Giovanni Vigna Suria: Un carabiniere reale dal cuore valoroso

Di Alessandro Mella

Per molti l’uniforme dei carabinieri è una garanzia, icona dei più bei sentimenti che possono trovarsi nella società e nelle persone. Dove ci sono gli alamari ci sono sicurezza, solidarietà, umanità e amor patrio.

Non a caso la storia è piena di esempi di valore, abnegazione, generosità e coraggio con protagonisti i militi della Benemerita.

Tra questi ci fu l’episodio che vide, tra i protagonisti, Giovanni Vigna Suria un giovanissimo carabiniere a piedi nato nel 1902 a Lanzo Torinese, la cittadina che fa da porta alle valli omonime, adagiata com’è ai loro piedi.

A quel tempo i Reali Carabinieri rappresentavano, allora come oggi, un’attrattiva per molti giovani, i quali vedevano, nelle insegne dell’Arma, un’occasione per costruirsi una vita solida e sicura in un contesto di pubblica utilità e buon servizio alla nazione.

Il nostro Giovanni, quindi, si arruolò ed inquadrato come “carabiniere a piedi” venne inviato a prestare servizio nel novarese, inquadrato nella Legione di Torino.

Poco più che ventenne dovette, al pari dei suoi colleghi, affrontare una questione spinosa in quel di Oleggio e Momo ove, nottetempo, nel 1928, banditi apparivano in quei borghi e rubato tutto quel che si poteva, fossero anche polli e poche masserizie, si dileguavano prima del sorgere del sole.

Scaltri come volpi, rapidi come furetti, colpivano e sparivano mettendo in difficoltà i derubati e scalfendo il prestigio delle autorità. Ragione per cui i Reali Carabinieri subito si misero al lavoro per individuare i malfattori.

Nel mese di luglio due militi di Momo, Romolo Murgia e Michele Carra, riuscirono ad acciuffare uno dei banditi, i quali si muovevano rapidamente in bicicletta con la complicità dell’oscurità. (1) Questi, per migliorare la sua compromessa situazione, fece qualche nome e diede qualche notizia utile alla cattura degli altri briganti notturni.

La svolta venne la sera del 2 agosto 1928 quando il brigadiere Giacomo Corsini con il nostro Vigna scorse quattro individui che giungevano in bici dal ponte sul Ticino.

Subito furono disposte due pattuglie, l’una con il nostro Giovanni e Domenico Alfuso e l’altra, duecento metri oltre, con il Corsini stesso, l’appuntato Orlando Esposito ed il carabiniere Ferdinando Rabattone.

La prima squadra aveva come scopo quello di segnalare alla seconda l’arrivo dei delinquenti e nel caso sbarrare loro la strada se questi ultimi, entrando in sospetto, avessero cercato di tornare indietro per tentare la fuga.

Verso le 5.30 del mattino tutto accadde come previsto, i ladri arrivarono, in due, sulle biciclette cariche di refurtiva pedalando spediti e Vigna e Corsini segnalarono subito l’avvicinamento ai loro commilitoni.

Uno di questi cadde nelle mani della seconda pattuglia mentre l’altro, rapidamente, si divincolò dalla situazione e tentò di tornare indietro fuggendo in direzione opposta ma qui si trovò bloccato da Giovanni Vigna e disperato, a quel punto, estrasse dalla tasca una pistola per puntargliela contro. Non fece a tempo a sparare che il nostro carabiniere, più celere, intuito il mortale pericolo, sparò per primo con la sua atterrando il bandito gravemente ferito e che, a distanza di qualche tempo, morì. Si scoprì essere un pericoloso latitante, denunciato cinque volte, già disertore di guerra, un bel tipo di malfattore!

Un altro paio di membri della banda, giunti sempre in bici ed in ritardo sugli altri, furono rapidamente catturati e consegnati alla giustizia. Anche se alcune cronache riferirono, invece, l’episodio in senso inverso mettendo in ordine opposto l’arrivo dei due gruppi.

