Van Rompuy: il Presidente
Strasburgo

Mario Monti vola a Strasburgo per conferire con il suo diretto superiore

Ogni settimana Mario Monti vola a Strasburgo. Deve conferire con il suo diretto superiore da cui attinge le direttive e prende gli ordini da trasmettere ai suoi ministri e tramite loro al popolo italiano. “Ce lo chiede l’Europa”, afferma il bocconiano. E l’Europa ha il volto di Herman van Rompuy (foto) detto “ lo spettinato” che è il presidente del Consiglio europeo ed è nientemeno che il principale rappresentante dell’UE nelle sue relazioni esterne.

Se l’Europa fosse uno stato, od una confederazioni di stati, ne sarebbe il premier. Van Rompuy è un belga, e, considerando la scarsa opinione che i francesi hanno dei cugini belgi, non si riesce a comprendere perché la Francia e gli altri paesi della cosiddetta unione abbiano dato parere favorevole alla sua investitura.

E’ probabile che sia stato decisivo il fatto che, tra tutti i candidati proposti dal Club Bilderberg, il belga era quello che dava le maggiori garanzie di obbediente efficienza. Ed in effetti, la decisione di nominare Herman van Rompuy presidente dell’unione europea è stata presa in una cena organizzata dal Bilderberg Club a porte chiuse nel castello belga di Hertoginnedal.

Il buon Herman, l’uomo da cui il nostro Mario Monti prende ordini, ricorda nella sagoma allampanata, nel capo minuto e nelle espressioni ora buffe, ora seriose del suo volto, la figura di un lemure, che è un piccolo mammifero che vive nei paesi sudafricani.

Nessuno in Europa, conoscendolo, lo avrebbe votato ed a Strasburgo è stato infatti deciso che nessun cittadino europeo poteva avere la possibilità di votarlo.

E’ salito (o disceso) al governo dell’Europa esattamente come Mario Monti al governo dell’Italia. Van Rompuy nominato dal club Bilderberg, Monti da Napolitano. Ed è logico che ambedue abbiano le stesso programma e la stessa ideologia. Quella delle tasse.

L’euroburocrate belga intende infatti farsi promotore di una serie di nuove tasse europee da versare direttamente alla UE. Oltre alla pioggia di balzelli già in vigore nelle nazioni dell’eurozona (per l’Italia quelli di Mario Monti, che hanno portato il paese in una drammatica recessione), ritiene indispensabile l’istituzione di una nuova tassa sui carburanti, di una tassa sui voli aerei e la creazione di un’IVA europea, in modo da formare un unico canone che vada direttamente nelle casse di Bruxelles.

Van Rompuy è l’uomo che nel novembre 2011 si è precipitato in Italia per appoggiare il bocconiano e si è permesso di intimare, violando la nostra sovranità e la nostra indipendenza, che ”questo paese ha bisogno di riforme, non di elezioni”.

E questo belga, smilzo e dall’aspetto un po’ buffo, è stato ascoltato come un oracolo da Napolitano e dai grandi giornali che preparavano il paese alla sospensione dell’ordinamento democratico con l’incarico a Mario Monti. Nessuno ha voluto considerare il fatto che l’uomo proveniva da un paese, disorganizzato, il Belgio, sempre sull’orlo di una secessione, e che aveva avuto l’investitura alla presidenza dell’UE da parte di una casta di euroburocrati che, come lui, nessuno ha eletto e che si eleggono solo tra loro.

L’Europa che fa capo a Herman van Rompuy è un organismo ben diverso da quello che, con le lacrime agli occhi, la coppia Ciampi e Prodi ci aveva prospettato, costringendoci addirittura a pagare una tassa per poter accedere a quel paradiso in terra che esisteva solo nelle loro menti. Romano Prodi, che rientra dall’Africa per proporre se stesso alla successione di Napolitano, pensa che gli italiani non abbiano memoria.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 22/02/2013