Mazel tov al primo ristorante ebraico di Torino

In via Sant'Anselmo 4 apre "Alef", a pochi passi dalla sinagoga

Fonte: CittAgorà

Esiste la cucina ebraica? La diaspora degli ebrei ha messo le loro tradizioni alimentari a contatto con le gastronomie di mezzo mondo, influenzandole e venendone influenzate. Così, la cucina degli ebrei romani è assai diversa da quella dei loro correligionari di Israele, della Russia, del Sudafrica o dell’Argentina. I carciofi fritti interi e croccanti di Trastevere sono altra cosa dal soula, l’oca con orzo brillato degli shtetl, gli antichi villaggi ebraici dell’Europa orientale. Ma nel corso dei millenni, alcuni importanti capisaldi di quelle tradizioni si sono mantenuti invariati, a ogni latitudine, nell’alimentazione quotidiana o almeno in quella delle ricorrenze più solenni.
Kasher (adatto) è il termine ebraico che indica gli alimenti e preparazioni culinarie che corrispondono alle meticolose prescrizioni religiose della Torah. Tra le più note, oltre al rifiuto della carne suina – comune anche alla tradizione islamica – il divieto di mescolare latticini e carne (al punto di usare servizi di piatti separati per gli uni e per l’altra), o la messa al bando di molluschi e crostacei. Un controllo rabbinico è previsto, ad esempio, nella produzione dei vini kasher che vengono prodotti a Pitigliano (Grosseto) o nel nostro Monferrato. La realtà del cibo kasher è molteplice e complessa, non può essere riassunta in poche frasi ed è poco conosciuta nel nostro Paese. Tra l’altro, mentre in altre città del mondo i ristoranti ebraici sono una tradizione consolidata da tempo (Jo Goldenberg è uno dei più famosi ristoranti di Parigi e a Roma, nella zona del Portico d’Ottavia, sono numerosi i locali kasher) a Torino non ve ne era alcuno.
Da pochi giorni, l’apertura di Alef, in via Sant’Anselmo 4 (a pochi passi dalla sinagoga) ha colmato questo vuoto. Alef è tra l’altro la prima lettera dell’alfabeto ebraico (e come non cogliere l’assonanza con l’alfa greca!). Un evento importante per la comunità ebraica torinese, circa un migliaio di persone, ma anche per i tanti gourmet curiosi di immergersi in una gastronomia antica, dalla radici squisitamente mediterranee.

All’inaugurazione del locale ha preso parte il rabbino capo Eliahu Birnbaum. Un invito esteso anche all’amministrazione comunale, che per l’occasione è stata rappresentata dal vicepresidente vicario del Consiglio comunale, Silvio Magliano, il quale ha portato il saluto e il mazel tov, gli auguri, della Città di Torino. “Questo non è solo un ristorante – ha sottolineato Magliano – ma un luogo di confronto e incontro tra la comunità ebraica e gli altri torinesi, in un quartiere come San Salvario dove sono presenti molteplici religioni e tradizioni culturali. Siamo lieti come Città che nascano spazi di confronto e di cultura, simbolo di costruzione della pace”.

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Articolo pubblicato il 14/11/2012