Francesco Marinaro, ali d'angelo sotto il cielo del destino
L'Angelo di Francesco

Il più giovane scultore piemontese di fama internazionale autore dell’opera che completa uno dei presepi più suggestivi di Torino

La scultura rientra nel gruppo di giovani artisti guidati dal celebre Raffaele Mondazzi per la Chiesa dei Santi Martiri in Via Garibaldi

Francesco Marinaro, giovane scultore torinese, lascia un segno nel sacro d’autore in città. E per giunta in un luogo carico di storia, fascino religioso e suggestione, sotto le volte cinquecentesche della Chiesa dei Santi Martiri a Torino, tra Via Garibaldi e Via Botero, nel cuore della città, ov’è allestito un inedito e originalissimo presepe in gesso facilmente accessibile in questi giorni di festa durante gli orari di apertura della chiesa.

Dopo numerose esposizioni in Italia e all’estero, non ultima quella di Parigi dell’autunno scorso, Marinaro inaugura ora un nuovo filone della propria poetica. E lo fa con un angelo in gesso, che prende le mosse da una nuvola, quale prodotto del soffio della Vita Divina che, stando alla tradizione cattolica, per opera dello Spirito Santo, è alla base della mistero del Natale, con la magia di una Nascita che dall’interno di una grotta ha cambiato, profondamente, il mondo.

L’opera del valente artista piemontese si inserisce perfettamente, completandolo, nel progetto del Presepe messo insieme, anno dopo anno con l’aiuto dei suoi allievi, da Raffaele Mondazzi, noto scultore riconosciuto a livello internazionale nonché fra i docenti di spicco dell’Accademia Albertina di Torino, che a tante giovani promesse ha dato artisticamente i natali.

Francesco Marinaro compreso, il cui modellato, ora disteso, talvolta invece più impetuoso, dà forma al sentimento e all’espressione, al volto così come all’anima dell’opera, seguendo un istinto che nasca dal trascendente per trovare spazio nell’immanente. La leggiadria del corpo alato dell’angelo, cui fa da contraltare la stasi pernica della figura centrale, esprimono appieno il contrasto che da sempre alimenta il senso dell’essere dell’uomo nel suo esistere, così sospeso tra terra e cielo, tra serenità e passione, tra impeto e stasi, secondo il modello dualistico che, sin dalla notte dei tempi, fa di Eros e Zanatos i confini estremi e necessari dell’esistenza.

In un epoca sempre più dominata da marmi, bronzi, materiali moderni, inerti e quasi neanche da scultura - ove tutto è fatto più per stupire che non per comunicare o emozionare - storicamente il modellato rappresenta per me la naturale estensione della mano, il primo vero strumento con cui ogni scultore dà prova di sé. E’ la forma di espressione artistica più autentica, quella che lega più strettamente tra loro l’idea alla materia. La terra, le terre, crete, argille, sono elementi primordiali, così come anche il gesso. Sono il principio che muove l’ispirazione, atto finale di ogni opera”, spiega Marinaro.

Sono grato a Raffaele Mondazzi, maestro di vita e di scultura, per avermi insegnato che le opere migliori sono in fondo figlie di idee e materiali semplici, che divengono via via sempre più complesse quanto maggiore è il cuore di chi le lavora”, conclude l’artista.

Più informazioni su Facebook alla pagina Francesco Marinaro Art.

 

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Articolo pubblicato il 29/12/2012