Demolire il Taj Mahal

La provocazione di un ministro indiano durante un comizio

Fonte: IlSecoloXIX

Non c’è pace per il Taj Mahal, il celebre monumento all’amore e simbolo dell’India, definito dal poeta Tagore «una lacrima di marmo ferma sulla guancia del tempo». Dopo l’allarme per il rischio di crollo delle fondamenta e le rivendicazioni mai sopite dei nazionalisti indù che credono sia sorto su un tempio di Shiva, adesso un influente politico propone addirittura «di raderlo al suolo».

La provocazione, che ha già scatenato la rabbia della città di Agra, è stata lanciata da un ministro dell’Uttar Pradesh, Mohammed Azam Khan, durante un comizio. «Shah Jahan ha svuotato le casse dello Stato per costruire una tomba per la sua concubina» è sbottato il politico musulmano che è anche un potente deputato di un partito dello stato settentrionale, il più popoloso dell’India, dove sorge appunto la tomba costruita dal più importante imperatore mughal per la sua amata moglie.

Azam Khan poi è andato oltre aggiungendo «che avrebbe partecipato alla demolizione del Taj Mahal» se ci fosse stata l’occasione, con riferimento a quando i radicali indù nel 1992 distrussero un’antica moschea nella città sacra di Ayodhya.

La sconcertante dichiarazione ha ovviamente sollevato un vespaio di polemiche in tutta l’India, ma soprattutto ad Agra dove c’è stata una vera e propria levata di scudi contro il ministro che guida il dicastero dello Sviluppo Urbano.

L’obiettivo di Azam Khan era in realtà quello di criticare la «grandeur» della rivale politica Mayawati, salita alla ribalta per aver disseminato l’Uttar Pradesh di mega monumenti auto-celebrativi quando era al governo. Ma quella che era forse una semplice «boutade» è stata presa sul serio da rappresentanti della Sovraintendenza ai beni architettonici e dell’industria turistica di Agra, meta di due milioni di turisti all’anno.

Oltre a essere uno dei monumenti più ammirati e visitati al mondo, il Taj Mahal è considerato uno dei gioielli più preziosi del patrimonio indiano e quindi da conservare gelosamente. Si narra che il mausoleo marmoreo sia stato realizzato da 20 mila operai e mille elefanti con l’aiuto di architetti italiani. Qualcuno ha stimato che costruire la tomba di Muntaz, morta di parto nel 1622, costi dai 200 ai 500 milioni di dollari ai prezzi attuali di mercato.

Per proteggerlo dall’inquinamento, è vietato installare industrie nel raggio di 80 chilometri. Ogni due o tre anni poi, i marmi sono ripuliti dallo smog con una speciale «maschera di bellezza» a base di fango, limone e latte, di solito usata dalle donne indiane per sbiancare la pelle.

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Articolo pubblicato il 02/02/2013