LA PIRAMIDE SOCIALE. Da diversi decenni, il messaggio dei centri di potere è chiaro e inequivocabile: occorre ridurre il numero delle classi sociali

Di Emanuele Cangini

Ritengo che, già da diversi decenni, il messaggio dei centri di potere sia chiaro e inequivocabile: occorre ridurre il numero delle classi sociali.

La piramide sociale va interrotta, lasciando uno spazio vuoto sotto il suo apice, così che quest’ultimo sia al sicuro dalle “scalate” (mobilità verticale) e dagli attacchi che storicamente vengono portati dalle classi intermedie erudite (cioè di quelle storicamente più dinamiche e contestatrici); a questo scopo le classi intermedie vengono gradualmente eliminate con lo strumento fiscale (che le impoverisce), con quello scolastico (che dispensa un’istruzione complessivamente non competitiva) e col trasferimento delle sue tradizionali funzioni economiche e professionali alle società di capitale e all’apparato pubblico (e non dimentichiamo, in questa logica, anche il flusso immigratorio massivo e illegale).

Il resto, il grosso della società, viene livellato al basso, sia in senso economico che in senso culturale.
Nello spazio tra questa grande base livellata e l’apice dominante (e non più scalabile) rimangono i tecnici della gestione sociale, gli odierni “pastori”.

Lo strumento fiscale per smantellare gradualmente le classi medie, trae forza e legittimazione dalle continue crisi economiche indotte nel corpo sociale dal capitalismo finanziario, le quali creano emergenze e miseria per i ceti inferiori, così da giustificare un crescente prelievo fiscale sui redditi e sul patrimonio delle classi medie al fine di tamponare questa emergenza.

La classe dominante, potendo delocalizzare reddito e patrimonio, si esenta dalla contribuzione fiscale e concentra nelle proprie mani quote sempre crescenti di entrambi, a spese del resto della società.

Inoltre, si depredano e mandano in dissesto le banche strategiche, così da creare le condizioni di consenso politico a ulteriori prelievi fiscali per evitarne il collasso.

In questo modo, come spiegava Preve, l’oligarchia globale vincente, dopo aver usato le classi medie per liquidare il socialismo, le sta eliminando per scavare un fossato insuperabile tra sé e le plebi del mondo.

Preve fa notare l’analogia con l’antica Roma, dove l’impero fu costruito da piccoli produttori indipendenti, che poi furono remunerati dall’oligarchia imperiale con una graduale e irreversibile proletarizzazione, e sul loro declino ascese la classe dei prestatori di denaro, gli equites.

Gli avanzamenti scientifici e tecnologici, nel campo delle neuroscienze e dell’informatica soprattutto, hanno sicuramente migliorato i rapporti in favore della manipolazione e dell’ingegneria sociale.

Queste quindi, oggi, hanno molte più capacità che qualche decennio fa, tanto più che oggi il sistema globale è retto da strumenti di controllo e gestione fortemente centralizzati ed è capace d’intervenire nell’immediato.

Siamo all’inizio di un periodo storico assai temibile.

Emanuele Cangini
 

Emanuele Cangini nasce a Modena, dove frequenta l’Istituto tecnico industriale Fermo Corni e a seguire l’Università presso la facoltà d’Inge­gneria Meccanica.

È giornalista, curatore e revisore di testi, divulgatore scientifico per la rivista «Scienza e Conoscenza», recensore e articolista, critico letterario, relatore e conferenziere; autore d’interviste, recensioni su blog e pagine web di aziende e case edi­trici.

Collabora con diverse case editrici, fra cui Macro edizioni.

Coadiuva e assiste autori e manager nell’ideazione e progetta­zione di libri biografici, testi di stampo didattico e opere di ampio carattere documentale.



 

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Articolo pubblicato il 20/10/2023