Io amo l’Italia chiede una riforma sanitaria che parta dal territorio

Eliminare gli sprechi riconvertendo i piccoli ospedali

 

Io amo l'Italia

Io amo l’Italia chiede una riforma sanitaria che parta dal territorio:

"Siamo consapevoli che è imperativo tagliare gli sprechi, cominciando laddove ci sono doppioni nelle prestazioni ai cittadini residenti nello stesso territorio, riconvertendo i piccoli ospedali per la lunga degenza. I tagli al settore sanitario dovuti alla “ Spending Review “ammonteranno in tre anni 2012-2014 a 7,9 miliardi di euro. E’ inoltre previsto un taglio di 7.000 posti letto ospedalieri che dovranno essere effettuate dalle regioni. per arrivare a dagli attuali 4,2 a 3,7 posti letto per 1000 abitanti; calcolando la popolazione resterebbero 224.000 posti letto.Considerando che i posti letto ospedalieri nel 2009 erano 251.000 il taglio totale dal 2009 ammonterà a 27.000 posti letto ospedaliero".

La riduzione dei posti letto che potrebbe anche essere una cosa non solo necessaria ma doverosa, doveva però essere anticipata da una ristrutturazione della sanità territoriale.

L’assistenza territoriale sanitaria sul territorio si è dimostrata insufficiente a coprire le richiesta di salute.

"Gli ambulatori di medicina  di base - ha insistito la Segreteria - sono generalmente aperti poche ore al giorno, i pazienti vengono ricevuti solo su appuntamento quindi a volte debbono aspettare giorni per essere visitati, l’assistenza infermieristica sul territorio per seguire pazienti dimessi dagli ospedali è deficitaria per mancanza di personale. Mancano i reparti di lunga degenza e gli hospice per le malattie croniche ed oncologiche. Tutto questa comporta attualmente una continua richiesta di assistenza medica al pronto soccorso, con intasamento dei medesimi e spesso con ricoveri inutili non necessari".

A tutte queste problematiche si è aggiunta la medicina difensiva attuata da molti medici per tutelarsi da eventuali cause civili o penali che oggi con l’abbondanza di avvocati in Italia, sono diventati una costante ossessionante e sempre presente.

La chiusura di piccoli ospedali che indubbiamente oggi non hanno più senso di esistere era già stata annunciata da parecchie legislature, ma mai attuata per i soliti motivi di campanilismo politico.

"Questi piccoli ospedali - è stato aggiunto - che comunque offrono anche occupazione locale non vanno chiusi, ma debbono essere riorganizzati in strutture a basso livello di assistenza per lungo degenze".

Automaticamente la struttura a basso livello di assistenza ha un costo inferiore rispetto ad un ospedale e pertanto otterremmo un notevole risparmio pur mantenendo una funzione sociale importante.

"Il termine “Spending Review” - ha affermato il portavoce - significa revisione della spesa e questo deve essere fatto non top- down ma viceversa, da ogni singola struttura sanitaria ospedaliera o territoriale. Vanno evitati gli sprechi , decine di robot per le sale operatorie restano sottutilizzati o addirittura inutilizzati in quanto spesso acquistate per dare una risonanza sul giornale locale, ma inutilizzati per mancanza di esperienza dei sanitari o per carenza di pazienti e sono milioni di euro gettati al vento; unità operative ospedaliere identiche , reali doppioni in ospedali vicini o addirittura nello stesso ospedale".

In Sanità il cambiamento è necessario ma va affrontato partendo dal territorio, altrimenti continuando di questo passo ci saranno sempre più famiglie costrette ad aggravare il proprio bilancio per assistere anziani disabili, pazienti cronici oncologici che gli ospedali non potranno più ricoverare ed i posti letto delle lungodegenze, pure tagliate nei bilanci, non saranno sufficienti.

 

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 23/07/2012