Il 22 gennaio Novara festeggia il suo Patrono, San Gaudenzio

Uno dei primi santi piemontesi: canavesano, approda nella terra dei laghi al tempo di S. Eusebio

L’ardita cupola della basilica di San Gaudenzio, che si innalza per 121 metri nel cielo di Novara, è opera del novarese Alessandro Antonelli (1) che a Torino ha realizzato la Mole Antonelliana. Nella chiesa che porta il suo nome, si conservano i resti di San Gaudenzio, Patrono della città e della Diocesi, qui festeggiato il 22 gennaio.

Gaudenzio nasce ad Ivrea nel 327, in una famiglia pagana; il suo percorso di avvicinamento al cristianesimo inizia nel suo Canavese e si completa a Vercelli, per merito di Eusebio (2), primo vescovo in Piemonte.

Secondo alcuni profili biografici, è a Vercelli che Gaudenzio diventa prete. Eusebio ne ha una tale stima da mandarlo presto a Novara, per aiutare il sacerdote Lorenzo, che da solo annuncia il Vangelo in un territorio pagano.

Lo scontro tra fede cristiana e antichi culti è poi complicato, anche in Italia, dall’aspro dissidio intestino tra i fedeli alla dottrina del Concilio di Nicea e i seguaci di Ario, che nega la natura divina “da sempre” di Cristo.

L’imperatore Costanzo II (terzo figlio di Costantino il Grande) protegge gli ariani perché li trova più adatti alla sua politica di protezione e dominio sulla Chiesa. Nel 355 convoca a Milano un Concilio nel quale i vescovi ariani, in sintonia con la corte imperiale, condannano Atanasio vescovo di Alessandria d’Egitto, il più energico sostenitore dell’ortodossia cattolica. Forte del risultato, Costanzo II invia in esilio alcuni vescovi che hanno sostenuto Atanasio; tra questi c’è Eusebio di Vercelli, relegato in Palestina, poi in Asia Minore e infine in Egitto.

Gaudenzio avrebbe trovato rifugio a Pavia, ma preferisce stare vicino al suo maestro, e lo raggiunge clandestinamente nell’esilio. Lontano dall’Italia, Eusebio gli ordina di riprendere la predicazione; specialmente a Novara dove, nel frattempo, il sacerdote Lorenzo è stato assassinato (3). Lui ne prende il posto, sostenuto da Ambrogio, Vescovo di Milano (capitale dell’Impero d’Occidente dal 286 al 402, sede del potere, luogo di grandi eventi, feste e spettacoli, per i quali arrivano anche belve dall’Africa).

Il successore di Ambrogio, Simpliciano, lo consacra vescovo di Novara nel 398. E lui lo sarà per vent’anni, con la passione del predicare, con le grandi doti di formatore di nuovi sacerdoti, nello stile appreso da Eusebio. Gaudenzio, da vescovo, vive in comunità con un gruppo di preti, soggetti tutti alla stessa regola, insieme a loro accoglie e forma i giovani aspiranti al sacerdozio. Vede crescere il popolo cristiano, mentre l’Impero è scosso da tragici preannunci di dissolvimento. Poco dopo la sua morte, avvenuta il 3 agosto 418, si diffondono voci di prodigi da lui compiuti con la forza della preghiera. Intanto, altri vescovi fanno ricercare e copiare le sue prediche, per ripeterle nelle loro chiese. Grazie a questo interesse, la sua opera non è andata perduta.

Una tradizione vuole che nell’inverno del 396 Ambrogio stesse tornando a Milano da un viaggio a Vercelli. A metà strada i cavalli si fermano, rifiutandosi di proseguire. Ambrogio accoglie il fatto come un segno divino e decide di sostare a Novara, dove lo accoglie Gaudenzio; durante il loro incontro. nel giardino fiorisce un roseto in mezzo alla neve.

Il “miracolo delle rose” è ricordato nei tempi moderni con la Cerimonia delle Rose: ogni anno il Comune si fa carico di pulire le rose che si trovano sul lampadario della basilica, dove vengono riposizionate e benedette dal Vescovo di Novara il 22 gennaio, prima della messa solenne in onore di San Gaudenzio. Prima dell’inizio della festa, si procede all’apertura dello Scurolo, con la venerazione delle Reliquie del Santo.

Entriamo, ora, nella basilica novarese. Edificata tra il 1577 e il 1590, su probabile disegno di Pellegrino Tibaldi, l’edificio si pone fin dal principio come emblema della cittadinanza novarese contro la presenza dell’assolutismo instaurato dagli spagnoli. Il campanile è opera di Benedetto Alfieri, risalente al 1786.

All’interno possiede numerose opere d'arte, tra cui un'antica cattedra vescovile. Nella cappella del Santissimo Sacramento sono esposte otto tele secentesche del Fiammenghino, che rappresentano scene della vita di San Gaudenzio, svoltasi nella città.

La cappella della Natività (seconda a sinistra) ospita un polittico di Gaudenzio Ferrari (commissionato nel 1514 circa), appartenente alla primitiva chiesa di San Vincenzo, con tavole raffiguranti il Presepio, l'Annunciazione (nel registro superiore del polittico), la Vergine con il Figlio fra i Santi Rocco, Ivo e i Vescovi Gaudenzio ed Ambrogio, i Santi Pietro e Giovanni Battista e i Santi Paolo ed Agabio, altro santo caro ai novaresi (nel registro inferiore).

Nella cappella dell'Angelo Custode (prima a sinistra) vediamo affreschi di Tanzio da Varallo (1629), raffiguranti i santi protettori della famiglia committente Nazari, scene bibliche, il Paradiso e il Purgatorio. Questi dipinti, come la tela raffigurante la Battaglia di Sannacherib, dimostrano un gusto che esce già dai confini regionali per cercare ispirazione nell'arte europea.

Note

1) Alessandro Antonelli (Ghemme, 14 luglio 1798 – Torino, 18 ottobre 1888). A Novara, a lui si devono anche la vicina Casa Bossi e il progetto di ricostruzione della cattedrale di Santa Maria Assunta; è sepolto nella tomba di famiglia, all'entrata del cimitero di Maggiora.

2) Sant'Eusebio di Vercelli (Sardegna, 283 – Vercelli, 1º agosto 371) è il primo vescovo della diocesi di Vercelli, la più antica in Piemonte, esponente di spicco della lotta contro l'arianesimo.

3) Un sacerdote di nome Lorenzo muore martire a Novara nel sec. IV, insieme ad alcuni fanciulli che sta catechizzando, al tempo di Giuliano l’Apostata (†363), ad opera di alcuni sacerdoti pagani. Tale versione viene codificata nella stesura della Passione di san Lorenzo e nella Vita di san Gaudenzio, entrando da allora a far parte della tradizione agiografica locale. Dal 1955 la sua memoria si celebra il 14 maggio. Il centro del culto a lui tributato è stata, fino alla demolizione del 1552, la basilica sorta sul luogo della sua sepoltura, oltre le mura della città e nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria. I dittici della basilica di San Gaudenzio, in cui sono riportati gli elenchi dei vescovi novaresi dei primi secoli, indicano Lorenzo al terzo posto, dopo Gaudenzio e Agabio.

 

 

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Articolo pubblicato il 22/01/2024