Aziende e professionisti snobbano il web 2.0

LinkedIn è il social network per i professionisti, ma in Italia è poco usato

LinkedIn è il social network specializzato per i professionisti, ma in Italia lo usiamo molto poco. Di 513 top manager che lavorano in 100 delle maggiori aziende in Italia solo la metà è presente su LinkedIn e solo il 5% usa Twitter. Si parla di amministratori delegati, direttori finanziari, presidenti e altre figure di altissimo livello, non ultimi i responsabili della comunicazione e delle risorse umane.

Il dato emerge dalla Social Media Awards di Lundquist , che ha messo sotto alla lente di ingrandimento il modo in cui 100 delle maggiori aziende in Italia sfruttano i social media. Di tutti i dirigenti chiamati in causa, solo 38 persone hanno un account su Twitter, e di questi solo tre lo usano per motivi professionali e 13 non sono più attivi. A fare da precursore in Italia è stato, il 5 maggio del 2007, Pietro Scott Jovane, ex CEO di Microsot Italia e attualmente amministratore delegato di RCS Media Group.

245 manager su 513 hanno un profilo su LinkedIn, ma il 13% non l'ha aggiornato con l'incarico professionale più recente. A dare il buon esempio però ci sono nomi celebri, come l'amministratore delegato di Telecom Italia Marco Patuano, il Presidente di Edison Henri Proglio e quello di Benetton Alessandro Benetton. Fra le aziende che vantano il maggior numero di manager al passo con le tecnologie social ci sono la stessa Edison e RCS MediaGroup.

La maggior parte delle aziende però latita quando si parla di social. Da un'altra ricerca di Lundquist era emerso che il 12 per cento delle 100 maggiori aziende italiane non ha una pagina di LinkedIn. Fra quelle che ne hanno una, due terzi non la gestiscono attivamente e quindi non ne traggono alcun vantaggio.

Solo 13 aziende delle cento prese in esame hanno aperte posizioni lavorative su LinkedIn, ma solo in 8 casi i candidati possono proporre i loro curriculum tramite il social network. E c'è dell'altro: il 30% delle aziende in questione non pubblica su LinkedIn una descrizione delle sue attività.

Insomma, da qualsiasi lato si guardino, i dati sono sconcertanti, considerato che siamo nell'era del web 2.0 e che ormai la ricerca del posto di lavoro dovrebbe passare prima da Internet che dalle vecchie cassette della posta. Evidentemente non è così.

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Articolo pubblicato il 10/02/2013