Pirati, schiavi e riscatti nel Regno di Sardegna

A cura di Luigi Griva.

 

Introducendo la 3º conferenza del ciclo "Piemonte sul mare", il Presidente Manuele ha presentato il relatore, Luigi Griva, noto studioso della Marina sabauda.

Facendo riferimento hai suoi trascorsi di archeologo subacqueo e alle sue numerose ricerche svolte in mare, ad esempio il recupero della "piroga di Bertignano" imbarcazione dell'età del bronzo, Manuele ha, simpaticamente, riferito che, non potendo più per ragioni di età immergersi in mare, Griva si è ormai dedicato alle "immersioni" negli archivi storici, con risultati altrettanto importanti.

La parola, dopo un breve saluto del sempre presente Consigliere Novero, è passata all' atteso relatore che ha iniziato la sua esposizione facendo un breve riferimento all'origine del suo interesse per i riscatti dei sudditi del Regno di Sardegna rapiti dai pirati Barbareschi.

Il collegamento infatti è nato da ricerche su poesie e canzoni piemontesi riguardanti Padre Ignazio Isler fatte in collaborazione con la casa editrice Viglongo.

Questo Padre apparteneva all'ordine dei Trinitari calzati che aveva, come missione proprio il riscatto degli schiavi catturati dai pirati Barbareschi.

Ma chi erano questi pirati?

È la risposta con la quale Griva ci introduce nel vivo della sua esposizione.

Con i termini mori, Barbareschi, saraceni a volte semplicemente turchi, si intendono pirati nord-africani che, con navi maneggevoli e veloci, si spingono da Tripoli, Algeri, Tunisi, fino in mare aperto minacciando le coste delle Sardegna della Puglia, della Sicilia e del mar Ligure.

Attaccano, nella stagione propizia alla navigazione, imbarcazioni in viaggio ed effettuano scorrerie lungo la costa al fine di catturare schiavi e far bottino, ma questa loro attività non si ferma nei mesi invernali quando, dalle loro temporanee basi sulle coste, portano terrore anche nell'entroterra.

Detto ciò l'analisi del relatore si concentra sul tema in questione: Il Regno di Sardegna.

La Sardegna, unita al Piemonte nel 1720, ha ereditato dal malgoverno spagnolo una situazione disastrosa: coste spopolate, alla mercé dei pirati galee, che dovevano proteggere i traffici marittimi, ferme a Genova per la mancanza di una darsena a Cagliari.

La monarchia sabauda, che disponeva di una piccola flotta, non era in grado di reprimere la pirateria barbaresca.

Inizia quindi con Vittorio Amedeo II tutto un impegno per la difesa delle coste sarde con il restauro delle fortificazioni esistenti e la costruzione di strutture di difesa a Cagliari e a Carloforte nell'isola di San Pietro.

Si ebbero così i primi risultati: nel 1745 le galee regie catturano una galea turca nel 1753, presso l'isoletta di Tavolara, viene catturata una galeotta tunisina, mentre nel 1763 uno sbarco importante a Capo Teulada viene respinto grazie anche alla popolazione.

Tuttavia, le incursioni continuano a Siniscola e Orosei come, anche a Ceriale e a Ustica e hanno sempre una tragica conclusione: distruzione, rapine, omicidi e soprattutto centinaia di persone catturate e rese schiave.

Si entra quindi nella 3º fase di questa interessante relazione, quella in cui più si concentra la ricerca del Dott. Griva: schiavitù e riscatti.

Le condizioni di vita dei prigionieri sono orribili. Stipati in prigioni fatiscenti, con catene ai piedi, separati dai famigliari, sono portati ai mercati per la vendita; gli uomini vengono usati come rematori o contadini e le donne costrette al servizio di notabili turchi alla mercé di tutti i soprusi possibili. Ecco che a questo punto, a difesa di questi sventurati, si attiva, oltre alla repressione posta in essere dalla legislazione e dalla diplomazia sabauda, anche un’attività meritevole svolta da ordini religiosi:

i Francescani (che hanno un ospedale ad Algeri) i Mercedari e i Padri Trinitari.

Dal 2002 la ricerca di Griva negli archivi torinesi ha permesso di trovare numerose e interessanti notizie soprattutto su questi ultimi: i Padri Trinitari in Piemonte. L’ordine della Santissima Trinità del riscatto degli schiavi è stato fondato in Francia nel 1197 e presenta due famiglie quella dei calzati e quella degli scalzi.

In Piemonte giungono nel 1617 e hanno come loro compito istituzionale quello di fornire soccorso morale e materiale ai prigionieri, raccogliendo fondi per pagarne il riscatto e recandosi periodicamente nelle capitali del Magreb per effettuarne la liberazione o come si diceva allora “le redenzioni”.

Come risultato di tale ricerca, che copre un periodo di 70 anni dal 1717 al 1787, Griva porta un numero di schiavi riscattati pari a 154 unità per un importo complessivo di non meno di 224.000 Lire di Piemonte.

L’esposizione poi si dilunga su numerosi ed interessanti esempi di riscatto, segnaliamo una per tutti l’imponente somma di 3374 Lire date per una ragazza di 25 anni Maria Cortella di Acqui.

La lotta contro la pirateria e quindi contro la schiavitù incentivata nel periodo napoleonico e diventata più incisiva con l’intervento degli Stati Uniti e delle potenze europee, si conclude con l’occupazione francese di Algeri nel 1830 e della Tunisia nel 1881 che portò alla definitiva scomparsa del problema almeno nel Mediterraneo.

La schiavitù, termina il nostro relatore, è stata abolita, dal punto di vista diplomatico con il trattato di Parigi del 1815.

Ora la parola passa al bravissimo pittore Massimo Alfano per la 4° conferenza “Un racconto di remi, vele e vapore. Uomini, a bordo!” in programma mercoledì 27 marzo.

 

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Articolo pubblicato il 25/03/2013