Stress passivo sul lavoro: studi e ricerche illustrano come questo "virus" si diffonde tra i colleghi
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Stress sul lavoro: come si diffonde e come difendersi

A prima vista sembra impossibile ma è ormai risaputo: lo stress sul lavoro è contagioso e viene definito, in questa accezione, stress passivo. A conferma di questa affermazione esistono diversi studi.

Basti pensare che due ricercatori della  Hawaii University  - Elaine Hatfield, Richard L. Ra -  e John T. Cacioppo della Ohio State University, già nel 1994,   hanno condotto, analizzando tale rischio, nello studio definito  “emotional contagious”.

Cosa è lo stress passivo?

È l’insieme di quelle sensazioni inspiegabili di disagio e di ansia percepite in ufficio prodotte dall’’inquietudine e dal nervosismo dei colleghi di lavoro. Ecco la definizione di stress passivo e la sua connotazione simile  a un virus in grado di infettare, emozionalmente si intende, le persone nelle vicinanze.

Come avviene la trasmissione dello stress passivo?

Il fattore di trasmissione dello stress è costituito, principalmente dal linguaggio non verbale, posturale, dalla mimica facciale,  e dal paraverbale che sarebbe in grado di influenzare le aree emozionali delle persone che si trovano accanto.  La risposta a questo tipo di coinvolgimento comunicativo non verbale e poco conscio, ha quale effetto  l’induzione, nel ricevente, del medesimo stato emotivo di colui o colei che comunica; esempio: nel caso di agitazione, ansia e sentimenti genericamente negativi, ci si ritrova a subirne l’effetto. Per nostra fortuna, a detta di alcuni, lo stress passivo non si trasmette solo per via di segnali non verbali, in quanto concorrono, alla sua diffusione, anche i campi elettromagnetici umani.

Due studiosi del prestigioso Istituto HeartMath e precisamente: i dottori  Doc Childre e Deborah Rozman , hanno scoperto che la percezione dello stress è strettamente connessa ai campi elettromagnetici di cui ogni individuo è circondato e che scaturiscono dall’attività di cuore, cervello e altri sistemi elettrici del corpo. Basandosi su gli studi del neurofisiologo McCraty si è scoperto il valore dei campi elettromagnetici sia del cuore che del cervello. Grazie  a questa scoperta si può quantificare il campo elettromagnetico generato dal cuore come il più potente di tutti, con un’ampiezza del segnale elettrico da 40 a 60 volte superiore a quello del cervello, mentre quello magnetico è all’incirca 5000 volte più forte del campo generato a livello cerebrale . (McCraty2004)

Attraverso le pulsazioni del suo campo elettromagnetico il cuore trasmette informazioni le emozioni che si stanno provando e , per farlo, pulsa secondo una schema ritmico ben preciso. In presenza di ritmo a schema incoerente, siamo sotto di stress, frustrazione o ansia. Tale ritmo incoerente  viene diffuso nell’ambiente circostante attraverso un  raggio d’influenza elettromagnetica  in grado di superare i tre metri. Ciò  significa che si può essere fortemente influenzati dalle energie elettromagnetiche emanate dal cuore altrui.

Tutti lo sappiamo, ogni campo elettromagnetico si diffonde come un’onda. Diviene così  inevitabilmente agli organismi più vicini essere immuni dall’influenza di questo campo. La reazione di ogni persona quando viene investita da una forza del genere è attuare la strategia di difesa organica la quale produce ormoni dello stress. Il corpo viene quindi contagiato dai sentimenti altrui mediante una trasmissione emozionale inconscia.

Decodificare i messaggi comunicati non verbali delle persone che ci circondano e mantenere un ritmo cardiaco coerente, riconoscendone i segnali anomali, ci consente di vivere meglio sia al lavoro che in ogni situazione sociale.

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Articolo pubblicato il 03/09/2012