Il salvataggio di Cipro spacca l’Europa e fa infuriare la Russia

La Russia il paese più esposto dalla crisi del sistema finanziario cipriota. Secondo Moody’s un default delle banche di Nicosia metterebbe a rischio quasi 20 miliardi di dollari di capitali russi

 

Fonte: GadLerner.it

Il salvataggio di Cipro, il quinto dell’eurozona dallo scoppio della crisi dei debiti sovrani, ha già conquistato il titolo di più controverso e rinnegato da tutti coloro che l’hanno ideato. Dopo la negativa reazione degli investitori, che hanno sonoramente bocciato l’intervento, causando pesanti ribassi sulle Borse e pesanti ripercussioni sui mercati secondari dove vengono scambiati i titoli di debito sovrano, la situazione si è ancora più ingarbugliata. Il voto del Parlamento di Nicosia è stato rinviato a domani sera, visto che i dettagli del salvataggio saranno sicuramente rivisti. La banca centrale cipriota ha invece annunciato che gli istituti di credito rimarranno chiusi fino a giovedì, per evitare un potenzialmente devastante bank run, la corsa agli sportelli per ritirare i risparmi. Questa sera Cipro presenterà una nuova proposta all’eurogruppo, un tentativo per placare la reazione furiosa suscitata dal salvataggio.

Il punto più controverso dell’intervento rimane il prelievo forzoso sui depositi inferiori ai 100 mila euro, la soglia sotto la quale esiste l’assicurazione pubblica dei risparmi garantita dalla stessa Ue. La decisione è stata rinnegata dalla Troika, e sui retroscena della stampa finanziaria emerge come essa sia principale frutto del governo cipriota. Secondo Peter Spiegel del Financial Times la scelta di imporre un prelievo significativo a tutti i risparmiatori, scontando così le perdite subite dai maggiori, dipenderebbe dalla volontà del presidente Nicos Anastasiades di preservare la natura di paradiso “off-shore” dell’isola del mediterraneo, lido preferito degli oligarchi russi. L’afflusso di capitali a Cipro è stato così ingente negli scorsi anni che nelle banche dell’isola ci sono assets pari all’800% del Pil, una somma enorme che ricorda la crescita gigantesca del sistema finanziario islandese. Il boom della finanza è così diventato la croce di Cipro, così come capitò all’Islanda, dopo essere stato il suo motore di crescita più significativo.

Le banche di Cipro sono sostanzialmente fallite, e per evitare il loro collasso è necessario il salvataggio pubblico. Il problema è che i creditori internazionali, Germania in primis, hanno deciso di non coprire l’intero volume, 17 miliardi, degli aiuti necessari a evitare un default, imponendo una compartecipazione dei ciprioti. La via scelta è stata quella di una patrimoniale immediata, simile a quella che impose il governo di Giuliano Amato nel 1992, anche se con una percentuale assai più alta. Questa forma di imposizione però è in contrasto con la legislazione europea, de facto anche se non de iure. Una direttiva comunitaria infatti sancisce in 100 mila euro la soglia sotto la quale i risparmi dei cittadini depositati dalle banche sono garantiti all’interno della Ue. L’eurozona ha però, come ha rimarcato un editoriale di Wolfgang Münchau sul Financial Times, optato per un haircut del risparmio privato dai potenziali esiti distruttivi. Il miracolo compiuto da Mario Draghi con il programma Omt, che aveva tranquillizzato i mercati e permesso la discesa del costo del debito per i paesi in eurocrisi, sembra essersi volatizzato per colpa del salvataggio di Cipro. Il governo tedesco si è plasticamente spaccato su questo intervento, palesando tensioni covate negli ultimi mesi. Uno dei motivi per i quali la Germania ha imposto il bail in è infatti la mancanza di una maggioranza al Bundestag della Merkel sulla politica europea. Senza i voti di Spd e Verdi, che avrebbero votato contro ad un piano che non tassasse i capitali degli oligarchi, l’accordo per salvare Cipro non sarebbe potuto entrare in vigore.

La decisione di colpire solo i depositanti dai conti correnti più ricchi però non sarebbe ugualmente indolore. La Russia è infatti il paese più esposto dalla crisi del sistema finanziario cipriota. Secondo Moody’s un default delle banche di Nicosia metterebbe a rischio quasi 20 miliardi di dollari di capitali russi. Negli ultimi anni Cipro è stato il lido preferito per il riciclaggio degli oligarchi russi, grazie ai suoi scarsi controlli e alla regolamentazione molto lasca. Il maxi prelievo sui conti corrente è stato condannato in modo assai aspro e repentino da Vladimir Putin. Il primo ministro Medvedev ha parlato invece di una mossa che assomiglia ad una “confisca di capitali stranieri”, ammonendo sulla revisione dei rapporti sia con Cipro che con la stessa Ue. Secondo alcune fonti Mosca starebbe pensando ad un lancio di un prestito a Nicosia che permetta di rimpatriare senza perdite i capitali degli oligarchi russi. L’ipotesi di un intervento di Gazprom è stata in realtà smentita, ma i contatti tra la cancellerie comunitarie e Mosca saranno sicuramente continui nelle prossime ore.

 

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Articolo pubblicato il 18/03/2013