Inizia il restauro della chiesa di Santa Cristina, a Torino

Prima opera di Juvarra a Torino, voluta dalla prima Madama Reale

Sulla facciata della chiesa di Santa Cristina, nel salotto di Torino, piazza San Carlo, sono stati montati i ponteggi che permetteranno di iniziare i previsti lavori di restauro e consolidamento della facciata. L’intervento, pianificato dalla Diocesi di Torino e Susa in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Architettonici, è finalizzato a mettere in sicurezza alcuni elementi pericolanti del complesso progettato da Filippo Juvarra. Nei prossimi mesi i tecnici incaricati valuteranno la stabilità e lo stato di conservazione della facciata. Per questo cantiere è stato preventivato con un costo pari a 472mila euro. Un contributo significativo, pari a circa il 40%, proviene dal Ministero dei Beni Culturali, la restante somma sarà coperta da sponsor privati. «Si tratta di lavori non più rinviabili», ha precisato il portavoce della Diocesi di Torino, Alberto Riccadonna, proprio nei giorni delle Atp. «Sono stati evidenziati elementi instabili e potenzialmente pericolanti sulla facciata, comprese le statue che decorano la facciata. In futuro, inoltre, saranno necessari ulteriori 487mila euro per interventi di restauro nell’interno della chiesa, a seguito di infiltrazioni d’acqua e cedimenti da consolidare, quando saranno disponibili risorse».

L’evento scatenante è avvenuto il 26 febbraio 2017: il crollo di un pezzo di cornicione in marmo esterno retrostante la chiesa, che si è frantumato sulla statua - fontana della Dora in piazza C.L.N. (1).

La chiesa di Santa Cristina si inserisce nell’ambito dell’ampliamento seicentesco di Torino con il quale Casa Savoia realizza la sua celebrazione nella Place Royale (l’odierna Piazza San Carlo). Con la chiesa gemella di San Carlo (Borromeo, cognome quasi sempre omesso, che spiegherebbe un’altra motivazione della famiglia regnante, legata alla Sindone), chiude gli angoli degli isolati meridionali della piazza di nuovo disegno, creando due quinte scenografiche in affaccio sulla piazza. Il primo progetto è attribuito all’architetto Carlo di Castellamonte (1560-1641); la chiesa rimane incompiuta e priva della facciata a causa della morte improvvisa del progettista; le decorazioni saranno affidate al figlio Amedeo (1610-1683).

Il primo ampliamento della capitale coincide con l’arrivo a Torino (1619) di Maria Cristina di Borbone - Francia (1606-1663), moglie di Vittorio Amedeo I (1587-1637) e mamma di Carlo Emanuele I (1562 – 1630), per volere della quale vengono eretti la chiesa e il convento adiacente, dedicati a Santa Cristina (2), per ospitare l’Ordine delle Carmelitane Scalze fino alla soppressione del 1802. Cristina acquista nel 1639 i terreni sui quali sorgerà la chiesa, in memoria del figlio primogenito da poco deceduto, Francesco Giacinto di Savoia, da noi già ricordato nel giorno della sua dipartita terrena: Civico20News - 4 ottobre 1638, muore Francesco Giacinto di Savoia

Dopo la morte del primogenito, la duchessa svolgerà la delicata funzione di reggente del Ducato, sempre in equilibrio precario con il potente vicino francese. Il completamento dell’edificio si concretizza, tra il 1715 e il 1718, con il progetto dell’architetto messinese Filippo Juvarra (1678-1736), considerato il suo primo intervento torinese (1715-1718).

Occorre precisare che l’inaugurazione avviene nei primi del 1639, «mentre Torino era turbata dai dissensi fra la reggente e i cognati e truppe straniere s’apprestavano a cingerla, in due cerchi concentrici, d’assedio» scrive Luciano Tamburini, a darci un inquadramento storico, nel suo volume Le chiese di Torino. E aggiunge: «Vennero chiamate a officiarla le Carmelitane Scalze giunte nel ’35 dalla Lorena e allogate alla meglio in una casa dell’Ordine Mauriziano. Morto il duca la vedova cercò loro un sito nella piazza e a tale scopo acquistò una casa del Castellamonte più un’altra attigua introducendovi il 18 marzo 1639 otto monache (cinque professe e tre novizie e ottenendo il 15 aprile dall’arcivescovo l’assenso alla clausura».

La prima Madama Reale è molto devota a questa chiesa, dove verrà sepolta nel 1664, in abiti carmelitani. Qui si ritirava, in un appartamento privato, per giornate di preghiera ed esercizi spirituali. Dopo la soppressione napoleonica, il corpo di Maria Cristina viene trasferito nella chiesa di Santa Teresa, nella omonima via. Dopo il 1814, vi si installa un magazzino; in seguito, viene «Riattata nel ’19, gli affreschi furon restaurati dal pittore Paladino mentre il Cavalleri eseguiva il quadro col «Patrocinio di S. Giuseppe» (cappella destra). Il 26 marzo 1823 S. Cristina fu ceduta ai Padri della Missione che lasciarono il posto ai Serviti, in attesa della morte del curato Donadio per insediarsi in S. Carlo».

