Due prestigiosi capolavori prestati dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia e il Mart di Rovereto, in una mostra che dialoga tra passato e presente, fra classico e contemporaneo al MAN di Nuoro fino al 3 marzo 2024
Il Museo d’Arte della Provincia di Nuoro (MAN), presenta un progetto inedito dedicato a un dialogo ideale fra passato e presente , fra classico e contemporaneo in linea con una filosofia esaustiva che da anni conduce riflessioni sull’eterno ritorno ai temi universali nell’arte di tutti i tempi.
La mostra, “Giotto Fontana. Lo spazio d’oro”, curata da Chiara Gatti su coordinamento di Rita Moro , pone un dialogo fra due preziose tavole una di Giotto “I due Apostoli” proveniente dalla fondazione Giorgio Cini di Venezia , e l’altra “un concetto spaziale” di Lucio Fontana dal MART di Rovereto. Un nuovo senso della realtà e dello spazio , vero e profondo, emerge nell’arte medievale grazie alla personalità di Giotto (1267ca. – 1337), che già i contemporanei lodavano poiché “rimutò l’arte di greco in latino e la ridusse al moderno”, come scrisse Cennino Cennini nel suo, libro dell’Arte.
Lo spazio sacro e dorato, bidimensionale e trascendente, cortina di luce che isola dal mondo esterno della tradizione precedente, viene “bucato” da Giotto, alla ricerca di una terza dimensione, profonda e reale. Il fondo oro diventa cielo vero, atmosferico, lucente e terso nelle giornate di primavera, illuminato dalla luce della luna e delle stelle ( e persino delle comete) nella notte buia. Giotto scopre come la pittura possa raffigurare ciò che l’occhio vede, comprese la possibilità dell’illusione, meravigliosamente sperimentate per la prima volta nei due celebri finti coretti della cappella degli Scrovegni di Padova.
Qui, all’inizio del Trecento, ancor prima dell’invenzione della prospettiva rinascimentale, Giotto introduce l’idea del trompe - l’oil, della pittura capace di trasformare lo spazio e creare ambienti illusionistici. Uno spazio senza figure e in cui –senza preavviso – irrompe il mondo esterno. Ma anche nei fondi oro-pensiamo alla giovanile Madonna di Borgo san Lorenzo e a quella di San Giorgio alla Costa o alla più tarda Maestà di Ognissanti- il cielo metafisico non è più infinito e, al tempo stesso indefinito, bensì fisico e reale. Le figure sono robuste come sculture e nel fondo, pur dorato, circola l’aria. Concorrono all’introduzione della realtà nella pittura l’uso della luce, di cui Giotto individua sempre la fonte, che modella i volumi, occupa lo spazio rendendolo plausibile e naturale. Abitabile.
Concorrono le intuizioni con cui il maestro coglie le relazioni tra luce e colore (il colore muta, a seconda del variare della luce, non solo di intensità ma di qualità), il suo approccio inedito alla quotidianità della vita, nella resa curiosa di espressioni, oggetti, e della natura, come un obbiettivo spalancato nuovamente sulla realtà, in ogni suo aspetto, dai più sacrali ai più umili, riproposto nella verità degli spazi architettonici e paesistici. Proprio in questa riappropriazione della realtà, al di là degli schemi della tradizione, la vita, lo spazio, l’uomo e i suoi sentimenti tornano a essere protagonisti della pittura.
Un approccio vivo e rivoluzionario attuale anche per la pittura moderna e contemporanea che tanto debito nutre nei confronti del suo pensiero. “Le condizioni fondamentali nell’arte moderna sono chiaramente evidenti nel XIII secolo, in cui inizia la rappresentazione dello spazio”, scriveva Luci Fontana nel suo « Manifesto Blanco» del 1946. Con l’artista di Santa Fè, lo spazio nuovo e illusorio di Giotto si trasforma infatti in uno spazio realmente tridimensionale. La pittura delle icone presuppone, non a caso, una metafisica delle immagini e della luce che nel Novecento trova eredi sensibili.
Ed è a questa metafisica che autori come Wildt, Carrà, Casorati e poi Melotti e Fontana, oltre a maestri internazionali del calibro di Rothko o Yves Kein, hanno guardato, rivolgendosi persino all’uso dell’oro come veicolo verso l’astratto, verso il sacro, oltre alle porte “regali” dell’iconòstasi, al di là del margine fra mondo visibile e invisibile, « luogo dove si manifesta una pittura sublime in cui le cose sono prodotti dalla luce». « Scoprire il Cosmo- ripeteva, non per nulla, Lucio Fontana- è scoprire una nuova dimensione». È scoprire l’Infinito. Così, bucato questa tela – che è la base di tutta la pittura – ho creato una dimensione infinita».
La mostra è accompagnata da una preziosa pubblicazione, prodotta da Interlinea Edizioni in bilingue: italiano – inglese, con testi di Andrea Nante, Paolo Campiglio, Chiara Gatti e Serena Colombo.
Descrizione immagini
Foto copertina catalogo
Foto 1 Giotto, tempera e oro su tavola 42x31,7 cm (con la cornice 47,8x37cm) Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Galleria di Palazzo Cini
Foto 2 Lucio Fontana, “Concetto spaziale”, 1960-1961, Rovereto, MART, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Domenico Talamoni
Foto 3 Lucio Fontana “Testa femminile”, 1938-1939, collezione privata
Foto 4 Lucio Fontana, “Signorina seduta”, 1934, Milano, Museo del Novecento
Le immagini che documentano il testo sono tratte dal catalogo della mostra:
MAN “Giotto | Fontana Lo spazio d’oro”, a cura di Chiara Gatti e coordinamento di Rita Moro, via Sebastiano Satta 27 Nuoro, fino al 3 marzo 2024, Orario: da martedì a domenica ore 10.00-19.00 orario continuato, lunedì chiuso. Per informazioni tel. +39 0784 252110.
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Articolo pubblicato il 03/02/2024