La Grecia sempre più in ginocchio

L’Europa spietata continua a porre condizioni ad un Paese ormai allo stremo

Fonte: L'InviatoSpeciale.com

Con spietato e razionale cinismo il ‘Financial Times’ ha affermato che i Paesi dell’eurozona potrebbero essere costretti a subire delle perdite sui prestiti concessi alla Grecia, dopo che l’accordo raggiunto nei giorni scorsi dall’Eurogruppo non ha chiarito come Atene possa centrare gli obiettivi di deficit.

Citando alcuni documenti ufficiali, il quotidiano londinese scrive che le misure che saranno attivate ridurranno “il debito della Grecia al 126,6 per cento del Pil entro il 2020 piuttosto che al 124 come annunciato dall’Eurogruppo”.

Intanto il Parlamento tedesco potrebbe dare venerdì il via libera venerdì all’accordo sulla concessione di aiuti alla Grecia. Anche se non è chiara ancora la posizione a riguardo dell’Spd, che chiedeva più tempo per discutere.

E mentre i ‘fratelli europei’ si interrogano sul da farsi in Grecia gli ospedali pubblici greci ieri erano chiusi per uno sciopero di 24 ore proclamato dalla Federazione Nazionale dei medici ospedalieri (Oenge) contro le misure di austerità che, secondo i sanitari, colpiscono tutti i settori della sistema.

Gli ospedali hanno garantito soltanto i servizi di emergenza e il pronto soccorso.

L’Oenge ha denunciato in particolare “la drammatica riduzione dello stipendio dei medici e la distruzione del Sistema Sanitario nazionale nel momento in cui la società greca ne ha più che mai bisogno”.

Sul fronte degli scioperi, inoltre, c’è la decisione del Comitato Esecutivo del sindacato dei dipendenti del Tesoro (Poe-Doy) di proclamare un’astensione dal lavoro di 48 ore, giovedì e venerdì, in segno di protesta contro i tagli agli stipendi e contro l’accorpamento di diversi uffici.

Mentre la società ellenica sembra tornare indietro di decenni e vive la crisi peggiore dai tempi della Seconda guerra mondiale è assordante il silenzio dei media e dei partiti politici democratici di tutto il continente sulla situazione.

Se questa è l’Unione europea non ci sarà da stupirsi se in un prossimo futuro le spinte antieuropeista cresceranno pericolosamente.

 

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Articolo pubblicato il 29/11/2012