Amerigo Locatelli - Infausto destino per un partigiano

Di Alessandro Mella

Ci sono persone che, nel corso della loro vita, si trovano ad affrontare i più terribili pericoli, le avventure e sventure più ardite, le situazioni più difficili uscendone vittoriose per poi soccombere, purtroppo, per via di incidenti ed episodi che, se paragonati a quanto superato, potrebbero sembrare perfino grotteschi pur nella loro drammaticità. Fu questo ciò che accadde ad un valoroso combattente partigiano.

Amerigo Locatelli era assai giovane, nato ad Asti il 19 giugno 1918 figlio di Aldo e di Maria Frascaroli, i quali lo sciarono purtroppo molto presto. Si trasferì a Torino ove cercò di costruirsi una vita con, nel mezzo, il servizio di leva nella Regia Aeronautica ove servì con il grado di aviere scelto a Cividale di Cavunno (BR). (1)

Egli non aveva di certo simpatie per il regime fascista e la guerra a fianco della Germania iniziata il 10 giugno 1940 e lo dimostrò prendendo una decisione piuttosto difficile fin dal principio di quella che poi diventerà tanto una guerra di legittima liberazione tanto una drammatica guerra civile.

Già il 1° ottobre del 1943, da poco nata la Repubblica Sociale Italiana, egli scelse di aderire alla Resistenza ed unirsi ai partigiani della 6a Divisione Alpina Autonoma Asti, 23a brigata Canale, nell’astigiano ove era nato e cresciuto:

Nella seconda metà del settembre 1943, vedendo l’andamento della situazione ed il caos drammatico in cui stava precipitando la nostra povera Italia, Antonio Ferrero, pieno di entusiasmo e consapevole della propria responsabilità, benché non più tanto giovane, con la collaborazione dei fedelissimi amici Antonio Toso ’’Nino”, Giuseppe Toso ’’Pepe” , dr. Denoié e Carlo Grillone, iniziò una scrupolosa indagine per cercare gli uomini su cui poggiare le basi del futuro gruppo di patrioti antifascisti. E li trovò tra gli antifascisti locali, gli ex militari sbandati all’8 settembre e tra i giovani di leva (…).

Il gruppo viene posto sotto la direzione di Giuseppe Toso, coadiuvato da Carlo Grillone e Nino Faccenda; per il collegamento con gli Alleati e il Comando Mauri, si assume la responsabilità Antonio Ferrero, il quale, essendo più anziano, sfuggì all’individuazione fino a quando fu costretto a sua volta alla macchia. Fu constatato da tutti lo stato di emergenza e si pose come scopo della loro attività la liberazione dell’Italia dall’invasore tedesco e dai suoi accoliti fascisti per ridare agli italiani la libertà e la democrazia.

Tutto questo in perfetta coordinazione con il CLN locale, collegato a sua volta a quello Regionale ed ai rappresentanti del Governo legittimo. In un primo tempo questi uomini presero nome di ’’Gruppo di Canale”, poi, verso l’estate, aumentando la consistenza numerica, assunsero il leggendario nome di ”23ª Brigata Canale”.

In diverse occasioni collaborò in perfetta armonia con le Brigate agli ordini di Gino Cattaneo e, quando egli passò alle Formazioni Matteotti, la 23ª Brigata Canale restò con gli Autonomi di Mauri.

Nel luglio ’44 si unirono alla Brigata tre gruppi di considerevole importanza: il gruppo di Vezza quello di S. Stefano Roero e il gruppo di Magliano Alfieri. La vicinanza ad Alba, Bra, Asti e Torino diede a questo gruppo, ormai di 100 uomini di provato coraggio ed alto senso di responsabilità, una meritata importanza. (2)

Reparti che combattevano per lo più con orientamento cattolico, monarchico e liberale come i leggendari comandanti Enrico Martini “Mauri” e Pietro Balbo.

Non fu una scelta casuale, aveva voluto seguire il fratello Luigi “Dante”. (3)

Il nostro Amerigo scelse invece come nome di battaglia “Rigo”.

Aveva partecipato alla guerra di liberazione con fede e speranza e con astuzia ed abilità riuscendo a non farsi mai falciare del piombo del nemico, ma questo non bastò quando proprio il suo gli fu fatale.

Erano gli ultimi giorni di aprile 1945, quando tutto stava concludendosi con la felice e sospirata vittoria, mentre Mussolini ed i gerarchi cadevano a Dongo, egli effettuò alcune prove di tiro con la pistola puntando ad una scatola di fiammiferi nei pressi della Cappella della Madonna della Neve a Canale.

Per inaspettati motivi, sparando, il proiettile non schizzò in avanti come avrebbe dovuto ma esplose colpendolo alla testa. Fu condotto dai suoi compagni di lotta in ospedale ma spirò nelle ore successive, il giorno 28.

Alcuni anni dopo, a Canale in via Cittadella 13, la famiglia volle porre una lapide a ricordo del perduto e caro congiunto e sulla pietra furono poste queste parole: QUI IL 28 APRILE 1945 - CADEVA IL PATRIOTA - AMERIGO LOCATELLI - VITTIMA DI UNA DOLOROSA SVENTURA - IN MEMORIA - LA FAMIGLIA POSE. (4)

Forse per un errore di comunicazione, forse per ragioni che non sapremo mai, la Commissione Piemontese per l’accertamento delle qualifiche partigiane lo diede per caduto in combattimento a Villastellone il 28 aprile 1945.

Del resto, egli aveva guidato un attacco armato in quella località il giorno 26 portando alla liquidazione del presidio tedesco ed alla cattura di ottanta prigionieri germanici. (5)

In ogni caso Amerigo Locatelli “Rigo” scelse di combattere per la libertà, per tenere fede al suo giuramento alla Patria ed al Re, non si piegò alle logiche di convenienza, non alle lusinghe del crepuscolare fascismo morente e ad esso si oppose per tutto il tempo che ancora gli fu concesso di vivere.

Le circostanze assurde della sua morte nulla tolgono al suo sacrificio, al coraggio ed al valore della sua fede nell’avvenire e nella libertà. Martire anche lui dell’indipendenza italiana.

Alessandro Mella

NOTE

1) Commissione Regionale Piemontese per l’accertamento delle qualifiche partigiane, scheda 00324/A, Locatelli Amerigo, tramite il portale Partigiani d’Italia.

2) Gazzetta d’Alba, 3, Anno XCVII, 17 gennaio 1979, p. 8.

3) http://www.stradememoriepartigiane.it/una-dolorosa-sventura/ (Consultato il 8 marzo 2023).

4) http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=23055 (Consultato il 8 marzo 2023).

5) Gazzetta d’Alba, 3, Anno XCVII, 17 gennaio 1979, p. 8.

 

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Articolo pubblicato il 18/12/2023