Carne di pecora vietata venduta in Francia, nessun pericolo per l'Italia

Dopo la carne equina trovata in alcune confezioni di lasagne, lo scandalo alimentare che sta colpendo il paese europeo in questi ultime settimane si allarga

Fonte: BenessereBlog.it

Carne di pecora trattata con un sistema non autorizzato in Francia, ma proveniente dall’Inghilterra, e lo scandalo alimentare che sta colpendo il paese europeo in questi ultime settimane si allarga. Dopo la carne equina trovata in alcune confezioni di lasagne già pronte per essere scaldate e mangiate, ecco che ora è la carne di pecora a destare preoccupazioni in Francia.

In Francia, nella stessa azienda che era già stata coinvolta nello scandalo della carne di cavallo nelle lasagne, sono state ritrovate tracce di carnei di pecora non conformi alle norme europee, non trattate secondo le leggi dell’UE. Le carni erano tutte provenienti dall’Inghilterra: l’allarme riguarda solo la Francia, mentre in Italia arrivano le rassicurazioni del Ministero della Salute.

Dopo la carne equina trovata in tantissimi prodotti già pronti , gli ispettori sanitari francesi hanno continuato i loro controlli, ritrovando in questa azienda 57 tonnellate di carne di pecora, provenienti dalla Gran Bretagna, macellata con una tecnica di raschiatura delle ossa. Una procedura che in Unione Europea è vietata in seguito ai casi del morbo della mucca pazza.

Non si sa se in Francia la carne è già stata commercializzata, ma riceviamo rassicurazioni dal nostro Ministero della Salute secondo le quali le carni di pecora pericolose non sono arrivate in Italia. Ecco la nota del ministero:

In riferimento alla notizie provenienti dalla Francia sulla carne di pecora macellata in Gran Bretagna con la tecnica della separazione meccanica, che non è autorizzata per queste tipologie di animali, il Ministero della Salute precisa che le indagini sulla tracciabilità escludono la commercializzazione del prodotto sul mercato italiano. Il Ministero della Salute era stato informato dal sistema di allerta della Commissione europea.

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Articolo pubblicato il 21/03/2013