e la condivisione, per una società aperta con meno barriere» spiega sir Timothy. «Abbiamo bisogno di strumenti potenti per una collaborazione universale e risolvere i grandi problemi del mondo».

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 30/03/2013