La Strategia della Manipolazione Mediatica

Carlo Mariano Sartoris ci scrive

  

Noam Chomsky, Studioso di Linguistica a livello mondiale,

Professore Emerito presso il Masschsetts Institute of Technology 

(su internet le sue note biografiche) ci svela le 10 regole della

Manipolazione Mediatica, un sistema di interventi attuati attraverso

i mass media, che ormai non ha più confini.

In ogni parte del mondo il consenso politico e quello d'opinione sono

oggi controllati e regolati mediante ben precise strategie mediatiche,

basate su 10 regole base.

Noam Chomsky ce le svela, sintetizzando con estrema chiarezza 

ciò che si nasconde dietro l'apparenza della comunicazione mediatica.

In questi giorni di forte instabilità politica, si riaccendono i toni e

si rimescolano i temi che hanno animato il calderone mediatico degli

ultimi 15 anni: sicurezza, giustizia, economia, tradimento, sesso.

Nel nostro Paese, ad esempio, succede che molti continuino a
meravigliarsi delle boutade dell'ex Presidente del Consiglio, limitandosi
a bollare barzellette e proclami del premier brianzolo come uscite
inammissibili, senza considerare quanto calcolo e macchinazione logica

stia dietro ad ogni singola affermazione e quanto tutto questo possa distrarre.

Un meccanismo ben oliato e controllato, a cui fanno ricorso non solo

uomini politici, ma esperti di marketing e uomini di infinito potere.

Uno dei più noti studiosi di linguistica, Noam Chomsky, ha stilato la lista

delle 10 regole utilizzate per manipolare la comunicazione mediatica

rimescolando realtà e fantasia, evidenza e costruzione illusoria.

Eccole:
 

 1-La strategia della distrazione
 L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della
distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai
problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed
economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di
continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia
della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico
d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza,
l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica.
“Mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi
sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il
pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per

pensare, quando torna alla fattoria come gli altri animali" (citato nel testo
“Armi silenziose per guerre tranquille”)..

 

 2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si
crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa
reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il
mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio:
lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o
organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico 
a richiedere leggi sulla sicurezza, a discapito della libertà.

O anche: creare una crisi economica per far accettare come un
male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo
smantellamento dei servizi pubblici. Sta accadendo!
 

 3- La strategia della gradualità
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla
gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo
che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo)
furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo,
privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa,
salari che non garantivano più redditi dignitosi. Tanti cambiamenti
che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in
una sola volta.
 

 4- La strategia del differire
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di
presentarla come “dolorosa ma necessaria”, ottenendo l’accettazione
pubblica, al momento, per un’applicazione futura. E’ più facile
accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima,
perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo,
perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare
ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio
richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per
abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione

quando arriva poi il momento.
 

 5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico, usa
discorsi, argomenti, personaggi ed una intonazione particolarmente
infantile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni od

un deficiente mentale. Più si cerca di ingannare lo spettatore, più si

tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad

una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base al principio

della suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta

o reazione sprovvista di senso critico, come quella di una persona di 12

anni o meno (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
 

 6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione
Sfruttare l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto
circuito su un'analisi razionale e sul senso critico dell'individuo.

Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso

all’inconscio per impiantare o iniettare idee,desideri, paure e timori,

compulsioni, o indurre comportamenti….
 

 7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i
metodi usati per il suo controllo e la sua manipolazione. “La qualità
dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più
povera e mediocre possibile, in modo che esse non possano colmare

la distanza cuturale con le classi superiori".

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità
Spingere il pubblico, soprattutto il giovane, a ritenere che è di moda essere mediocri, stupidi, volgari, ribelli, qualunquisti, falsamente ignoranti...
 

 9- Rafforzare l’auto-colpevolizzazione
Far credere all’individuo che soltanto lui è il colpevole delle sue disgrazie, 

a causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue scarse capacità o

dei suoi sforzi insufficienti. Così, invece di ribellarsi contro il sistema

politico/economico, l’individuo si autosvaluta e si auto-colpevolizza,

instaurando uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione dell'azione.

E senza azione non c’è rivoluzione.
 

 10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della Scienza hanno generato
un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute
e utilizzate dal "sistema" delle élites dominanti. Grazie alla biologia, la

neurobiologia e la psicologia applicata, il “sistema” è giunto ad una conoscenza

estremamente avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che in

quella psichica. 

In altre patrole, il "sistema" è riuscito a conoscere meglio l’individuo
comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella
maggior parte dei casi, ora il "sistema" è in grado di  esercitare su ogni individuo 

un controllo ed un potere superiore quello che l'individuo può esercitare su

se stesso.

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Articolo pubblicato il 20/12/2012