Ospedale Valdese: no alla chiusura
Lo striscione allestito dai manifestanti

Pazienti di oncologia e cittadini in corteo

Sabato 12 gennaio in piazza Castello si è svolta una manifestazione contro la chiusura dell'Ospedale Valdese, secondo in Piemonte per la cura del tumore al seno e riferimento d'eccellenza per ogni tipologia di intervento.

I piani sanitari regionali hanno da tempo segnato il destino della struttura ospedaliera cittadina che offre il miglior contesto assistenziale specialmente per ciò che riguarda la cura del cancro alla mammella con 600 interventi all'anno, 800.000 prestazioni di laboratorio e 4.500 pazienti in follow up oncologico con sale operatorie e reparti di degenza appena ristrutturati e nuovi macchinari lasciati, purtroppo, inutilizzati.

"Un'eccellenza sanitaria nazionale sta per essere distrutta dalla Regione Piemonte": così si leggeva sul volantino distribuito ai cittadini che hanno condiviso la preoccupazione dei diretti interessati, di coloro cioè che rischiano di perdere un punto di riferimento in cui trovare conforto nella lotta alla malattia, un punto che da sempre ha saputo ceare attorno alle cure ospedaliere la giusta cornice di solidarietà e di coraggio che è sicuramente un fattore determinante per combattere e vincere il cancro.

Importante la testimonianza di Carla Diamanti:

"Si sta vivendo la più negativa possibile situazione fatta di silenzio e di storie raccontate che si diffondono piano piano. E' grottesco che si annunci che tutti i pazienti sono stati risistemati nella costituenda nuova collocazione: ma se è costiduenda vuol dire che ancora non c'è e che quindi tutto ciò non è vero".

Diamanti ha voluto ricordare come attualmente i malati siano seguiti nel percorso che inizia con la diagnostca della malattia e prosegue fino al termine dei cicli di chemioterapia e si esaurisce nel follow up:

"Adesso - ha proseguito Diamanti - saremo sparsi a destra e a manca e non si sa dove a fare una mammografia di qua, una ecografia di là in posti in cui non abbiamo una storia clinica e dove oltre tutto non c'è la competenza specifica che c'è al Valdese. Io sono di Roma, ho il marito che vive in Francia, avrei potuto essere seguita da una parte o dall'altra, ma ho scelto di stare qui per compiere il mio percorso a Torino, da sola perchè qui non mi sentivo sola, merito dei medici e della strutturazione complessiva che mi hanno dato un grande aiuto".

Ma allora cosa si può fare per cercare un rimedio a ciò che sta per accadere:

"Farci sentire - ha replicato Diamanti - far capire che non abbassiamo la guardia: noi abbiamo pagato di tasca nostra tutto il materiale che stiamo distribuendo alla gente: volantini e palloncini pagati dai pazienti".

Carla Diamanti ha anche voluto ricordare criticamente:

"Parliamo sempre di mala sanità in Italia: questa volta che invece c'è un esempio di buona sanità perchè la dobbiamo distruggere?".

Ma la Città come si è schierata in proposito:

"Il Comune di Torino si è espresso a nostro favore: siamo andati a trovare il Sindaco Fassino che ci ha confermato di essere dalla nostra parte ma che nulla può contro l'ostruzione della Regione. Tutto ciò è incomprensibile: ho più volte chiesto ai media di chiedere all'Assessore Monferino, il quale peraltro si nega ad ogni colloquio con noi, se manderebbe in caso di necessità una donna della sua famiglia in strutture che fanno dieci numeri all'anno piuttosto che al Valdese che ne fa migliaia. Giorni fa in TV l'Assessore ha anche ipotizzato l'esistenza di interessi privati: ebbene, vorrei che venisse qui a dirlo a me, paziente oncologica, per sapere quali interessi privati ho al di fuori della mia salute e di quella degli altri malati".

Del silenzio assordante dell'Assessore Monferino abbiamo chiesto al Consigliere comunale Lucia Centillo che ha detto:

"A me risuta che non abbia ancora parlato nè con il Sindaco Fassino e neppure con l'Assessore comunale; continua a ripetere che ne parlerà appena le cose saranno pronte, ma io rimango agli atti e cioè che doveva riunire un tavolo di concertazione e non l'ha fatto; questa è la cosa fondamentale anche se continua a dire ai giornali che va tutto bene. Spero che la gente si ricordi di tutto ciò quando andrà a votare; i generali problemi economici li conosciamo tutti, ma l'approccio potrebbe essere molto diverso: dimostrarsi sordi alle questioni che pongono i cittadini e gli operatori costituisce un problema che penalizza il servizio e la parità del servizio".

Mario Cornelio Levi, Presidente della Circoscrizione 8 in cui sorge il Vadese, ha puntualizzato:

"I problemi sono iniziati da quando c'è la Giunta Cota".

Sempre in prima linea a difesa della struttura, Levi ha altresì criticato l'atteggiamento dell'Assessore regionale Monferino:

"L'ho già definito ottuso e dittatoriale e con i dittatori è difficile colloquiare. Non sono bastati i nostri ordini del giorno, quelli del Comune, gli interventi di Fassino e del Ministro Balduzzi: questi sono sordi; le motivazioni addotte per distruggere in particolare la senologia del Valdese possono essere esercitate in difesa. Tengo inoltre a precisare che siamo qui non pechè l'ospedale è sul nostro territorio bensì per una battaglia di civiltà in difesa dei malati affinchè non venga distrutta un'eccellenza, peraltro non ricostruibile in altre parti, per sostituirla con non si sa bene che cosa".

Infine abbiamo raggiunto Maria Luciana Pronzato, Consigliera in circoscrizione 8 della Lega Padana Piemont, la quale ha criticato in maniera assai forte il negarsi di Monferino ad un confronto con la gente:

"Ho anche presentato un Odg contro i tagli alla Sanità ma purtroppo mi è stato bocciato incredibilmente dalla stessa maggioranza come pure dalla minoranza in quanto di competenza, è stato detto, della Regione; la sorte del Valdese mi è sempre stata particolarmente a cuore e trovo che chiudere una struttura che funziona sia inconcepibile, scaturita oltre tutto da un assessorato regionale che ha a capo un ingegnere siderurgico e meccanico, il che con la sanità non ha molto a che vedere".

Il presidio di piazza Castello ha scaturito un corteo spontaneo che ha percorso via Roma fino a Porta Nuova scandendo "Via le mani dal Valdese" per ritornare alla partenza da via Lagrange scortato dalla Polizia Municipale che non ha interrotto, dimostrando grande sensibilità al problema, una manifestazione priva delle autorizzazioni necessarie per lo sviluppo del corteo.

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Articolo pubblicato il 13/01/2013