La parola nell'era del Web

Con l'avvento di Internet c'è un ritorno alla lettura e alla scrittura anche nella società dell'immagine

La nascita del cinema prima e soprattutto della televisione poi, ci hanno condotto ad essere individui portati più alla conoscenza per immagini piuttosto che attraverso la lettura.

Alla fine degli anni '90 un bel saggio del politologo Giovanni Sartori, dal titolo "Homo Videns Televisione e post-pensiero", ci metteva in guardia sul fatto che l'uomo contemporaneo rischiava di perdere quella sua invenzione della parola, e quindi della scrittura, che per secoli lo aveva portato a elaborare e ad approfondire meglio il proprio pensiero e la visione del mondo.

L'immagine è sempre qualcosa di immediato, sintetico, semplice, con cui noi catturiamo la realtà che ci circonda, ma non è certo attraverso un'immagine che possiamo approfondire temi più metafisici (filosofia, psicologia, ...) per i quali solo mediante l'uso della lingua riusciamo a spiegarci o a comprendere.

La parola, dunque, riesce a farci ragionare meglio e di più sulle cose, mentre, spesso, la sola immagine di un fatto non richiede quello sforzo mentale atto a farci ragionare su quanto visto o pensato.

Con il suo libro, Sartori voleva sottolineare come ad esempio la divulgazione di una notizia fosse semplice e immediata attraverso le immagini di un telegiornale, ma solo con il suo approfondimento attraverso dibattiti ed editoriali su un quotidiano si potesse comprendere meglio l'evento.

Secondo il noto politologo, dunque, con la televisione, e quindi con una società maggiormente volta all'immagine, si stava rischiando di impoverire la cultura e la comprensione del mondo.

Oggi, con l'avvento di Internet e delle nuove tecnologie, le cose, fortunatamente, sembrano andare per il verso opposto.

Innanzi tutto il Web, pur con foto e filmati (si veda ad esempio YouTube), rimane sostanzialmente uno spazio di scrittura, dal momento che Wikipedia, i blog, i siti delle riviste, i forum e molto altro ancora, sono essenzialmente fatti di parole.

Poi non c'è da dimenticare che da recenti sondaggi, effettuati soprattutto sui giovani, la funzionalità più utilizzata sui cellulari è quella dell'invio di SMS, quindi ancora scrittura.

Quella tendenza tanto paventata da Sartori, e non solo da lui, circa quindici anni fa, sembra affievolirsi con il ritorno alla voglia di scrivere, smitizzando, così, quell'uomo videns culturalmente impoverito che temevamo avrebbe avuto la meglio: l'uso della parola fa e farà sempre la differenza tra l'uomo e le altre specie.

 

Marco Pinzuti

 

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Articolo pubblicato il 03/10/2012