In India lo sciopero è di sangue

Scoppia la violenza nella prima giornata: ucciso un sindacalista, 50 arresti dopo disordini di piazza

Fonte: Giornalettismo.com

Sangue sullo sciopero in India. Sulla seconda giornata di mobilitazioni, proclamata dalle 11 sigle sindacali nazionali (oltre alle 2mila locali) contro il programma di privatizzazioni e l’aumento dei prezzi, pesa la notizia della morte di Narender Singh, un leader sindacale: ucciso ad Ambala, una città dello Stato di Haryana, nel nord del paese. Già ieri durante la prima giornata, non erano mancate le violenze. Alcune manifestazioni erano finite tra i disordini: almeno 14 sono stati i manifestanti arrestati nel polo industriale di Noida, alla periferia di New Delhi.

LA MORTE DEL SINDACALISTA IN INDIA – A riferire l’omicidio del sindacalista era stata Times Now Tv . Il segretario generale di Aituc, Gurudas Dasgupta, aveva spiegato come il tesoriere del sindacato, Narender Singh, fosse stato pugnalato all’alba, vicino alla stazione degli autobus di Ambala. Ad ucciderlo sarebbero stati alcune persone, non ancora note, che insistevano per far partire gli autobus nonostante lo sciopero. Nonostante l’omicidio, la seconda giornata di mobilitazione è stata confermata: le undici sigle sindacali che hanno firmato il patto hanno confermato la loro volontà di protestare contro la “politica antipopolare” del governo, quello guidato dal partito del Congresso di Sonia Gandhi. A determinare la rottura dei rapporti con l’esecutivo, dopo mesi di trattativa, è stato soprattutto l’aumento generalizzato dei prezzi degli alimenti. Ma non solo: ad essere criticato è anche il programma di privatizzazioni, così come la semplicità con cui il governo continua a concedere l’autorizzazione agli investimenti stranieri in settori chiave dell’economia indiana.Tra quelli maggiormente a rischio ci sono i lavoratori del settore dei trasporti, compresi i popolari tricicli a motore (tuc tuc). Ma protestano anche i dipendenti pubblici e chi lavora nelle scuole. Le undici sigle sindacali hanno presentato al governo diverse proposte: tra queste la riforma del lavoro, la previdenza sociale per il settore informale, misure che possano contrastare l’aumento dei prezzi degli alimenti. Ma anche il blocco del programma di privatizzazioni e aumenti degli stipendi, portando il salario minino fino a 10 mila rupie (circa 138 euro, ndr).

LE VIOLENZE DI IERI – Alla vigilia della protesta, di 48 ore, i sindacati avevano fornito i numeri di quella che dovrebbe essere una maxi mobilitazione: “Almeno 100 milioni di indiani incroceranno le braccia”, avevano spiegato gli organizzatori. Le autorità parlano però di una adesione soltanto parziale nelle metropoli come Mumbai e New Delhi. Oltre all’omicidio del sindacalista, si sono registrati altri disordini durante la prima giornata di sciopero. Le forze dell’ordine hanno arrestato una cinquantina di persone – come spiega anche la Bbc – dopo che a Noida, un sobborgo di Delhi, alcuni lavoratori hanno attaccato alcune fabbriche e dato alle fiamme 25 veicoli, compreso un camion dei pompieri.

PARTECIPAZIONE E SECONDA GIORNATA – Rispetto alle attese della vigilia, la partecipazione sembra essere stata minore nelle città più popolate: molte banche statali erano chiuse e il trasporto pubblico è rimasto bloccato in diverse parti del paese. Ma sia nella capitale, New Delhi, che nella città occidentale di Mumbai non si sono registrati grandi disagi, così come in piena funzione sono rimasti i mercati finanziari. A Noida diversi proprietari delle fabbriche colpite dai manifestanti hanno criticato le forze dell’ordine, accusate di non essere arrivate in tempo per impedire la violenza. Per oggi, intanto, è stato annunciato anche lo sciopero  delle fabbriche del polo automobilistico, compresa la componentistica di Gurgaon-Manesar (dove ci sono anche diverse imprese italiane, ndr). Altre aziende non scioperano, ma gli stabilimenti resteranno chiusi: temono che possano ripetersi le violenze di ieri nel polo di Noida.

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Articolo pubblicato il 21/02/2013