Regione Piemonte - Riforma autonomie locali
Il Palazzo della Regione Piemonte

Pedrale (Pdl): "Sul territorio almeno il 60% di tasse e imposte"

“Ero sicuro della tenuta dell’alleanza tra Pdl e Lega Nord, e così è stato. Abbiamo obiettivi comuni, primo tra tutti quello della concreta realizzazione del federalismo e di una riforma costituzionale che consenta alle Regioni, e parlo in particolare della Regione Piemonte, di trattenere sul territorio la maggior parte del proventi di tasse e imposte, per consentire che queste risorse siano investite in servizi per la popolazione e per le imprese”.

 

Con queste parole il presidente del Gruppo consiliare regionale del Pdl Luca Pedrale commenta il patto siglato tra il Popolo della Libertà e la Lega Nord e lancia un progetto a lui molto caro: quello di trasformare il Piemonte in una Regione fiscalmente quasi autonoma, con uno statuto simile a quello del Friuli-Venezia Giulia.

 

“Ciò, ovviamente – puntualizza Pedrale – se ci fossero difficoltà ad applicare da subito la trattenuta sul territorio del 75 per cento delle imposte, come è previsto dall’accordo tra Pdl e Lega Nord in Lombardia”.

 

“Non si tratta – spiega Pedrale – di raggiungere gli eccessi peraltro anacronistici riservati a Regione autonome come la Sicilia, la Valle d’Aosta o il Trentino Alto Adige. Le motivazioni su cui i padri costituenti fondarono queste aree privilegiate del Paese oggi non sussistono più ed è sempre più difficile giustificarle richiamandosi alle peculiarità storiche, linguistiche e culturali di questi territori. Si tratta però di Regioni blindate dalla Costituzione e dai loro Statuti, a loro volta leggi costituzionali. E’ quindi necessario procedere a una riforma dell’assetto istituzionale per parificare lo status di queste Regioni a quello delle altre. Una strada, però, lunga e impervia”.

 

“L’unica alternativa – precisa Pedrale – è quella di mettere in pratica il procedimento previsto dall’articolo 116 della Carta Costituzionale, come ventilato non troppo tempo addietro dai governatori Zaia, Formigoni e Cota: ovvero conferire maggiori ambiti di autonomia ad alcune Regioni e renderle assimilabili a quelle a statuto speciale dal punto di vista dei conti pubblici. Un’opportunità finora mai sfruttata”.

 

“Non si tratta – prosegue Pedrale – di inserire anche Veneto, Lombardia e Piemonte in questa sorta di ‘club dei protetti’. Ma semplicemente di tutelare le regioni del nord ed evitare che debbano continuare a farsi carico di una scriteriata gestione delle risorse: eclatante l’esempio della Sicilia, che non solo spende e spande i soldi che lo Stato le invia a pioggia, ma si permette anche di snobbare i finanziamenti europei, utilizzando solo il 12 per cento dei 6 miliardi di euro di cui può beneficiare. Situazioni non certo tollerabili, soprattutto in tempi di spending review”.

 

“Una concreta riforma federalista, che consenta di avere a disposizione del territorio almeno il 60 per cento del gettito prodotto da tasse e impose – conclude Pedrale – è l'unico modo per fare riprendere competitività ad un sistema soffocato da una pressione fiscale troppo alta e per continuare a garantire alla popolazione i servizi di cui ha bisogno, a partire da quelli socio-sanitari”.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 09/01/2013