Collegno (To) - Quando la burocrazia non lascia in pace nemmeno i defunti!

Un lettore ci scrive. Le abnormità della burocrazia, per quanto si pensi che vi possano essere dei limiti, sono infinite.

Dopo la multa data a quei dottori per aver lavorato troppo durante il periodo del Covid, per la quale è stato necessario l’intervento del Presidente della Repubblica, in questi giorni abbiamo vista un’altra castroneria dei burocrati collegnesi, secondo il regolamento cimiteriale (art. 4 comma 7 del ???), riguardo alle piante alte più di un metro e 10 e larghe più di 50 cm, con l’intimazione al taglio delle piante in proprio, o al taglio coatto da parte dell’amministrazione cimiteriale, con addebito delle spese agli eredi, con avviso applicato ad ogni pianta incriminata.

 

Secondo me questa è una blasfemia che ha colto di sorpresa i parenti dei defunti, poiché buona parte di queste piante sono il risultato di anni di cure da parte dei familiari, ed alcune sono delle vere opere d’arte verde, dei veri bonsai, semplici tombe accarezzate e coccolate dai rami, che sicuramente danno l’idea ai familiari della presenza e protezione per i propri defunti.

 

Le regolamentazioni dell’Europa e l’asservimento della politica italiana parlano tanto di “verde”, ma solo di quello che vogliono loro, il verde che costa niente deve essere eliminato; vogliono tutto allineato allo stesso livello, anche i morti; tutti dobbiamo essere uguali “a parte l’élite burocratica”, ricordiamoci il Protocollo 2030 delle Nazioni Unite: “Saremo tutti poveri ma felici”.

 

Ma torniamo al nostro cimitero e alle tombe dei nostri cari.?Se fossimo in Giappone alcune di queste prenderebbero una medaglia d’oro, tombe così graziose sarebbero un’attrattiva di un ambiente sereno, e darebbero lustro anche ai sepolcri di chi è dimenticato dai propri familiari, o perché non ne hanno, e si trovano in un ambiente comunque gradevole e non pianificato dalla burocrazia.

 

Voler pianificare il tutto significa voler cancellare, non solo il fascino della morte, ma anche quello della vita, i cimiteri dove ognuno in funzione delle proprie possibilità cerca di esternare l’attaccamento e il ricordo ai propri cari. Oggi ci vogliono negare anche questo. Forse arriveranno a non permettere di mettere fiori sulle tombe per non deturpare il paesaggio ed essere tutti uguali?

 

Oltretutto nel cosiddetto “Campo della gloria”, gestito dal Comune di Collegno, dedicato ai Partigiani Caduti vi sono oltre sei piante secche da parecchio tempo, forse per levarle devono aspettare il prossimo 25 aprile del 2030?

 

Perché non creare un cimitero verde, nei secoli passati a Torino è stato realizzato senza molti interventi dell’amministrazione pubblica, il Cimitero Monumentale, come a Milano, Parigi ed altre grandi città, con piante monumentali che certo uno o due secoli fa non erano che dei piccoli scriccioli di piante, cresciute nei secoli, e oggi sono delle attrazioni protette, le cosiddette “Piante monumentali”. Certo il problema è che in situazioni di questo genere così a lungo termine, la politica non ha la possibilità di goderne i frutti.

 

Pertanto è meglio favorire i cubi delle tombe familiari, o i loculi, tutto ciò che porta denaro alle casse del Comune, mentre tutto il resto non conta, ed è da eliminare.

 

Mentre la politica e la burocrazia si preoccupano di stroncare piante di grande bellezza, bisogna stroncare la mania di questi di voler pianificare tutto, ma lasciare tutto alla fantasia dell’essere umano, visto che politica e burocrazia, come altre cose, il tanto decantato verde pubblico non sono in grado di gestirlo, e ciò è sotto gli occhi di tutti.

 

Dovrebbero vergognarsi, solo che il concetto di “vergogna” può essere espresso solo tra persone ragionevoli, ciò non può essere espresso da politici e burocrati in quanto legati ai limiti dei propri interessi.

 

I parassiti della politica attaccano anche le piante dei cimiteri.

 

Roberto Chiaramonte

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Articolo pubblicato il 09/12/2023