Su tutti, il morto e gli altri tre, furono trovate armi, munizioni, attrezzi da scasso e refurtiva così che, sulla loro colpevolezza, non ci fu dubbio alcuno.

I giornali del tempo non poterono ignorare un fatto così ghiotto e la ricostruzione fornita da loro differisce, per alcuni particolari, da quella riportata sul Bollettino Ufficiale.

Il fatto che quest’ultimo avesse erroneamente datato a settembre e non ad agosto gli eventi potrebbe suggerire che quella dei giornali locali fosse la versione più precisa:

Da tempo — racconta un diligente cronista della Provincia di Novara — i pollai, le stalle e gli esercenti della zona Oleggese e del medio Novarese erano meta di malfattori, che arditamente facevamo man bassa d’ogni cosa; e le loro notturne gesta rimanevano da tempo pure impunite. La cronaca non sapeva ormai più definirli che «uccelli di bosco»; ed i derubati si limitavano alla formale denuncia e punto li.

I RR. CC., si diceva, investigavano, perlustravano, ma sempre inutilmente. Ma questo stato di cose, deplorevole e non solamente per il fatto in sé, doveva finire. Il brigadiere della caserma di Oleggio, da pochi giorni appena elevato dalla fiducia dei superiori a comandante interinale della stazione, sig. Giacomo Corsini, si pose all’opera coadiuvato dagli uomini suoi, i militi: Vigna, appuntato Esposito, Rabattoni, Alfuso. (…) E il brigadiere Corsini modesto quanto coraggioso vigilava; egli vedeva i fili della trama tesa raccogliersi uno a uno nelle sue mani e poiché sapeva chi avrebbe potuto trovarsi di fronte improvvisamene, preparò i suoi uomini, affinché si munissero di coraggio e dispose la rete: il momento era giusto, momento che l’andamento delle cose vesti di tragicità.

Nella notte del 2 agosto il brigadiere Corsini in base alle ultime informazioni avute dispose l’appostamento nei pressi dello stradale che conduce da Oleggio al Ticino e precisamente là dove le due strade Vecchia e Nuova s’incrociano.

La loro manovra non aveva sollevato sospetti. In vesti di contadini al ritorno dal lavoro quotidiano il brigadiere e quattro militi si disposero ad agire. La notte passò via tranquilla. Si disperava quasi ancora e il brigadiere incominciava a dubitare.

Eppure le informazioni erano esatte! Ed ecco verso le 5.30 del 3 agosto delinearsi l’epilogo. Il carabiniere Alfuso in posto d’osservazione avanzato, con l’aria del più tranquillo cittadino di questo mondo regolava l’irrigazione di alcuni prati e... teneva d occhio la strada. Ottima previdenza. Due individui, con grossi pacchi provenienti da Oleggio imboccavano la strada Nuova nei pressi dell’Osteria del Ristoro. Il carabiniere Alfuso li riconobbe, erano i polli e segnalò la presenza all’altra pattuglia. I due, credendosi sicuri, proseguivano in bicicletta pedalando adagio adagio. Perbacco! Quando si ha la coscienza pulita!

Ma improvvisamente dai lati della strada sbucavano i militi appostati; rivoltelle spianiate e «mani in alto!». I due messeri ebbero un attimo d’indecisione: credevano forse ad un qui pro quo, ma quando videro i ferri ... passarono al nemico. Ma ciò non bastava per il brigadiere Corsini. Due, sta bene, ma perché non quattro? Non c’era che attendere. Ed ecco dopo breve tempo il carabiniere Alfuso dare il segnale convenuto.

