Malati di movida - Guarda il video del Convegno
Il tavolo dei relatori

Inquinamento acustico, danni alla salute e degrado

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A Torino, giovedì 29 novembre presso il Castello del Valentino, si è tenuto un interessante convegno dal titolo:

Malati di movida – Inquinamento acustico, danni alla salute e degrado.

L'organizzatrice di tale evento, Simonetta Chierici, auspicando che quest'incontro possa essere il primo di una serie di iniziative, ci spiega:

 

“Abbiamo, in questa sede, centrato la causa dei danni alla salute sul rumore, ma desideriamo sviluppare, in altra e speriamo ravvicinata occasione, le gravissime conseguenze determinate dal consumo di alcool e droga nei giovani e giovanissimi che sempre più partecipano alla “Movida selvaggia” o “Mala Movida”. Questi termini sono meglio adatti a spiegare un fenomeno, ormai in larga espansione nella nostra città e fin troppo sottovalutato e a tratti avvallato dall'Amministrazione comunale, che sta provocando sempre più disagi ai residenti e ai lavoratori di vari settori presenti nelle zone di massimo sviluppo e soprattutto gravissimi danni ai giovani fruitori”.

 

A tale proposito il convegno ha messo in luce, grazie ai suoi autorevoli partecipanti, i gravi effetti del rumore notturno sull'incidenza di patologie cardio-vascolari; uno degli studi portati avanti da enti quali il Ministero della Salute e l'Istituto Superiore della Sanità.

 

Come le emissioni nocive di questa “mala movida” quali il “rumore” porti a varie e profonde conseguenze sulla nostra salute e sopratutto possa avere dei risvolti veramente drammatici per la vita di persone con cardiopatie ischemiche o malattie cardio-vascolari, sono state infatti altamente prese in esame da valenti professionisti i cui interventi, per la loro importanza, saranno materia di successivi più approfonditi articoli.

 

Ora ci riserviamo di ricordare il seppur breve ma importante intervento del Presidente del Consiglio Comunale Giovanni Maria Ferraris il quale si interroga sul problema:

 

“Ritengo doveroso, per la carica istituzionale che ricopro, affrontare questa situazione cercando di trovare un giusto equilibrio tra il rispetto della quiete e l'economia locale. Vorrei che fosse chiaro che questo tema non può essere affrontato solo dal punto di vista amministrativo, ma anche tenendo presente il rispetto dell'uomo; attenzione non sempre presente nelle amministrazioni. Da un lato - prosegue il Presidente - dobbiamo dare spazio allo sviluppo economico e al giusto diritto al divertimento dall'altro dobbiamo far capire che tale divertimento non ha bisogno del rumore che, crescendo a livelli insopportabili, crea unicamente gravi danni. Non ci si diverte solo con il baccano!

E' questo il messaggio che deve essere dato alle nuove generazioni non solo con i divieti ma sopratutto con segnali educativi e culturali che evidentemente la società non è più in grado di trasmettere.Su questo è necessario che la scuola, l'università e soprattutto le famiglie siano chiamate a riflettere e ad agire”.

 

Come nell'Amministrazione spagnola il problema dell'inquinamento acustico venga trattato addirittura come reato ambientale, viene chiaramente ribadito dall'intervento dell'avvocato Lluis Gallardo di Barcellona, portavoce dell'Associaciò Catalana Contra la Contaminaciò Acustica.

 

Se la legislazione spagnola prevede, come risulta dalla relazione dell'avvocato Gallardo, pene molto gravi per chi provoca l'inquinamento acustico e mette sullo stesso piano anche gli amministratori pubblici che concedono le licenze non in regola senza i dovuti controlli, tutto ciò ci dovrebbe fare profondamente riflettere.

 

In Italia, infatti, la nostra legislazione, dal punto di vista penale, è assolutamente carente e blanda. Poiché il disturbo della quiete pubblica nel nostro Paese è punibile con una semplice ammenda.

 

Sostanzialmente i disturbatori la fanno sempre franca mentre i gestori, nella peggiore delle ipotesi, pagano e poi possono continuare la loro attività come se nulla fosse successo.

 

Ci si chiede se si parla di movida o di delinquenza!

 

Andrea Gunetti

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Articolo pubblicato il 10/12/2012