Striscia di Gaza

Guerra o pace?

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Ci sono rimembranze bibliche in una recente dichiarazione di Benjamin Netanyahu. Bibi per gli amici, Bibi King per le sue molte intraprese politiche di successo e forse anche per i molti reati a lui imputati senza mai alcuna condanna, compreso quello di corruzione. Ebreo, Primo ministro di Israele, carica più volte ricoperta dal 1996, alle Nazioni Unite è rappresentante permanente di questo stato, dove è nato nel 1949, un anno dopo la sua fondazione. Ha vissuto per qualche tempo negli Stati Uniti, donde è rientrato in patria con un dottorato in scienze politiche, conseguito presso l'Università di Harvard. È leader del Likud, partito nazionalista conservatore, decisamente di destra e di maggioranza nella coalizione, che lo sostiene attualmente al Governo.

Per Netanyahu, da sempre, tutto il territorio della Palestina deve far parte dello stato di Israele. Per Hamas invece, organizzazione considerata terroristica, è la Palestina che ha diritto a uno stato proprio su quel territorio. Dopo l’attacco del 7 ottobre scorso, partito dalla Striscia di Gaza, Netanyahu non ha quindi esitato a dichiarare guerra ad Hamas. C'è un tempo per la pace e uno per la guerra, ma ora è tempo di guerra e Israele è pronta a combattere, ha dichiarato nel corso di una recente conferenza stampa.

Ha letto quindi la Bibbia questo pragmatico politico di lungo corso, come mostra l’incipit della sua frase, di grande effetto mediatico. Ma ne ha adattato gli insegnamenti al proprio tornaconto, che emerge pure da tanti atti del suo governo; ultimo, la riforma della giustizia con norme che lo proscioglierebbero da ogni accusa.

In Qoelet (Ecclesiaste), il capitolo 3 elenca tutte le cose e tutte le faccende che sotto il cielo hanno il loro momento, il loro tempo. Vi si legge infatti quanto riportiamo testualmente: C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare.

L’elenco chiude che c’è un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Netanyahu dice invece che C'è un tempo per la pace e uno per la guerra e rafforza il suo pensiero aggiungendo che ora è tempo di guerra. Questo Premier di Israele assegna quindi alla pace il tempo passato e alla guerra il tempo presente, e contraddice così l’Ecclesiaste per il quale il momento che non lascia tempo ulteriore per altre cose, per altre faccende sotto il cielo, è invece quello della pace.

Forse Bibi non ricorda bene l’Ecclesiaste, ma speriamo ricordi bene almeno Isaia (21,11 – Bibbia), che ha turbato profondamente il nostro Guccini, il quale ne ha inserito questo verso in una sua canzone, oggi emblematica: Shomér, Ma Mi-Llailah? – Sentinella, a che punto è la notte?

Non lo sa nessuno in questo momento, nel mondo percosso da eventi epocali di preoccupante complessità. Non lo sanno, quindi, neanche gli ostaggi reclusi da tempo nel buio dei tunnel scavati da Hamas, ed è motivo di angoscia per loro e per quanti li attendono a casa con gli spasmi nel cuore, sentire la sentinella che risponde: Viene la mattina, e viene anche la notte. Se volete interrogare interrogate pure; tornate e interrogate ancora.

Si combattono più di 50 guerre nel mondo e nessuno più vuole altre notti di guerra, né in Medioriente né in Ucraina né altrove.

Lo chiedono i 10 mila morti di Gaza, vittime del proditorio attacco di Hamas e, in maggior numero, della reazione sproporzionata di Israele, e lo chiedono con l’imperio delle loro voci silenti, che si levano da tombe spesso rabberciate anche in fosse comuni. Lo chiedono, ognuno al proprio Dio, i palestinesi e anche tanti ebrei di quella terra martoriata da viscerali incomprensioni. Lo chiedono i grandi della Terra, che cercano di trascinare nella loro istanza tutte le genti, e lo chiedono le grandi potenze del mondo, che paventano la esondazione planetaria d’una guerra globale.

Più nessuno vuole tornare per interrogare ancora la sentinella, perché più nessuno vuol sentire che viene anche la notte della guerra.

C’è un tempo per amare e un tempo per odiare; un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Tutti, vogliamo una sola risposta: Viene la mattina e viene la pace: SHALOM, SALAM e, a seguire, PACE in tutte le altre lingue del mondo, in tutto il mondo.

Si vales, vàleo

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Articolo pubblicato il 07/11/2023