Alterne e successive vicende portano alla alienazione dei locali. Quel che rimaneva del monastero, viene abbattuto nel 1935, nel progetto di rifacimento di via Roma, con le sacrestie e la chiesa risulta privata di tre finestroni; di esso sopravvive soltanto il “Coro delle Monache”, un passaggio che collegava la chiesa al convento, ora diventato la Cappella della Beata Maria degli Angeli (1661 – 1717), figura di altissima spiritualità, che da questi locali di clausura svolgerà un grande ruolo spirituale e politico durante l’assedio del 1706.

La facciata è arricchita dalle statue di santi, tra cui Santa Cristina e Santa Teresa, di Giuseppe Salvatore Caresana, misterioso artista ticinese (3), scolpite in sostituzione di quelle ordinate nel 1715 da Juvarra allo scultore francese Pierre Legros (4). Queste due statue, per la loro bellezza, inizialmente sono collocate all'interno della chiesa, per metterle al riparo dalle intemperie; durante il periodo napoleonico passano all'Accademia delle Scienze di Torino, per essere infine donate al Duomo di Torino, dove si trovano tuttora ai lati dell'altare del Crocifisso.

All’interno, sul soffitto sono rappresentate, in nove riquadri, le vicende del martirio di Santa Cristina di Bolsena. Il presbiterio ha, in chiave, lo stemma sabaudo ed è delimitato da una elegante balaustra settecentesca in marmo; contiene un sontuoso altare in marmi policromi, opera ottocentesca del Bonsignore (5). I 14 ovali della Via Crucis sono opera di Luigi Morgari (6).

La chiesa di Santa Cristina, con la “gemella” chiesa di San Carlo, forma un tutt’uno che si integra come un fondale teatrale nella geografia della piazza, con un solo campanile, addossato alla chiesa di San Carlo.

Nel monastero di Santa Cristina ha vissuto una pregevole figura di spiritualità torinese: la citata Madre Maria degli Angeli, al secolo Marianna Fontanella, al momento Beata, che qui conclude la sua esistenza il 16 dicembre 1717 (7).

Grazie a Daniele Bolognini per la amichevole collaborazione.

Note

(1) Per una storia di piazza C.L.N. vedasi articolo del 27 ottobre 2023: Civico20News - Piazza C.L.N., a Torino

(2) Santa Cristina di Bolsena o di Tiro, per la Chiesa Ortodossa è Cristina Megalomartire, (III secolo – IV secolo). Secondo la tradizione agiografica è una giovane fanciulla, martirizzata durante la persecuzione contro i cristiani sotto Diocleziano, agli inizi del IV secolo, venerata come santa dalla Chiesa cattolica, ortodossa e anglicana. La Passione di Santa Cristina è pervenuta in varie redazioni di epoche diverse, che discordano sulle origini della santa: le fonti orientali intendono Tiro in Fenicia, per quelle latine Tiro è il territorio laziale che si affaccia sul Tirreno. Il testo più antico, ad oggi conosciuto, risale alla prima metà del V secolo ed è contenuto in un papiro proveniente da Ossirinco, in Egitto, pubblicato nel 1911.

(3) Giuseppe Salvatore Caresana (Cureglia, Lugano, 1696 – morto dopo il 1764). La sua vita, dopo il lavoro a Santa Cristina, è di incerta ricostruzione. In Ticino, lavorò all'oratorio di S. Giuseppe a Ligornetto (1748), nella chiesa di S. Vitale a Riva San Vitale (1756) e nella collegiata di Bellinzona (1764), ultima sua opera conosciuta.

(4) Pierre Legros è noto anche come Pierre Legros il Giovane (Parigi, 12 aprile 1666 – Roma, 3 maggio 1719), figlio dello scultore omonimo. Giunto in Italia nel 1690, vi rimane per il resto della sua vita.

(5) Ferdinando Bonsignore (Torino, 10 giugno 1760 – Torino, 27 giugno 1843). Figlio del "confituriere di Corte" Domenico Bonsignore, è allievo all'Accademia di Pittura e Scultura di Torino. Nel 1813 riceve una medaglia d'oro per il Monumento a Napoleone sul Colle del Moncenisio (dell’opera esistono numerosi suoi disegni). Nel 1818 vince il concorso per la chiesa della Gran Madre di Dio a Torino, conclusa nel 1831.

(6) Luigi Morgari (Torino, 1º gennaio 1857 – Torino, 1º gennaio 1935). Figlio del pittore torinese Paolo Emilio Morgari e della pittrice Clementina Lomazzi (Guastalla 1819 – Torino 1897), è stato allievo di Enrico Gamba e Andrea Gastaldi all'Accademia Albertina. Si è specializzato nella ritrattistica di soggetti religiosi.

(7) Il suo corpo è sepolto e venerato nella chiesa del monastero di San Giuseppe, a Moncalieri. Di lei il sacerdote e storico Antonio Bosio ha scritto Vita e miracoli della suor Maria degli Angeli…, Torino, 1865.

 

 

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Articolo pubblicato il 11/12/2023