Due altri ciclisti, cariche le biciclette di grossi involti, venivano bel bello tra le braccia dei militi. Seconda edizione della cattura ma non più semplice come la prima! Uno dei ladri all’imposizione si fermava, mentre l’altro, voltavasi rapidamente tentando la fuga. Intanto però il milite Alfuso cui s’era aggiunto il milite Vigna si portavano alle spalle dei due onde precludere un tentativo di ribellione. Così che, il ladro, si trovò di fronte i due militi. Vedendosi perduto il malfattore osò il tutto per tutto, disposto a non lasciarsi accalappiare con facilità. Vigna ed Alfuso cercarono afferrarlo, ma il ladro, estraeva una grossa rivoltella con mossa rapidissima e disposto a farsi via libera, puntò sul Vigna e lasciò partire il colpo. Il milite che aspettava forse l’atto e che certo l’intuì, si piegò di lato e con la sua rivoltella che teneva in pugno rispose pan per focaccia con pronta energia. Un ritardo avrebbe potuto essergli mortale. Lo sconosciuto colpito al fianco destro cadde ferito sulla strada. Dai militi stessi il ferito e gli altri, furono caricati su d’un autocarro di passaggio e trasportati ad Oleggio. Durante il tragitto il ferito cessava di vivere.

Sottoposti a perquisizione gli arrestati venivano trovati in possesso di grosse pistole automatiche cariche di 12 colpi, di mazzi di grimaldelli, pinze, lampade elettriche e d’una quarantina di cartucce. La refurtiva, proveniente dalla Privativa di Briona, era composta di tabacco, salumi e altri generi per circa lire tremila di valore.

II ladro rimasto ucciso fu identificato per il notissimo pregiudicato bustese (Omissis) di anni 42, un tempo fabbro ferraio e ultimamente pollivendolo e frequentante il mercato d’Oleggio. Gli altri sono: (Omissis) di anni 44 da Busto; (Omissis) di anni 38 da Sacconago; (Omissis) di anni 29 da Busto, tutti pregiudicali e vigilati speciali. (2)

Tutti i militi della Benemerita coinvolti ebbero l’encomio solenne, ma al Vigna, che aveva a rischio della vita fermato un fuggitivo, fu concessa la medaglia di bronzo al valore militare:

VIGNA Giovanni, da Lanzo Torinese (Torino). Di servizio con altri militari su strada di campagna per tentare la cattura di segnalati malfattori dediti a reati contro la proprietà, animosamente affrontava uno dei ricercati, identificato poi per un pericoloso pregiudicato, e preso di mira da costui a brevissima distanza con una rivoltella a tiro rapido, valutato l’immediato pericolo, con prontezza di decisione e con calma, lo preveniva nel fuoco, colpendolo a morte. Cooperava poi all’arresto di altri due pericolosi malfattori e al conseguente sequestro di ingente refurtiva. Oleggio (Novara) Legione Torino.  Regio Decreto 6 giugno 1929. Bollettino Ufficiale 1929, p. 580). (3)

Fu senz’altro una decorazione ben meritata quella che ornò il petto del nostro per tutta la sua vita. Ottenuta per merito davvero acquisito sul campo. Non in guerra contro un nemico lontano e dal volto sconosciuto ma compiendo davvero il proprio dovere. Molti anni dopo, era il 1963 e tutto era tanto cambiato, il nostro si spense a Lanzo Torinese ove oggi ancora riposa. Un eroe quasi dimenticato eppure così vero e straordinariamente attuale. Uno dei tanti che la Benemerita ha regalato a noi tutti e tutte, un esempio da non dimenticare.

Alessandro Mella

NOTE

1) Bollettino Ufficiale dei Reali Carabinieri, Dispensa 8a, 31 agosto 1929, p. 483. (Nota: Per errore il Bollettino cita settembre al posto di agosto).

2) La Gazzetta del Lago, 65, Anno XXI 15 agosto 1928, p. 3.

3) Archivio Istituto del Nastro Azzurro tra Decorati al Valor Militare.

 

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Articolo pubblicato il 16/10/2023